Film

The Man Who Wanted to See It All

La storia di Heinz Stücke “l’uomo che voleva vedere tutto”. Per 50 anni ha girato il mondo in bicicletta e finalmente si racconta in un film

Non ci si sente realizzati a fare un lavoro insignificante, ma chi nella vita sceglie di fare qualcosa di significativo pretende un certo riconoscimento. Io ho trovato il tipo di vita che mi piace, e non c’è niente di meglio che sentirsi realizzati nella vita. Viaggiando, io mi sento realizzato”.
— Heinz Stücke, The Man Who Wanted to See It All (2021)

Nel 1962, quando Heinz Stücke lasciò la sua cittadina in Germania deciso a viaggiare per il mondo, non solo non esistevano i social media, ma non era affatto comune che un ragazzo così giovane abbandonasse tutto per diventare un divulgatore di uno stile di vita,  quello che oggi chiameremmo un “travel influencer”.

Stiamo semplificando, ma ciò che Stücke ha fatto per ben 50 anni è stato proprio vivere seguendo la sua voglia di scoprire il mondo, una passione di cui è riuscito a vivere vendendo la sua storia ai giornali. “L’uomo che voleva vedere tutto”, recitava il titolo del Sunday Times nel 1978, descrivendo quella vita straordinaria. Da quel momento, Stücke ha fatto suo quel titolo, sintesi perfetta della sua missione di vita.

Munito di una bicicletta solida, di una tenda e di una macchina fotografica a rullino, dal 1962 Stücke ha viaggiato per 50 anni senza mai fermarsi, visitando ogni Paese del pianeta. Spinto dal desiderio di vedere tutto, ha documentato con meticolosità ogni sua avventura e incontro, creando un immenso archivio visivo e oggettistico.

Il riordino di questi materiali ha rappresentato l’occasione perfetta per il documentarista Albert Albacete di realizzare il film The Man Who Wanted to See It All (2021), in cui Stücke si racconta davanti alla telecamera, fermandosi per la prima volta a guardarsi indietro.

“Ci vollero 16 anni prima che arrivassi alla mia ultima meta, ma giunto lì, ovviamente, non potevo fermarmi”, racconta Stücke, riflettendo sulla sua impresa.

“Dovevo trovare un altro obiettivo, un’altra meta da raggiungere. Così mi imbattei in persone che collezionavano Paesi come francobolli. Volevano visitare tutti i Paesi del mondo, ma non bastava: dovevano andare anche in tutte le regioni. Seguivano i criteri del Guinness dei primati e del Traveler’s Century Club, e io avevo le mie regole. Per esempio, in un Paese di 1000 km² dovevo rimanere almeno un giorno, in quelli da 5000 km² almeno una settimana, e in altri anche un mese, a seconda della destinazione”.

Ormai settantenne, nel documentario vediamo Stücke nella sua prima vera casa, nel suo paesino nativo. È un immenso archivio fatto a casa dove Stücke, ormai troppo anziano per viaggiare, passa le giornate censendo tutte le sue fotografie e tutto ciò che ha raccolto durante la vita. Come i tanti, tantissimi souvenir che mai ha comprato ma che ha sempre deciso di tenere solo quando glieli regalavano, o i vari attrezzi che trovava lungo il ciglio della strada, dove “c’è tutto quello di cui si ha bisogno”. Da toppe a etichette di birre, passando per chiavi inglesi, scatoline, pupazzi, migliaia di lettere e circa 10.000 negativi di foto, Stücke ha calcolato di avere bisogno di anni per mettere a posto la sua memoria, il suo lascito. Un’eredità che sa bene non essere eterna, ma che tiene a conservare per i posteri. Soprattutto, riflette, si tratta di una memoria umana: quella delle tante, tantissime persone che ha incontrato sul suo cammino e che per lui hanno significato tutto. La sua grande, immensa famiglia.

Non avendo avuto figli, Stücke misura così il suo lascito testamentario. Un lascito umano e filosofico, un’idea di vita e di realizzazione personale. Una storia unica che ha ispirato e che continua a ispirare chi lo ha incontrato, ascoltato o conosciuto la sua storia.

The Man Who Wanted to See It All (2021) è disponibile per la visione su Netflix.

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