Rifugi

Alla scoperta di Malga Nemes, fantastico balcone sulle Dolomiti di Sesto

A tu per tu con Otti Innerkofler, che da 23 anni gestisce la malga a 1950 metri di quota dove pascolano 350 mucche e 60 cavalli. Quando arriva la neve si cambia vita. Ma si rimane lassù

L’Alpe Nemes Hütte è una delle malghe più grandi della regione delle Tre Cime, in Alto Adige. Con oltre 1.000 ettari di terreno si estende fino al confine della Provincia di Bolzano e regala uno dei più bei panorami che si possano desiderare sulle Dolomiti di Sesto. Lo sguardo spazia dai Baranci/Haunold (2.966 m) al Popera/Hochbrunnerschneid (3.046 m), passando per Punta dei Tre Scarperi/Dreischusterspitze (3.151), Cima Undici (3.090 m) e Croda Rossa di Sesto (2.965 m) che formano una skyline indimenticabile.

Per arrivare a Malga Nemes si deve prima raggiungere Passo di Montecroce/Kreuzbergpass da Sesto o da Padola. Dopo aver lasciato l’auto si seguono le indicazioni, sempre ben posizionate, lungo una strada bianca e in circa un’ora di cammino vedremo Malga Nemes alla nostra destra. Pochi minuti ancora e saremo seduti ai tavoli del famoso balcone panoramico.

In una giornata straordinaria per fotografare e respirare aria pulita mi viene incontro Otti Innerkofler, gestore della malga, e insieme entriamo nella struttura. Sulle pareti le fotografie dei tanti clienti d’eccezione che negli anni hanno raggiunto questi luoghi, Malga Nemes era uno degli appuntamenti estivi fissi del Presidente Napolitano con il suo amico Emanuele Macaluso, frequente la presenza della troupe di “Un Passo dal cielo” e dell’affezionatissimo Kurt Diemberger sorridente insieme agli amici di sempre.

Otti Innerkofler vive qui sia in estate sia in inverno con la famiglia, è il pronipote della Guida alpina ed eroe di guerra Sepp.

È una scelta impegnativa gestire una malga come l’Alpe di Nemes, da quanti anni sei qui?
Io sono arrivato nel 2001 proprio durante il passaggio dalla lira all’euro. Un contadino di Monte di Mezzo mi portava sempre le mucche e in quel periodo ne nacque una molto bella, la chiamai “Oilira” ed era la mia preferita. Tutte le vacche di razze brune sono begli animali, ora ne abbiamo più di 350 oltre a 80 cavalli e altri animali da pascolo. Le persone che arrivano qui ci chiedono come viviamo e cosa facciamo, i bambini sono curiosi e giocano con gli animali. Qualche volta i genitori si preoccupano per l’igiene o altro soprattutto quando entrano senza scarpe nel ruscello, io li rassicuro sempre perché vivere a contatto con la natura fortifica il corpo e il sistema immunitario.

Quando hai iniziato a gestire la malga è stato difficile e come organizzi le tue giornate e il lavoro?
Sai c’è una differenza molto grande tra gestire una malga a 2.000 metri e un rifugio. Noi siamo tutte e due le cose. In estate abbiamo tutti gli animali al pascolo e nelle stalle e c’è tanto lavoro. La mattina inizia tra le tre e mezza e le quattro e continua fin quando ci sono clienti a cena che salgono a piedi per mangiare qui le nostre specialità. Produciamo burro, ricotta e formaggi freschi che vendiamo anche sul posto. Sono prodotti che piacciono molto perché è difficile trovare tutto quello che abbiamo noi. Oltre il latte fresco e crudo produciamo anche il latticello/buttermilk che in molti non sanno cos’è ma fa benissimo alla salute, è il “latte” che rimane dopo la produzione del burro e lo usiamo tanto anche per i dolci.

In estate c’è l’organizzazione della malga con gli animali da gestire, le stalle da pulire e la lavorazione del latte. In inverno diventiamo rifugio ed è difficile perché non basta premere un pulsante per far funzionare tutto. Dobbiamo preparare tante cose per avere acqua e la corrente, non possiamo fare errori. In autunno c’è il momento più impegnativo perché i larici perdono gli aghi e dobbiamo fare attenzione ai filtri per farli rimanere puliti, poi c’è da mettere rami e foglie intorno i tubi per non far formare il ghiaccio. Per fortuna qui l’acqua è eccezionale, l’altro versante di Val Di Sesto è calcare ma la Cresta Carnica ha rocce diverse. Poi c’è Col Quaternà/Knieberg (2.503 m) qui vicino, è quello che resta di un vulcano attivo forse fino a 200 milioni di anni fa e questa grande diversità di rocce e terra rende l’acqua speciale. 

