Sudamerica in moto: I diari della motocicletta (2004) di Walter Salles
L’avventura di due giovani alla scoperta del mondo e di se stessi. In luoghi straordinari
Era il 1952 quando un giovanissimo medico ventiduenne di nome Ernesto Che Guevara si mise in viaggio con il suo amico biochimico Alberto Granado per percorrere in sella a una Norton 500 M18 (soprannominata “la Poderosa”) un lungo itinerario attraverso l’America Latina.
Ispirato ai diari di viaggio del Che Latinoamericana (Notas de viaje) e al romanzo biografico Un gitano sedentario (Con el Che por America Latina) di Granado, I diari della motocicletta (2004) del regista brasiliano Walter Salles è un cult del cinema di viaggio. Il film è diventato infatti, nel tempo, il manifesto di almeno un paio di generazioni di spettatori/viaggiatori: di giovani (e meno giovani) che attraverso le peripezie di Ernesto e Alberto hanno sognato la libertà, l’avventura, l’adrenalina, venendo al contempo a conoscenza delle difficili condizioni sociali del continente sudamericano.
Ernesto (Gael García Bernal) e Alberto (Rodrigo de la Serna) hanno un programma di viaggio decisamente ambizioso: quello di percorrere oltre 14.000 chilometri in poco più di quattro mesi, con l’obiettivo di raggiungere il Venezuela entro il 2 aprile, il giorno del trentesimo compleanno di Granado. In sella alla Norton, i due attraversano così le grandi Ande, la costa cilena, il deserto di Atacama e l’Amazzonia peruviana. La rottura della moto li obbliga tuttavia a proseguire a piedi, rendendo il viaggio ancora più faticoso e memorabile.
Durante il viaggio, Guevara e Granado incontrano la dura realtà della povertà tra i contadini indigeni, osservando da vicino la grande disparità tra i ricchi (come loro) e i poveri, che invece costituiscono la maggior parte delle persone che incontrano. Ne sono un esempio la giovane coppia incontrata in Cile, costretta a vivere per strada per le loro convinzioni comuniste; gli operai della miniera di rame di Chuquicamata; gli abitanti del degrado urbano di Lima; la comunità di lebbrosi di San Pablo, in Perù, dove i due protagonisti fanno volontariato per tre settimane.
È proprio questo viaggio che crea in Ernesto la consapevolezza di dovere agire per cambiare le cose, sfidando ad esempio i pregiudizi sui lebbrosi e decidendo di curarli interagendo direttamente con loro. Guevara giunge così all’affermazione di ideali egualitari, auspicando un’identità pan-latinoamericana che superi i confini nazionali e razziali.
I diari della motocicletta non è solo un racconto di un viaggio avventuroso, ma un ritratto di due giovani alla scoperta del mondo e di se stessi. Un invito a viaggiare, a farsi domande, ad andare oltre i propri preconcetti.
L’itinerario del film I diari della motocicletta
Il film percorre diversi Paesi sudamericani, cominciando dall’Argentina, il paese natio dei due protagonisti: di questa vediamo la capitale Buenos Aires, Miramar (località balneare dove vive la famiglia Guevara) e l’immensa Patagonia, dove i due affrontano vari problemi con la moto.
Attraversato il confine con il Cile giungono allo splendido Lago General Carrera, proseguendo poi per l’arida regione del Deserto di Atacama. In seguito raggiungono la coloratissima città portuale di Valparaíso, per poi approdare alla piccola cittadina di Temuco (capitale della provincia di Cautín), nell’entroterra.
Del Perù vediamo, invece, Machu Picchu, l’antica capitale dell’Impero Inca di Cuzco, e San Pablo, dove si trova il lebbrosario nel quale i protagonisti lavorano come volontari.
Dopo un passaggio in Colombia, dove incontrano varie comunità, i due giungono infine a Caracas, capitale del Venezuela, che segna la conclusione del loro viaggio. Da Caracas Ernesto ritorna infatti a Buenos Aires per completare gli studi, mentre Alberto rimane in Venezuela.
I diari della motocicletta è disponibile per lo streaming su Prime Video