
Il mese di aprile segna la conclusione della importante “fase uno” del primo monitoraggio nazionale del lupo, lanciato nell’autunno 2020 dal Ministero dell’Ambiente (oggi Ministero per la Transizione Ecologica) e coordinato da ISPRA. Una fase che ha previsto la raccolta sistematica dei segni di presenza della specie sul campo, secondo protocolli condivisi e standardizzati. Ora è tempo di analizzare i dati.
A fare il punto della situazione, raccontando le dinamiche della fase uno è il progetto LIFE WolfAlps EU, che ha svolto il coordinamento del monitoraggio su tutte le regioni alpine, dal Piemonte al Friuli Venezia Giulia, e sull’Appennino Ligure-Piemontese. In quest’area sono stati impegnati circa 1000 operatori, che hanno percorso circa 1250 transetti, ripetendoli periodicamente da ottobre 2020 a marzo 2021 fino a coprire una distanza di oltre 8000 chilometri.
Il report del progetto LIFE WolfAlps EU
“Del network lupo alpino fanno parte Regioni, Parchi Nazionali e regionali, carabinieri forestali, tecnici dei comprensori di caccia e quaranta associazioni tra cui Wwf, Cai, Legambiente, Lipu, Aigae. Un ringraziamento speciale va ai volontari, che a loro spese e nel tempo libero hanno dato un contributo fondamentale, e ai cofinanziatori del progetto LIFE, e in particolare a Fondazione Capellino che riveste un ruolo di primo piano.
Il lavoro di campo ha richiesto uno sforzo enorme, ma necessario. Infatti non è possibile fare una conta diretta ed esaustiva dei lupi presenti sul territorio, perché si tratta di una specie elusiva che occupa territori di grande estensione. La vera novità del 2020-2021 è che per la prima volta è stato usato un metodo rigoroso e sistematico di raccolta dei segni di presenza su scala nazionale.
Fino a oggi, dal punto di vista del monitoraggio del lupo, la Penisola era divisa in due: sulle Alpi i dati erano più precisi perché, a partire dal ritorno dei primi branchi negli anni ‘90, sono stati raccolti in coordinato, seppure con qualche discontinuità (mancano, per esempio di dati dal 2012 al 2014 e quelli dal 2019 al 2020). Nel periodo 2017-2018 erano stati stimati nelle regioni alpine Italiane almeno 293 esemplari (un dato ormai obsoleto). Invece nel resto d’Italia i monitoraggi non erano svolti in modo coordinato su tutto il territorio, ma erano a cura dei singoli Enti e amministrazioni (quindi con modalità e tempistiche non uniformi). Mettendo insieme i parametri raccolti, si era ipotizzata per l’Italia peninsulare la presenza di un numero di lupi compreso tra 1000 e 2500.
Quest’anno, per fare di più e meglio, le istituzioni e le associazioni hanno unito le forze a scala nazionale per stimare la distribuzione e la consistenza del lupo dalle Alpi alla Calabria e alla Puglia.
Con il mese di aprile inizia la “fase due” del monitoraggio: tutti i dati raccolti sono validati e archiviati e i campioni biologici vengono inviati ai vari laboratori di genetica di riferimento. Una volta terminate le analisi genetiche, i risultati ottenuti, saranno integrati con le informazioni ricavate da video- e fototrappolaggi, osservazioni dirette verificate, piste di impronte e wolf-howling (ululati indotti per documentare la presenza di cucciolate). La fase finale vedrà l’elaborazione dei dati raccolti, con l’applicazione di modelli statistici e il supporto di un gruppo di ricercatori per ottenere la stima di distribuzione e abbondanza della popolazione del lupo in Italia.
Alla fine del 2021 potremo quindi disporre della prima stima a livello nazionale. Un dato importante, finalmente a disposizione delle istituzioni, che sono tenute a comunicare periodicamente alla Commissione Europea i dati relativi allo status di conservazione del lupo (essendo la specie inserita nell’allegato D della direttiva Habitat come “specie prioritaria, di interesse comunitario che richiede una protezione rigorosa”) e a prendere decisioni che, con l’espansione della popolazione in zone nuove, alcune a bassa quota, pongono di fronte a scelte inedite.
Il primo passo verso qualsiasi tipo di ipotesi per la gestione della specie lupo è la conoscenza scientifica dello status della popolazione – per questo i dati del monitoraggio sono fondamentali.”