
Il turrito massiccio del Paterno, che si alza di fronte alle Tre Cime, non ha l’imponenza delle sue celeberrime vicine. Le sue rocce relativamente accessibili, tagliate da ampie cenge, ne fanno una meta di grande fascino per gli escursionisti in grado di affrontare i sentieri attrezzati e le ferrate realizzati lungo i sentieri della Grande Guerra.
Molti anni dopo il ritorno della pace, i tunnel, le pareti e le cenge del Paterno sono stati utilizzati per realizzare degli affascinanti percorsi attrezzati, che richiedono a chi li affronta l’attrezzatura da ferrata con casco, imbrago, longe e moschettoni, più la pila frontale per risalire il tunnel scavato nel 1915 dagli alpini.
Per salire e scendere dal torrione sommitale, per ridurre le code, sono stati attrezzati due percorsi paralleli, uno per la salita e l’altro per la discesa. Da qualche anno, il nuovo sentiero Innerkofler-De Luca (l’alpino che avrebbe lanciato la pietra) collega il Paterno al rifugio Pian di Cengia.
L’accesso dal rifugio Auronzo è comodo, quello dal versante di Sesto è ripido, faticoso e si svolge in ambiente selvaggio. Se nei canaloni c’è ancora neve occorre molta prudenza e possono servire la piccozza e i ramponi. Chi non è in grado di affrontare questi percorsi da solo può farlo in sicurezza affidandosi a una guida alpina.
Le ferrate del Paterno dal rifugio Auronzo
Punto di partenza: rifugio Auronzo 2320 m
Dislivello: 550 m
Tempo: 4.15 ore a/r
Difficoltà: EEA
Quando andare: da luglio a settembre
Il rifugio Auronzo (2320 m), affiancato da vasti posteggi, si raggiunge da Misurina per la strada a pedaggio delle Tre Cime. Oltre che in auto si può salire con i bus di linea. A piedi si segue la strada sterrata a mezza costa, indicata dai segnavia 101 e 104, che si dirige verso est ai piedi della Cima Ovest e della Cima Grande di Lavaredo.
Il percorso tocca una cappella e un monumento che ricorda l’alpinista Paul Grohmann, passa ai piedi dell’impressionante Spigolo Giallo della Cima Piccola e raggiunge in piano il rifugio Lavaredo (2344 m). Prima del rifugio, si imbocca a sinistra il sentiero che sale alla Forcella Lavaredo (Paternsattel, 2454 m, 0.45 ore) dove si entra in Alto Adige e si scoprono le pareti Nord delle Tre Cime. Si può anche seguire la stradina che compie un giro più largo.
Il percorso più comodo verso il rifugio Locatelli consiste nel seguire il viottolo (segnavia 101) che si abbassa in una conca, lascia a sinistra i tracciati per il Pian da Rin e la Val Rinbon, e risale al rifugio Locatelli-Innerkofler (Dreizinnen Hütte, 2405 m, 0.30 ore), straordinario belvedere sulle Tre Cime.
Dal rifugio si sale alla base del torrione roccioso del Frankfurter Würst e all’imbocco dei tunnel del Paterno. Dopo una prima breve galleria se ne risale alla luce della frontale una seconda percorsa da una scalinata. Si esce a sinistra, in vista dei Laghi dei Piani, su un terrazzo da cui inizia la ferrata.
Si continua seguendo i cavi di acciaio, che si alzano a zig zag su rocce coricate, traversano un canalone e salgono su una cresta rocciosa. L’ultimo tratto del canalone porta alla Forcella del Camoscio (2650 m, 1 ora), dove inizia il Sentiero delle Forcelle per il rifugio Pian di Cengia. Pochi metri portano alla base del torrione sommitale del Paterno, percorso da due percorsi attrezzati. Si sale per quello di destra, poi un sentierino porta alla larga e panoramica cima (2744 m, 0.15 ore).
