
Non ce l’hanno fatta due dei tre alpinisti travolti ieri da una valanga nei pressi di Forcella Giau, nelle Dolomiti Bellunesi. Troppo gravi i traumi riportati e devastanti gli effetti dell’ipotermia scatenata dai lunghissimi minuti passati sotto la neve prima di essere riportati in superficie.
L’incidente è avvenuto poco prima delle 13 mentre un gruppetto di quattro scialpinisti si trovava a una quota di circa 2300 metri. Tre di loro sono stati investiti dalla valanga, ma mentre uno è riuscito a rimanere in superficie e a venire estratto tempestivamente dal compagno riportando danni tutto sommato limitati, Elisa De Nardi e Abel Ayala Anchundia sono stati sommersi e trascinati a valle dalla pesante neve primaverile. Invisibili.
Sul posto sono intervenuti in tempi brevissimi circa 40 soccorritori del CNSAS e della Guardia di Finanza in parte trasportati in elicottero (ben tre i mezzi impiegati nell’operazione). La ricerca dei due, però, è stata laboriosa. Prima è stato trovato l’uomo, recuperato sotto circa due metri di neve e trasportato immediatamente all’ospedale di Mestre. Ancora più spesso, quasi quattro metri, lo strato di neve che seppelliva la De Nardi, al punto che sebbene il segnale Artva fosse chiaro i soccorritori non riuscivano a individuarla in quanto le sonde non arrivavano a tale profondità. E’ stato decisivo l’intervento di un cane da valanga, che ha iniziato a scavare inducendo i soccorritori a concentrarsi proprio in quel punto per abbassare il livello della massa nevosa, finché il sondaggio ha rivelato finalmente l’esatta posizione della donna. Estratta dalla neve in gravissime condizioni, la donna è stata trasportata all’ospedale di Treviso. Ma anche per lei non c’è stato nulla da fare.
Una tragedia evitabile, anche in considerazione che i bollettini segnalavano pericolo 3 marcato? Non è il momento delle polemiche queste sono le ore del silenzio, sebbene come sempre accade in questi casi i social traboccano di commenti inappropriati.
Conviene forse fare proprie le parole di Giuseppe Zandegiacomo Sampogna, Presidente del CNSAS Veneto, raggiunto telefonicamente al termine di una giornata particolarmente impegnativa: :”Occorre essere sempre prudenti e sapere, davvero, effettuare una valutazione corretta dei rischi, pendio per pendio. E bisogna anche essere consapevoli che l’attrezzatura di autosoccorso è sì importante (oltre che obbligatoria), ma ARTVA, pala e sonda non equivalgono a un’assicurazione sulla vita”.