Film

Bird Box con Sandra Bullock: quando la sopravvivenza è una questione di sensi

Il film di Susanne Bier riflette in modo non scontato sul divario tra tecnologia, cultura e natura

Inizia nel bel mezzo di una delle sue scene più importanti, lungo la grigia e tormentata corrente di un fiume nordamericano, quello che è poi diventato un piccolo cult dei film da piattaforma: si tratta di Bird Box (2018), film distopico/post-apocalittico per la regia di Susanne Bier che descrive un futuro ipotetico dove l’umanità è costretta a bendarsi e a vivere al buio. Perché? Per non incorrere nella misteriosa infezione aliena/batteriologica che spinge chiunque osi guardare al suicidio o a morte certa. Per sopravvivere è quindi necessario bendarsi gli occhi e sviluppare l’uso dell’udito.

È quello che fa Malorie, interpretata da Sandra Bullock, una donna incinta che dopo avere tragicamente perso la sorella lotta per sopravvivere assieme ad alcuni estranei con cui è chiusa in una casa. Attorno a loro impera l’apocalisse e in questa casa Malorie incontrerà amici, alleati e anche nemici e capirà il senso ultimo della sua vita.

Oltre la sua trama da b-movie, i dialoghi strappalacrime e le scene tutta adrenalina, Bird Box riflette in modo non scontato sul divario tra tecnologia, cultura e natura e lo fa attraverso – come indica il titolo – l’idea di una possibile salvezza umana tramite un’esclusiva alleanza: quella con gli animali, in particolare con gli uccelli, capaci di percepire e poi comunicare la presenza del pericolo agli esseri umani tramite il loro cinguettio.

La claustrofobia della “non-visione” e l’alleanza umana

Tra tutti i sensi, Bird Box privilegia – per economia narrativa ma anche per senso tematico – l’udito. Non sono più gli occhi ma le orecchie che misurano lo spazio di questo mondo in rovina ed è ora obbligatorio ricostruire il mondo attraverso i suoi suoni.

Quello che Bird Box racconta attraverso questa scelta è che la visione è diventata ormai il senso del vizio, del superfluo, del pericolo, relegata all’idea di consumo estremo di dispositivi mobili, di connessione perenne tramite schermi (e infatti è possibile morire, nel film, anche attraverso una visione mediata delle creature). Si tratta di una chiara denuncia allo stato dei consumi della società contemporanea, una società che ha perso completamente la connessione diretta con la natura e che ora deve imparare a ricostruire questo legame.

In Bird Box è allora l’allenza umana, oltre che quella umano-animale, ciò che regola la legge ultima della sopravvivenza. È un ritorno alle origini della nostra specie, un memorandum (raccontato attraverso il personaggio di Malorie) che nessuno si salva da solo e che avere legami veritieri e profondi, in questo mondo in declino, è l’unica cosa che conta davvero.

Le location del film Bird Box

Il film è stato girato principalmente in California, Stati Uniti, tra il 30 ottobre 2017 e il 21 febbraio 2018. Alcuni dei luoghi principali in cui sono state effettuate le riprese sono:

Monrovia, una città situata nella contea di Los Angeles, è dove si trova la casa della protagonista, interpretata da Sandra Bullock. Questa casa si trova in una zona residenziale pittoresca che è stata usata per rappresentare la quiete prima dell’apocalisse.

Smith River e il fiume Humboldt, situati nella California settentrionale, sono stati usati per le drammatiche scene sul fiume, dove Malorie e i bambini affrontano rapide pericolose.

Smith River: è il fiume più incontaminato della California, non regolato da dighe. Attraversa la foresta nazionale di Six Rivers e presenta acque cristalline e rapide, rendendolo un luogo popolare per il rafting e il kayak.

Fiume Humboldt: si trova più a sud, attraversa la Contea di Humboldt, nota per le sue foreste di sequoie. Anche qui si trovano paesaggi montani e ambienti selvaggi.

Sierra Madre, vicino a Pasadena, è un’altra location utilizzata per rappresentare la campagna isolata.

Il film Bird Box è disponibile per lo streaming su Netflix.

Guarda il trailer 

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