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Attività all’aria aperta, l’opinione della pneumologa Annalisa Cogo

Aggiornamento 11 marzo 2020 – Durante la conferenza stampa delle 18 di ieri sera, 10 marzo 2020, il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli ha annunciato che “Anche chi esce a piedi da casa deve portare con se l’autocertificazione“.

Si ricorda che, in base ai chiarimenti del governo circa il dpcm 10 marzo 2020 (decreto #IoRestoaCasa): “Si può uscire per andare al lavoro  o per ragioni di salute o per altre necessità, quali, per esempio, l’acquisto di beni essenziali. Si deve comunque essere in grado di provarlo, anche mediante autodichiarazione che potrà essere resa su moduli prestampati già in dotazione alle forze di polizia statali e locali. La veridicità delle autodichiarazioni sarà oggetto di controlli successivi e la non veridicità costituisce reato“.


La montagna italiana è stata chiusa. E non solo nei luoghi affollati, come le code agli impianti di risalita, i rifugi strapieni o le tribune degli eventi sportivi. Nelle scorse settimane, specie nelle zone meno colpite dal COVID-19, vette e sentieri si erano affollati più del solito. 

L’ultimo decreto del Governo, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 10 marzo, ha rimandato le nostre attività preferite a quando l’emergenza sarà terminata. La voglia d’aria di migliaia di escursionisti e alpinisti, e di tanti altri cittadini, si rivolge ora ad altri spazi che restano ancora raggiungibili e aperti al pubblico.

E’ giusto fare sport in questi luoghi? Può essere pericoloso? Ci aiuta a capirlo Annalisa Cogo, pneumologa dell’Università di Ferrara, che si è occupata per anni dell’adattamento all’alta quota degli alpinisti e dei trekker all’alta quota. 

Il divieto di raggiungere, e quindi di frequentare la montagna, ha colto di sorpresa gli escursionisti e gli alpinisti. Crede sia una misura giusta? 

“Nei giorni scorsi, in ogni parte d’Italia, abbiamo visto dei comportamenti di assoluta incoscienza, dalla “movida” di Milano e di Napoli fino alla fuga su treni affollatissimi da Milano verso il Sud. Purtroppo gli italiani sono spesso indisciplinati e “creativi”, e quindi bisogna mettere dei paletti. Di per sé l’escursionismo, da soli o in coppia, non è un’attività pericolosa. Data la situazione però, il blocco totale è stato l’unica cosa ragionevole da fare”. 

Andare in montagna, qualunque attività si pratichi, dà sempre l’impressione di respirare aria pulita. E’ vero? E, se è vero, non sarebbe positivo poterci andare?

“La questione in realtà va rovesciata. Respirare aria inquinata ci rende più vulnerabili, e l’inquinamento urbano è responsabile di una lunga serie di patologie. L’aria di montagna, o di altri luoghi non inquinati, è semplicemente “normorespirabile”. Ora, con la riduzione del traffico, avremo dell’aria migliore anche in città”. 

Il messaggio “state a casa”, che arriva dalla politica, dalla sanità pubblica e anche da personaggi dello spettacolo e influencer, si rivolge prima di tutto a chi frequenta discoteche e altri locali. Vale anche per chi vuole fare sport nei parchi urbani?

“L’attività fisica nei parchi e in altri spazi urbani e suburbani, dal jogging alle camminate e alla bici, non è pericolosa. Ovviamente bisogna rispettare tutte le precauzioni già note agli italiani, e che ci vengono ripetute dovunque, dalla distanza di sicurezza alla pulizia delle mani. Un comportamento che può essere pericoloso è sputare, e chi corre deve evitare di farlo”. 

Ci sono altre regole particolari da seguire? 

“A parte quelle generali, che ho citato poco fa, la più importante è di mantenersi sotto la soglia anaerobica, di non fare sforzi eccessivi. Quando l’attività è troppo intensa si verifica una riduzione dell’immunità, e quindi ci si espone a un rischio”.  

Come si fa a evitare di esagerare? 

“A volte le vecchie regole ci aiutano ancora a capire come dobbiamo comportarci. Se durante lo sforzo, poco importa se a piedi, di corsa o in bici, si riesce ancora a parlare vuol dire che si è entro i limiti. Se non ci si riesce, significa che si sta esagerando”. 

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