Tra i massi e il vento: il bouldering come scuola di ascolto
Arrampicare sui sassi consente una piena connessione con la natura e con tutte le sue variabili. E richiede un approccio mentale flessibile, capace di accettare l'incertezza


Nel silenzio tra i massi, il bouldering diventa qualcosa di più di una sfida fisica, è un incontro.
con la pietra, con il tempo, con quella parte di noi che ancora sa ascoltare. Oggi come ieri il bouldering rappresenta una delle forme più autentiche di arrampicata, semplice negli strumenti, essenziale nel gesto, complesso nella sua interpretazione tecnica.
Arrampicare sulla roccia viva, in natura, significa entrare in dialogo con un mondo che cambia, senza fretta, seguendo ritmi che spesso abbiamo dimenticato. Ogni masso è un frammento di montagna, staccato dal suo grembo, precipitato o trasportato dal ghiacciaio, modellato dall’acqua, da eterni cicli di gelo e disgelo.
Salirlo non è mai solo un fatto di tecnica o forza, è un atto di attenzione, di rispetto.
Scalare sui massi significa lavorare su forza, coordinazione, lettura del terreno e capacità di adattamento istantaneo. La differenza principale rispetto alle strutture indoor sta proprio nella variabilità infinita della roccia: ogni presa ha caratteristiche uniche, ogni appoggio può mutare a seconda delle condizioni climatiche e della stagione.
Negli anni in cui, ragazzino, esploravo i blocchi della Valmalenco e della Val Masino, il bouldering era ancora un gioco segreto, un’arte improvvisata, fatta di tentativi, risate, cadute. Non c’erano tappeti, poche le linee segnate, c’erano solo la roccia e il nostro istinto.
Oggi, il bouldering è diventato uno “sport” diffuso e codificato, ma sulla roccia naturale resta intatto quel primo spirito, dove ogni salita è una storia, ogni appiglio una sorpresa. Non c’è via che si ripeta uguale a sé stessa e non c’è nulla di definitivo.
A differenza delle palestre, dove le linee sono fisse e riconoscibili, la natura impone una continua lettura tattile e visiva. Licheni, umidità, microsporgenze impercettibili, ogni dettaglio influenza la strategia di movimento.
Il bouldering in ambiente naturale allena la sensibilità tanto quanto la forza. Richiede un approccio mentale flessibile, capace di accettare l’incertezza
Anche i bambini lo sanno, intuitivamente scalano non per vincere, ma per esplorare. E forse è proprio questo che dovremmo ricordare ogni volta che affrontiamo un blocco, che la pietra non ci chiede di conquistarla, ma di conoscerla.
Arrampicare all’aperto insegna a muoversi con leggerezza, ad ascoltare i segnali sottili della roccia e del nostro corpo. Insegna a perdere senza rancore e a riuscire senza trionfo.
Nel respiro della pietra ritroviamo pure il nostro.