Cronaca

Luca Mercalli: se continua questo trend in estate rischio di deficit idrico

Fioriture anticipate, clima mite e poche precipitazioni nevose sembrano essere le caratteristiche di questa stagione invernale a cavallo tra 2021 e 2022. Le Alpi piemontesi si presentano brulle e con neve quasi assente fino ai 2000 metri di quota. Oltre, in molte zone, la copertura non supera i 50 centimetri. Lo stesso vale per molti territorio della catena alpina. Cosa potrebbe comportare questo sui prossimi mesi primaverili ed estivi? Ne abbiamo parlato con il climatologo Luca Mercalli.

Luca, si può dire che stiamo vivendo una stagione anomala?

“Le statistiche su questa stagione verranno stilate a fine febbraio. Ora siamo a metà inverno, non si può ancora parlare di anomalo. Se a metà febbraio dovessero arrivare 2 metri di neve la situazione verrebbe appianata. Possiamo invece dire che la prima parte della stagione è stata anomala, con poca neve prevalentemente in novembre e un lungo periodo di calma anticiclonica.”

Gli anticicloni sono stati la principale causa di queste temperature non in linea con la stagione?  

“Abbiamo avuto anticicloni durevoli e temperature miti, con l’eccezione di capodanno quando le temperature sono state molto più alte arrivando a sfiorare i 20 gradi a 1500 metri e portando lo zero termico a circa 4000 metri, praticamente valori estivi.”

È anche vero che la singola stagione può essere un’eccezionalità, cosa ci dice invece la statistica?

“Che le temperature sono in aumento. Un segnale chiarissimo che non arriva solo dalle Alpi, ma da tutte le montagne del mondo e in tutte le stagioni. Questo aumento noi lo registriamo attraverso l’arretramento dei ghiacciai, termometro naturale del Pianeta.”

La nevosità può essere un utile indicatore?

“È molto altalenante, ma negli ultimi venti anni si è osservato un calo, sempre con forte alternanza regionale. Nello stesso anno possiamo avere una stagione magrissima sulle Alpi occidentali e con nevicate da record su quelle orientali, come accaduto lo scorso anno.

Un segnale chiaro che ci arriva dalla neve è quello relativo alla sua durata a terra. Facendo più caldo la durata della copertura nevosa è in contrazione.”

Se durante questa seconda parte di stagione non dovesse arrivare altra neve quali conseguenze potremmo avere su primavera ed estate?

“La neve non è altro che un serbatoio di acqua che viene accumulata in inverno e rilasciata in modo dilazionato dalla fusione. Se abbiamo poca riserva osserveremo probabilmente una minor disponibilità estiva su tutte le zone padane alimentate da fiumi alpini. Ma anche su questo è difficile pronunciarsi in anticipo. Magari avremo un’estate piovosa con temporali regolari e un’eventuale assenza di riserva sarà così ripianata. Se invece all’inverno senza neve dovesse seguire un’estate siccitosa il deficit idrico sarà drammatico.”

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6 Commenti

  1. Scienziato e divulgatore che stimo e apprezzo. Ora però ha stancato pure lui! Ogni inverno avaro di preziosa
    Neve , oppure dopo ogni fine estate sempre la solita pantomima! Alla fine uomo e natura si adatteranno e evoluzione continuerà se Dio vuole!

    1. Sicuro che se il clima persevera in questa direzione, una cosa è certa: con giubilo potrò salire a punta gnifetti da solo risparmiando soldi ovvero senza guide alpine o. cai.. Ci spero.

  2. Chi può, non essendo “confinato” dalla vita in pianura ne approfitti per fare delle belle gite sui monti. Per il resto se uno ha scorrazzato in giro per il mondo inquinando a destra e manca, se ha usato il riscaldamento a palla in inverno e il condizionatore a manetta in estate si senta in colpa con il surriscaldamento al pianeta. I pochi (o molti?) morigerati cerchino di vivere senza eccessivi sensi di colpa ambientali. Una volta i sensi di colpa erano di matrice religiosa mentre oggi sono di ispirazione ambientale. Tutto questo in una società che per anni si è basata sul consumismo.

  3. Ciao Alberto, io invece sono stanco di leggere i tuoi commenti sotto a molti articoli di questa rivista on line.

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