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Tre Cime di Lavaredo: storia di una strada mancata. Per fortuna

Il progetto, redatto in vista delle Olimpiadi di Cortina del 1956, suscitò l’indignazione anche di Dino Buzzati. La carrozzabile che doveva andare dal Rifugio Auronzo alla Val Fiscalina fu però bloccata dalla mobilitazione popolare. Il ruolo decisivo di Peppi Reider

Durante la Grande Guerra per esigenze belliche dovute alla necessità di trasportare in alta quota ingenti e massivi approvvigionamenti di viveri e armi, fu realizzata una strada militare che dal Lago di Antorno permetteva di raggiungere le Tre Cime di Lavaredo. Nessuno avrebbe potuto immaginare a quei tempi che ben centodieci anni dopo il termine del primo conflitto mondiale quella strada sarebbe diventata oggetto di tante accese discussioni. Ampliata nel 1950 permetteva di raggiungere il Rifugio Lavaredo e con una vettura adatta anche Forcella Lavaredo.

Così racconta Hugo Reider durante una recente intervista.
“Una volta si poteva raggiungere la Forcella in auto. Certo non era facile perché era una strada bianca molto dissestata ma qualcuno riusciva a farlo. Alcuni più coraggiosi raggiungevano il Rifugio Innerkofler-Locatelli anche con la Lambretta. Può sembrare strano ma più di qualche volta abbiamo ospitato persone arrivate fin davanti il rifugio anche con le prime Vespa. Non erano degli improvvisati e in genere si trattata di persone del posto che sapevano bene che poi dovevano risalire la strada fino a Forcella Lavaredo e non era certo facile. Dopo essere stata realizzata, mio padre scoprì che il progetto iniziale prevedeva che raggiungesse il Rifugio Locatelli per poi scendere in Val Sassovecchio fino in Val Fiscalina. Sarebbe stato un disastro”.

Peppi Reider , classe 1922, che gestiva il rifugio dal 1947 da alcuni anni mobilitò tutti quanti riuscì a raggiungere. Convinse guide alpine, amici, alpinisti del posto e per fortuna venne aiutato da qualche politico. Si mobilitarono in massa per evitare quello che sarebbe stato un disastro ambientale. Dopo molte proteste riuscirono a bloccare il progetto e la strada fu completata solo fino al Rifugio Auronzo e definitivamente asfaltata intorno il 1970.

In proposito così Dino Buzzati scriveva sul Corriere della Sera il 5/08/1952 nell’articolo “Salvare dalle macchine le Tre Cime di Lavaredo”:
Nelle Dolomiti del Cadore si costruirà una strada senza precedenti; perché finora le strade dolomitiche passavano sotto le montagne e anche nei punti più alti come i valichi, ma per arrivare alle pareti ci voleva ancora un bel pezzo di cammino per boschi, forre, praterie, ghiaioni. Mentre questa nuova strada – che si prevede possa essere aperta per le Olimpiadi del 1956 – entrerà propriamente tra le crode, nelle segrete intimità del loro regno, e non si tratterà di montagne da strapazzo, di Dolomiti di secondo ordine, anzi saranno i picchi più famosi, carichi di gloria e di leggenda……. Su per i canaloni tenebrosi, dove sepolte dalle frane le ossa di qualche alpino ancora giacciono, salirà il crepitio svergognato dei «due tempi» mescolato a echi di orchestrine.

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