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“What if He falls?” – Il video dietro le quinte del documentario “Free Solo” di Alex Honnold

Manca davvero una manciata di giorni alla notte degli Oscar durante la quale avremo modo di scoprire se “Free Solo”, il documentario sulla salita di Alex Honnold lungo la via Freerider su El Capitan, senza corda e protezioni, riceverà anche il maggior riconoscimento del mondo del cinema.

Intanto andiamo a fare un giro dietro le quinte!

In quanti vi sarete chiesti, guardando il trailer – o anche l’intero film finalmente nei cinema italiani dal 19 febbraio – “E se fosse caduto?”. Se lo sono chiesti anche i registi Elizabeth Chai Vasarhelyi e Jimmy Chin durante le riprese effettuate a circa 900 metri di altezza.

What if He falls” (e se cade) è il titolo del video pubblicato su YouTube dal New York Times, attraverso il quale i registi portano gli spettatori sul set, mostrando chiaramente tutti i rischi corsi da Alex durante la realizzazione del documentario e le misure adoperate per limitarli.

Tre anni fa, all’inizio delle riprese, i registi non avevano idea di cosa sarebbe venuto fuori da quel tentativo ad alto rischio di montare un documentario per National Geographic. Hanno dichiarato di essere rimasti loro stessi sbalorditi, così come il pubblico presente alla prima proiezione, di fronte al risultato ottenuto.

Elizabeth e Jimmy non hanno preso parte personalmente alla scalata, ma già il fatto di temere di creare disturbo ad Alex durante le riprese, è stato un ostacolo non indifferente da superare.

Proviamo ad immaginare il tipico video dietro le quinte di un set cinematografico, in cui solitamente i registi non indugiano a richiedere uno stop a pochi secondi dal ciak se qualcosa non va, magari anche gridandolo a gran voce. Ma se hai di fronte un “attore” senza protezioni in parete, che ad ogni passo falso potrebbe rischiare la morte, di certo cerchi di accompagnare il climber nella sua prestazione provocando il minimo disturbo possibile. Un’impresa insomma complessa sia per Alex che per la regia.

C’erano molti rischi da considerare “ – ha dichiarato la Vasarhelyi – “Il rischio più grande da considerare è stato ovviamente il cosa succede se cade? E se decide che vuole mollare? E ancora come trovare un equilibrio tra noi e lui, per non interferire nella sua salita”.

Abbiamo dovuto stabilire una base d’azione e pensare a come comportarci di fronte a qualsiasi scenario” – ha aggiunto Chin – “Insomma se succede qualcosa di imprevisto uno deve sapere come andare avanti”.

Non è stato facile per la crew impegnata nelle riprese agire in contemporanea come climber e mantenersi concentrati su come portare a termine il proprio lavoro, senza distrazioni. Tentando di non avvicinarsi troppo ad Alex ma allo stesso tempo necessitando di cogliere i particolari della salita, focalizzandosi ad esempio sui punti d’appoggio.

L’abilità dei registi è stata quella di non creare un documentario sentimentalmente sterile, focalizzato essenzialmente sulla performance su roccia. Al contrario, hanno deciso di esplorare le profondità dell’animo del timido e riluttante Honnold, che in quel periodo si stava innamorando dell’attuale compagna Sanni McCandless.

Probabilmente per questo il film ha fatto breccia nel cuore di molti, conquistando ogni tipologia di pubblico nonché l’apprezzamento della critica, sbancando ai botteghini prima di approdare finalmente su NatGeo negli USA il prossimo 3 marzo.

Abbiamo applicato le regole del cinéma veritè” – ha spiegato Eizabeth, con riferimento allo stile cinematografico ispirato alle opere del regista Dziga Vertov, uno dei principali autori dell’avanguadia sovietica, che cercò per primo di superare il divario tra cinema romanzesco e documentaristico.

Abbiamo cercato di catturare anche le emozioni vissute da Alex durante l’impresa così che la storia non terminasse con la discesa dalla parete. Una crew lo ha seguito a casa pronta ad esplorare la sua parte più segreta”.

Andiamo ad analizzare qualche cifra per curiosità.

Quanto è costato il film? 2 milioni di dollari.

Quante persone sono state coinvolte nelle riprese a El Capitan? Forse meno di quanto potevamo aspettarci: un team di 15 persone tra produttori, piloti, due telecamere a terra, diverse telecamere ancorate lungo la parete, una elicottero a 3000 piedi con un obiettivo da 1500 millimetri e cameramen che cercavano di stare al passo con Honnold su roccia.

Quante scene sono state effettivamente girate senza protezioni? Praticamente tutte tranne i primi piani di due punti di appoggio, i più pericolosi, che sono stati girati durante le prove con corda.

 

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