Marmolada

La Regina delle Dolomiti

Dirupi altissimi, il più grande ghiacciaio dell’intera area Dolomitica e boschi fitti: la Marmolada è la più alta catena montuosa delle Dolomiti e, grazie al variegato territorio che la contraddistingue, è il secondo sistema ad essere stato insignito dell’importante titolo di Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.

Le pareti della Marmolada

Se a Nord la Marmolada scende verso il Lago di Fedaia con un grande ghiacciaio, in forte ritiro, solcato dalle piste di sci, sul versante opposto si alza l’immane parete Sud. La “Parete d’argento”, una muraglia verticale di calcari grigi con inclusioni di materiale vulcanico, è larga oltre due chilometri, con un’altezza che varia da 600 a quasi 1000 metri. Punta Penia (3343 m), la cima più alta, venne raggiunta per la prima volta da nord nel 1864, da Paul Grohmann con le guide A. e F. Dimai. Per la Sud, invece, bisogna aspettare il 1901, con l’inglese Beatrice Tomasson e le guide M. Bettega e B. Zagonel. Fu il primo dei quasi 200 itinerari, oggi presenti, aperti dai più forti alpinisti. Tra questi, nel 1981 lo slovacco Igor Koller, insieme a Jindrich Šustr, aprì la mitica via Attraverso il Pesce (VII+/ A4), indossando solo delle scarpette da calcio private dei tacchetti e risuolate con materiale di recupero.

La funivia della Marmolada

Dalla grande terrazza a 3265 metri di quota sotto Punta Rocca (3309 m), a cui si accede con un ascensore dalla stazione di arrivo della funivia che sale da Malga Ciapela, la vista spazia su gran parte delle Dolomiti, con un panorama che ha pochi eguali. La funivia venne inaugurata nel 1970, tra non poche polemiche, e già nel 1988 Mountain Wilderness organizzava l’operazione “Marmolada Regina delle immondizie”, per denunciare lo scarico di rifiuti sul ghiacciaio e lungo la parete sud. Oggi, con una maggiore consapevolezza ambientale, permette a migliaia di turisti di salire quassù, anche per visitare la Zona monumentale sacra e il museo Marmolada Grande Guerra 3000 m. Mentre gli escursionisti hanno a disposizione un vasto terreno di gioco, decisamente più̀ silenzioso, tra la Valle Ombretta, ai piedi della Sud, e il Passo San Pellegrino.

Marmolada: paesaggi verde intenso e grigio calcare

Percorrendo la lunga dorsale del Padon, sul margine settentrionale del massiccio, si può abbracciare in un sol colpo tutto il versante nord della Marmolada, da Punta Serauta (2961 m) fino al Gran Vernel (3205 m). Si sviluppa su questa catena il celebre itinerario escursionistico del Viel dal Pan, coincidente in questo tratto con l’Alta Via delle Dolomiti n° 2. Il verde intenso dei pendii erbosi contrasta con il grigio del calcare della Marmolada, che emerge dalla coltre ghiacciata. Da questi prati risaltano alcune modeste elevazioni di roccia vulcanica, con una colorazione che va dal grigio-marrone al nero, costituita in prevalenza da ceneri e lapilli eruttati durante il Ladinico (circa 230 milioni di anni fa). Una storia che si ripercorre seguendo il Sentiero geologico di Arabba, tra resti di postazioni militari e fioriture spettacolari.

La legenda dell'anziana del ghiacciaio

Si narra che nelle notti di luna piena sulla Marmolada si sentano degli strani lamenti. È un’anziana signora che, in tempi antichi, possedeva le distese di prati occupate oggi dal Ghiacciaio della Marmolada. In occasione della festa della Madonna delle Nevi (5 agosto) tutti scendevano dagli alpeggi per andare in processione. Un anno, però, quel giorno pioveva e la donna decise di raccogliere il fieno dai prati. In molti cercarono di dissuaderla, ma lei non volle sentir ragioni, affermando che era ben poco interessata alla Madonna delle Nevi. La pioggia si tramutò in neve e la donna e i suoi pascoli furono seppelliti sotto una spessa coltre bianca. Lo stesso ghiacciaio che avrebbe sentito risuonare i colpi di cannone e i rombi delle valanghe durante la Grande Guerra, e che oggi si lascia accarezzare dai richiami degli alpinisti e dal ritmico ansimare dei tanti escursionisti. Là, si dice, che l'anziana sia sepolta dalle nevi eterne, e che il torrente Avisio sia il suo pianto.

