
Kurt mi è padre, fratello, zio, maestro, amico. È la persona di livello alpinistico superiore (si può dire?) con la quale dal 1980 sono stato maggiormente in relazione, alla quale ho rubato il senso dell’amore per le montagne e della passione per l’alpinismo.
Kurt è la meringa del Gran Zebrù, è il Broad Peak e il Dhaulagiri saliti per primo in assoluto, è il Chogolisa quando perse l’amico e maestro Herman Buhl, è il Makalu, l’Everest, il Gasherbrum II.
Kurt è il K2, da Nord e da Sud, montagna simbolica che gli si è conficcata nel cuore e nella mente.
Kurt è centinaia di salite sulle Alpi, nelle Ande, è alpinismo, esplorazione, viaggi.
Kurt è cinema di montagna: da solo e con la Julie Tullis ha realizzato decine di film per le principali televisioni del mondo.
Kurt è letteratura, non solo racconto d’avventura. Basta ricordare due capolavori: Tra Zero e Ottomila e Il Nodo Infinito. La sua capacità di scrivere e di appassionare i lettori è rara tra gli alpinisti; decine i libri scritti e tradotti in tante lingue dal tedesco, con il supporto di Tona Sironi.
Kurt è migliaia di serate passate ad intrattenere centinaia di miglia di appassionati, con la pazienza didascalica e con la sua verve autoironica, oltre al suo accento austriaco che lo rende simpatico.
Kurt è amore per la natura, che difende con forza.
Kurt è austriaco, italiano, tedesco, inglese, mondiale.
Kurt è premi, onorificenze, riconoscimenti, eppure…
Kurt Diemberger è un uomo ricco dell’umiltà dei grandi, generoso e leale.
Troppo? No!
Grazie Kurt, buon compleanno.