In ogni avventura la parte più difficile da identificare sta dentro di noi. Non fuori
E’ in arrivo uno strumento per conoscere i pericoli durante le gite in mountain-bike. E’ una buona notizia, ma la tecnologia non può tutto. La vera sicurezza nasce dentro ciascuno di noi
Leggo che un gruppo di ricercatori dell’Università di Trento sta sviluppando un congegno in grado di segnalare ai ciclisti i pericoli sui sentieri di montagna. Attraverso un sistema di mappatura e dispositivi di comunicazione montati sulle bici, sarà possibile avvisare il ciclista della presenza di eventuali ostacoli o minacce lungo il percorso.
La sperimentazione estende alla montagna gli studi già condotti sulle situazioni a rischio in città e sulle strade.
Questa tecnologia, nonostante i problemi legati alla ambiente e alla perdita del segnale GPS, pare essere promettente. Di nuovo la tecnica viene in aiuto e propone ai frequentatori della montagna innovativi sistemi di “sicurezza”.
Negli spazi d’avventura i nuovi strumenti possono funzionare senza un lavoro interiore orientato a estrarre i migliori valori da noi stessi? Che non possono essere delegati ad alcuna macchina? Abdicare all’uso del cervello non collide con la ricerca della vita e dell’avventura che rincorriamo fuggendo dalla città?
Abbiamo una tendenza profondamente radicata a cercare risorse e difetti in tutti e in tutto, compresi strumenti senza vita di ogni tipo, ma raramente guardiamo dentro a noi stessi. L’apprendimento, si sa, è profondamente scomodo.
Eppure abbiamo la possibilità di attraversare gli spazi variabili e non codificati della montagna in modo da poter accedere al suo vero potenziale, andare oltre la convinzione che sia solo un’attività tecnica ed esplorare il suo potere di elevare e trasformare le persone, non solo fisicamente, ma intellettualmente, emotivamente.
Ci muoviamo in questi spazi o per crescere o collezionare “gite”? Osservare i propri pensieri sta alla base delle scelte e gestione di quel che accade, per restare obiettivi, e rimanere in uno stato di vigile attenzione, esterna e interna.
Il più grande pericolo che ci troviamo ad affrontare in montagna è sempre la nostra situazione, cioè noi stessi. Mai potremo delegare a uno strumento soluzioni utili ad assolverci. E in ogni avventura la parte più difficile da identificare sta dentro di noi, non fuori.
Scegliere l’avventura significa impegnarsi a bilanciare la paura con il coraggio, mettere costantemente la paura al giusto posto, come strumento di allarme privilegiato, e gestire gli impulsi che conducono verso situazioni fuori controllo. Scegliere il passatempo assistito, dentro scenari gradevoli, ci rende ottimi consumatori, comunque esposti ai pericoli che nessun dispositivo potrà mai azzerare.