Le prime ascensioni e la nascita della Via Classica

Pietra miliare della storia dell’alpinismo dolomitico, la parete Sud della Marmolada fu affrontata per la prima volta nel settembre del 1896 da Cesare Tomè con le guide Santo de Toni e Luigi Farenzena. Ma le avverse condizioni meteorologiche impedirono la riuscita dell’impresa. I tre non si scoraggiarono e il 22 agosto dell’anno seguente, salito il canalone della Scesora, raggiunsero la Forcella Serauta e ridiscesero lungo il Ghiacciaio della Marmolada. Questo itinerario, però, passava circa due chilometri a oriente della cima. La parete Sud vera e propria fu salita solo nel luglio del 1901 quando l’inglese Beatrice Tomasson insieme alle guide di Primiero Michele Bettega e Bortolo Zagonel arrivò in cima a Punta di Penia tracciando quella che passerà alla storia come la via classica.

Il ghiacciaio della Marmolada

Sopra Canazei, la skiarea del Belvedere (17 chilometri di piste, servite da nove impianti di risalita) offre la vista sul Ghiacciaio della Marmolada. Sia i comprensori sciistici della Val di Fassa sia quello di Malga Ciapela fanno parte del Dolomiti Superski, che gestisce 1220 chilometri di piste e 450 impianti di risalita distribuiti in 12 località delle Dolomiti. D’estate, gli impianti fermi sotto il sole paiono desolati scheletri di archeologia industriale. Così scriveva, nella Guida dei Monti d’Italia dedicata a questa zona, Ettore Castiglioni a proposito del ghiacciaio: «Si distende maestoso verso nord per oltre tre chilometri quadrati». Era il 1937. Oggi il ghiacciaio occupa una superficie di due chilometri quadrati e dal 1905 ha avuto un ritiro di 650 metri per il fronte centrale, 400 per quello occidentale e 380 quello orientale.

Il Gran Vernel

Situate nella zona occidentale della Marmolada, le ciclopiche architetture del Gran Vernel sono caratterizzate da pareti di roccia compatta e ben levigata. Il versante più imponente è quello settentrionale dove si innalza per mille metri la colossale parete monolitica, visibile anche da molti chilometri di distanza. Il Gran Vernel è caratterizzato dalle sue tre affilatissime creste che disegnano la celebre piramide regolare: la cresta nordest, la nord e la cresta ovest, la più lunga e marcata. La cima di 3205 metri, dopo un tentativo fallito, venne raggiunta per la prima volta l’8 luglio 1879 dall’alpinista agordino Cesare Tomè con alcuni compagni, seguendo un itinerario tecnicamente non difficile lungo le rocce rotte che sovrastano la Forcella del Vernel.

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Escursioni: il girotondo della Marmolada in 4 tappe

Da Canazei al rifugio Viel dal Pan

Partenza: Canazei (1465 m)
Arrivo: rifugio Viel dal Pan (2432 m)
Dislivello in salita: circa 100 m dalla funivia, circa 1000 m da Canzei
Durata: 3 h e 30 min/4 h; 1 h e 30 min; 1 h utilizzando la funivia
Difficoltà: E (escursionistico)

Raggiunto il Belvedere di Col de Rossi a 2383 metri (per accorciare la salita si può utilizzare la cabinovia del Pecol e il successivo tronco della funivia), con percorso in falsopiano si toccano il ristoro Baita Belvedere (2338 m) e il rifugio Baita Fredarola (2388 m), da dove si piega verso est e si inizia il sentiero n° 601 del Viel dal Pan (Sentiero del Pane), antico tracciato per il trasporto della farina tra la Val di Fassa e l’Agordino. Con magnifica passeggiata panoramica sulla Marmolada e il Gran Vernel, che si stagliano giganteschi proprio di fronte, tagliando a mezzacosta i pendii prativi del Sasso Cappello, poco sotto la linea di cresta spartiacque tra la Val Cordevole e la Valle dell’Avisio, si aggira il caratteristico sperone del Col de Cuc (2563 m), raggiungendo così il rifugio Viel dal Pan (2432 m).

Dal rifugio Viel dal Pan al rifugio Falier

Partenza: rifugio Viel dal Pan (2432 m)

Arrivo: rifugio Onorio Falier (2074 m)

Dislivello in salita: 1200 m

Dislivello in discesa: 900 m

Durata: 7/8 h

Difficoltà: E (escursionistico)