Come cambia l’organizzazione in inverno?
È molto diverso perché come ti ho detto da malga diventiamo rifugio, sono tante le persone che arrivano ogni giorno con gli o le ciaspole e per fortuna il lavoro aumenta ogni anno. L’estate è bellissimo ma l’inverno è un paradiso con le Dolomiti di Sesto che sembrano un dipinto… non credo ci sia un panorama più bello e quando si arriva alla Nemes la prima volta e ci si ferma a guardare le montagne si rimane senza parole. Poi io sono Maestro di Sci e la mattina, dopo aver avviato il lavoro della struttura, scendo a Sesto per insegnare fino alle 12:30 poi torno alla Malga per il pranzo dei clienti e la giornata continua sempre senza soste

Sei Maestro di sci e pronipote di Sepp Innerkofler. Come mai non sei diventato Guida alpina?
Da ragazzo ho fatto le selezioni per fare il corso Guide ma nella vita non si può avere tutto. Sono andato molto bene durante gli esami in tutte le prove, anche su ghiaccio e qui in Dolomiti di Sesto non ci sono moltissimi posti per allenarsi. Quando sono uscite le liste sono rimasto molto male quando mi sono accorto di non essere riuscito, ma ho accettato la decisione. Ho continuato comunque ad arrampicare e anche ora mi alleno quando posso. Ho iniziato ad andare in montagna da bambino con mio padre che mi portava sulle ferrate e a 9 anni ho raggiunto Cima Grande di Lavaredo, poi a 13 ho salito la Via Comici da primo e a 16 la Hasse Brandler in circa 7 ore. Mi sarebbe piaciuto davvero molto diventare Guida alpina, ora non penso più al passato, sono felice di gestire la malga e di poter insegnare a sciare. Fare tutto è difficile e faticoso. Ma è bellissimo.

Ho visto dei trofei di caccia sulle pareti, sei anche cacciatore?
Qui tutti sono cacciatori, oltre a essere una tradizione in queste valli nei secoli scorsi era una necessità per mangiare e vivere ma qui rispettiamo la natura perché senza il rispetto non si può vivere. La mia passione di cacciatore è il camoscio, è una caccia difficile e molto impegnativa anche se si va sempre con chi ti aiuta. In cucina ci siamo specializzati per la selvaggina e abbiamo imparato a cucinare come nella tradizione. Raccogliamo gli aghi di pino mugo, tante erbe selvatiche e prepariamo la carne nel vino, chi torna alla Malga Nemes chiede sempre i nostri piatti tipici. 

C’è anche tua moglie che lavora qui.
Si, senza mia moglie non riuscirei a gestire tutto, è fondamentale aver un aiuto così importante. Ci siamo conosciuti in Val Casies dove lei faceva la “pastora” nel grande Maso di famiglia dove ha imparato a gestire le capre e il loro latte è sempre più richiesto. Qui ci facciamo i formaggini e sono molto particolari perché utilizziamo l’erba cipollina/Schnittlauch che cresce selvatica. Ha un sapore diverso ed è particolare perché si può usare tutto l’anno, è l’unica erba che si può congelare senza che si rovini e aiuta in molti piatti della tradizione.

Quest’anno la neve è scesa in anticipo dopo un’estate molto calda, come avete gestito gli animali da pascolo con il clima imprevedibile?
È difficile e abbiamo anticipato la transumanza, ora gli animali sono tutti a valle ma con la prima neve abbiamo dovuto mettere tutti gli animali in stalla. Il freddo è arrivato in anticipo e oltre a non poter mangiare anche l’acqua ha iniziato a ghiacciare quindi tutto si è complicato. I clienti ci conoscono e sanno quanto amiamo questo lavoro, non facciamo pubblicità o stampiamo dépliant… non serve, il passaparola di chi ci viene a trovare è la cosa più importante.

Otti è possibile trascorrere la notte qui in malga?
La Malga Nemes non ha posti letto, sarebbe impossibile gestire ulteriore lavoro. Ovvio, in emergenza siamo sempre disponibili ad aiutare chiunque, tuttavia, non è pensabile di accogliere clienti anche per la notte anche perché molto spesso di notte lavoriamo e non sarebbe corretto disturbare gli ospiti.

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