Un altro sentiero e un’altra breve ferrata riportano alla base. Si riparte verso sud sul sentiero per Forcella Lavaredo, che traversa un canalone franoso, supera una stretta cengia non attrezzata (attenzione!) e scavalca la Forcella Passaporto tornando di fronte alle Tre Cime. Una cengia attrezzata, un tunnel e un ghiaione riportano a Forcella Lavaredo, da cui si torna al rifugio Auronzo (1.30 ore).
Se si torna per il Sentiero delle Forcelle, più comodo, passando per il rifugio Pian di Cengia si impiegano 1.30 ore in più. Scendere per la via di salita al rifugio Locatelli-Innerkofler, nelle giornate di grande affluenza, richiede di incrociare gli escursionisti che salgono.
Le ferrate del Paterno dalla Val Fiscalina
Punto di partenza: Val Fiscalina 1454 m
Dislivello: 1300 m
Tempo: 8.15 ore a/r
Difficoltà: EEA
Quando andare: da luglio a settembre
Un percorso suggestivo ma molto più faticoso del precedente, consigliato con un pernottamento in rifugio. Da Sesto (Sexten) e Moso (Moos) si raggiungono in auto o in bus Campo Fiscalino (1454 m). Una strada sterrata, o un viottolo alla sua sinistra, indicato dai segnavia 102, 103 e dell’Alta Via numero Cinque, conducono alla Capanna di Fondovalle (Talschluss Hütte, 1548 m, 0.30 ore), belvedere sulla Cima Una e sulla sua parete incisa dalla grande frana del 2008.
Il sentiero entra nel bosco e sale a un bivio (1625 m) dove si lascia a sinistra l’itinerario per il rifugio Zsigmondy-Comici. Si va a destra (segnavia 102), salendo tra mughi e larici sulla sinistra orografica della Val Sassovecchio (Altsteintal), ai piedi della Cima Una e delle Crode Fiscaline. Dove la valle si stringe (1971 m, 1.30 ore) si sale con ripidi tornanti verso destra, poi si entra nella conca dell’Alpe dei Piani (Bödenalpe), dominata dal Paterno. Un ultimo strappo porta al rifugio Locatelli-Innerkofler (2405 m, 1.30 ore).
Con l’itinerario precedente si sale alla Forcella del Camoscio e alla vetta del Paterno (2744 m, 1.15 ore). Si continua verso Forcella Lavaredo e tornare al rifugio Locatelli-Innerkofler (1.30 ore), da cui si scende per la via di salita alla Val Fiscalina (2 ore). La bellissima prosecuzione per il Sentiero delle Forcelle, il rifugio Pian di Cengia e il rifugio Zsigmondy-Comici richiede 4.30 ore fino al punto di partenza.
La Grande Guerra sulle Tre Cime e sul Paterno
Più di un secolo fa, durante la Prima Guerra Mondiale, le vette a cavallo tra l’alta Val Pusteria e il Cadore hanno visto delle battaglie cruente. Sulla Cima Grande di Lavaredo, a 2850 metri di quota, è stato issato un cannone italiano. La Dreizinnen Hütte, l’odierno rifugio Locatelli-Innerkofler, il 24 maggio del 1915 è stato raso al suolo dall’artiglieria italiana. La stessa sorte, qualche settimana più tardi, è toccata al paese di Sesto/Sexten.
Intorno alla vetta del Paterno, i militari in grigioverde hanno scavato tunnel e trincee. Il 5 luglio 1915, la celebre guida alpina altoatesina Sepp Innerkofler è stata uccisa mentre attaccava le postazioni italiane sulla cima. Per decenni la sua morte è stata attribuita a una pietra lanciata da un alpino dalla vetta. Secondo ricerche più recenti, sembra che l’alpinista, che riposa nel cimitero di Sesto, sia stato colpito dal “fuoco amico” di una mitragliatrice austro-ungarica.
Tutti i rifugi della zona conservano foto e cimeli di quei giorni. Merita una visita il Museo Bellum Aquilarum (“la guerra delle aquile”), nella ex-scuola ai piedi della chiesa parrocchiale di Sesto.