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Freddo, vento, nebbia? Gli Ski Dome cancellano ogni problema. Ambiente incluso

Inaugurato a Shanghai L+Snow Indoor Skiing Theme Resort, l’ultimo dei templi dello sci indoor. Si scia (così, così) tutto l’anno a qualunque latitudine , ma a quale prezzo per l’ambiente

Nevica. Pare, dicono, che stia nevicando. Saranno contenti i gestori di impianti e tutti coloro (in montagna sono tanti) che vivono intorno all’industria dello sci, o a quanto ne resta. Contenti e preoccupati, perché se lo zero termico resta alto, se il terreno non è gelato, se un cuneo di alta pressione si insinua sulle Alpi e ci resta fino a dopo Natale… un sacco di “se”. L’inverno è diventato fonte di ansia costante, nonostante la neve programmata, gli invasi d’acqua, i grassi contributi statali.

Ma c’è chi di tutto questo se ne fa un baffo, come si esprimerebbe uno scrittore d’altri tempi. Succede all’estero, dove sono sempre più bravi di noi. Molto, molto lontano. A un’oretta d’auto da Shanghai, notoriamente un posto di bassissima quota e clima subtropicale, dove ha inaugurato L+Snow Indoor Skiing Theme Resort, 100.000 metri quadrati di neve indoor, in un complesso grande quattro volte tanto che comprende centro commerciale, hotel e ristoranti, un trenino a vapore, un villaggio tipico alpino. Gli sciatori hanno a disposizione quattro piste lunghe da 350 a 450 metri, servite da una seggiovia e una cabinovia. La neve c’è sempre, anche quando fuori ci sono 40 gradi, garantita da 72 macchine refrigeranti e 33 cannoni sparaneve. La cartella stampa di L+Snow non dice quante siano le emissioni nocive, ma senza temere querele possiamo affermare che nemmeno le acciaierie di Taranto ne producono altrettante. Però ci informa con un certo orgoglio che, solo per l’elettricità, L+Snow spende 14.000 dollari al giorno, mentre per costruire l’intero complesso non si sa quanto abbia stanziato il governo cinese, ma c’è chi ha ipotizzata circa un miliarduccio di dollari. Però le 17 camere dell’hotel, spiegano sempre più fieri gli addetti stampa, “danno” sulle piste. Me cojoni?, direbbero a Roma.

L’atmosfera all’interno del complesso oscilla tra Narnja e il Natale norvegese. Non manca una chiesetta (innevata) con tanto di croce sul tetto, e altre architetture tra il disneyano e il Tudor. Tutto questo, secondo gli espliciti desideri del presidente Xi, servirà a implementare il popolo degli sciatori cinesi fino ai 30 milioni, una quota stabilita con lo spensierato spirito dei vecchi piani quinquennali (Il primo di questi, ai tempi di Mao, causò un’orrenda carestia, ma allora si trattava di frumento, non di skiing experience). 

Mica sono i primi, i cinesi, a inventarsi lo sci indoor. Nel mondo ci sono già il famosissimo Ski Dubai, uno SnowWorld in Olanda e uno Snowplanet in Nuova Zelanda, un Big Snow Dream in New Jersey (USA) e il tedesco Alpin Center Bottrop, che è la più lunga pista al coperto d’Europa. Ma i cinesi si sa, copiano e rifanno meglio. Se vi capita di passare dalle parti di Shanghai, inverno o estate non importa, fateci un salto, anzi una sciata: lo skipass costa il corrispettivo di 58 dollari, non tanto rispetto al nostro Dolomiti Superski.   

Se invece, come me, siete poveri e in Cina non ci andate, niente paura. Anche in mancanza di neve i gestori nostrani trovano soluzioni più economiche, all’insegna dell’italica arte di arrangiarsi. È il caso di Asiago, dove davanti all’Hotel Miramonti ha appena inaugurato la pista di Kaberlaba, tutta in plastica riciclata. Anche qui l’idea non è nuova, risale agli anni Settanta, ma con l’attuale tecnologia dell’azienda Skadi specializzata in materiali plastici, dicono che nemmeno uno sciatore esperto si accorge della differenza tra polimeri e neve naturale.  

Insomma, sciatori d’ogni razza e latitudine, non perdiamoci d’animo, in qualche modo continueremo a divertirci. Poi, magari, nevica davvero.  

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