Si procede sempre per comoda mulattiera con modesti saliscendi in direzione est, toccando la sella del Col de Pausa (2379 m) e passando sotto le caratteristiche Forbes (Le Forbici, 2585 m). Si raggiunge il costone erboso che scende dal Belvedere e si lascia a destra il sentiero in discesa per il Fedaia. Superata la sella di Porta Vescovo (arrivo funivia da Arabba), si lascia a sinistra la diramazione per la via ferrata delle Trincee e traversando con diversi saliscendi (segnavia colore bianco-rosso) sotto le cime della Mesola e della Mesolina si raggiunge il ristoro Passo Padon (2366 m). Si segue ora un tratto dell’Alta Via delle Creste in direzione delle Crepe Rosse. Il sentiero scavalca la cresta sul versante di Livinallongo e raggiunge il Passo delle Crepe Rosse a 2137 metri. Si scende ora con il sentiero n° 635 sul versante Fedaia fino alla strada asfaltata nei pressi della Baita Capanna Bill (1780 m) e la si segue, per un paio di chilometri in discesa, fino a Malga Ciapela. Da qui si raggiunge il camping e si prosegue risalendo la Val Pettorina, si toccano la malga e il Pian d’Ombretta fino a raggiungere il rifugio Onorio Falier (2074 m).

Dal rifugio Falier al rifugio Contrin

Partenza: rifugio Onorio Falier (2074 m)

Arrivo: rifugio Contrin (2016 m)

Dislivello in salita: 800 m

Dislivello in discesa: 850 m

Durata: 6/7 h

Difficoltà: E (escursionistico)

Si segue la mulattiera con segnavia n° 612 che risale la sponda sinistra del Vallon d’Ombrettola, che si apre fra la Cima d’Ombretta a destra e la Torre del Formenton e il Sasso di Valfredda a sinistra. Per magri pascoli si arriva a una conca, oltre la quale il sentiero risale il ripido ghiaione sotto le rocce del Sasso Vernale e con numerosi tornanti raggiunge il Passo d’Ombrettola a 2848 metri. Dal passo si scende sul versante opposto lungo un costolone di roccette, traversando a sinistra sotto la cresta delle cime d’Ombrettola e del Zigolè in direzione della conca detritica sottostante il Passo delle Cirelle (2686 m). Si prosegue in discesa aggirando l’ultimo sperone settentrionale delle Cime Cadine e, lasciando a destra il sentiero attrezzato per Cima Ombretta, si raggiunge la Malga Contrin (2027 m). Attraversato lo sbocco della Val Rosalia si arriva al rifugio Contrin (2016 m). Dal Passo d’Ombrettola è anche possibile una discesa diretta nel vallone sottostante, raccordandosi al sentiero precedente nei pressi del bivio per la ferrata di Cima Ombretta.

Dal rifugio Contrin a Canazei

Partenza: rifugio Contrin (2016 m)

Arrivo: Canazei (1465 m)

Dislivello in discesa: 600 m

Durata: 2 h e 30 min/3 h

Difficoltà: E (escursionistico)

Su strada sterrata, superati Baita Robinson (1828 m) e il ponte sul rio di Cirelle, si raggiunge, dopo un paio di chilometri, Baita Locia di Contrin (1736 m), posto di ristoro privato. Invece di prendere a destra il sentiero in discesa per Alba, si segue a mezzacosta il sentiero Troj di Ladins con segnavia di colore giallo, che dopo essere transitato al di sotto dei cavi della funivia del Ciampac si raccorda a un’altra sterrata. Seguendo le segnalazioni lungo il sentiero principale e superate diverse diramazioni si raggiunge la strada forestale, che scende direttamente a superare il torrente Avisio e raggiunge Canazei (1465 m).

La strada dei formaggi della Marmolada

Il Puzzone e il nostrano di Campitello. Il mitico Caprino di Cavalese, il Dolomiti, il Fontal, il Valfiemme e le ricotte di capra della Val di Fiemme. E ancora la Tosela, le ricotte e i nostrani del Primiero. Sono questi alcuni dei protagonisti della Strada dei formaggi delle Dolomiti. Nata ufficialmente nel 2004 e operativa dal 2006, questa iniziativa è una delle sette Strade dei vini e dei sapori del Trentino il cui scopo è quello di promuovere la valorizzazione, in chiave turistica, dei prodotti locali. La Strada dei formaggi delle Dolomiti riguarda i territori delle valli di Fassa, di Fiemme e il Primiero e coinvolge 72 strutture, tra produttori, hotel e ristoranti.

Formaggi Dolomiti

Il programma è molto vario e comprende pacchetti vacanza in occasione di eventi speciali, la possibilità di prenotare visite guidate ai caseifici, degustazioni a prezzi contenuti, oltre a tutta una serie di altre interessanti iniziative. Una per tutte: il Caseificio sociale di Campitello in occasione della festa dei fienili ha preparato una forma di nostrano gigante, di oltre 350 chili, con un diametro di un metro e mezzo e un’altezza di una quarantina di centimetri. Se la si vuole vedere intera conviene partire presto, poi – come recitano i soliti dépliant – non resterà che gustarla.

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