La diffusione di specie invasive aliene sulle nostre montagne rappresenta un pericolo per la biodiversità, talvolta anche per l’uomo stesso. É il caso della Panace di Mantegazza, nome scientifico Heracleum mantegazzianum. Una pianta erbacea, altamente tossica, originaria del Caucaso, portata in Europa per ragioni meramente ornamentali, oggi in fase di espansione sull’arco alpino. La sua presenza è ad oggi stata rilevata in Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto e Trentino. Allo scopo di contenerne il più possibile la diffusione è stata emanata una direttiva europea (n.1143/2014) recepita in Italia dal Decreto legislativo 230/2017.

Perché, nel dettaglio, la Panace di Mantegazza fa così paura da aver portato addirittura la Regione Lombardia, dove la pianta rientra nella lista nera delle specie per cui è prevista la eradicazione, a diramare una allerta in tutte le Asl? Perché il liquido interno di questa pianta può causare sono vesciche, eruzioni cutanee e ustioni che, come evidenziato in un documento di recente diffuso sul web dal Parco Naturale Adamello Brenta, “possono richiedere fino a sette anni per raggiungere una completa guarigione”.
“La sua linfa contiene sostanze chimiche tossiche che reagiscono con la luce, a contatto con la pelle umana, causando la formazione di vesciche. In pratica impedisce alla pelle di proteggersi dai raggi solari – si legge ancora – , e le conseguenze sono delle bruttissime scottature che lasciano evidenti cicatrici. Se la sua linfa entra in contatto con gli occhi, può causare cecità momentanea o permanente. Se per qualsiasi ragione si entrasse in contatto con questa pianta, la prima cosa da fare è lavarsi con acqua e sapone e poi recarsi all’ospedale. Gli esperti raccomandano di eradicarla nel caso la si dovesse vedere. Per farlo occorre però proteggere il corpo con abiti adatti, munirsi di guanti e occhiali, e coprirsi anche il viso. E’ una pianta molto pericolosa ed è fondamentale saperla riconoscere.”
Dove si trova?
Purtroppo non è difficile imbattersi nella Panace di Mantegazza. Lo si incontra in boschi aperti, ai bordi di radure, habitat parzialmente ombreggiati, soprattutto lungo sentieri e argini. Ma è possibile trovarlo anche in aree quali parchi, cimiteri, ferrovie, terreni incolti, bordi stradali.
Come riconoscere la specie
Il Parco Adamello Brenta evidenzia 5 caratteristiche che possono aiutare a riconoscere la Panace di Mantegazza:
- Il colore delle foglie, a differenza dell’angelica, dell’Heracleum lanatum e della Panace comune (Heracleum sphondylium), sono di colore verde chiaro brillante e tendente al giallo con le profonde lobature e segmentazioni.
- L’aspetto del tronco è molto spesso e robusto, simile a quello del carciofo, con striature rosso scuro e contornato da peli irti.
- L’altezza e la mole che sono molto superiori a quelle delle altre due piante citate dalle quali va distinta
- L’aspetto ovoidale dei frutti e del loro involucro, nel momento della fioritura rimane attaccato alla base dell’ombrella e tende ad appassirsi.
- Il diametro e l’imponenza dell’ombrella che è la più grande tra le ombrellifere.
La Val Camonica dichiara guerra alla Panace di Mantegazza
In Val Camonica, accanto ai consigli per evitare contatti indesiderati, si è passati all’azione. Nelle scorse settimane, come riportato da BSnews, le guardie ecologiche volontarie della comunità montana hanno estirpato una cinquantina di piante a Edolo e lungo gli argini del fiume Oglio, nel territorio di Sonico. Secondo step sarà la rimozione delle radici delle piante non ancora fiorite.