Il Re di Pietra

Alla scoperta del Monviso

Il Monviso, detto anche Re di Pietra (da un'espressione di Ezio Nicoli per il suo libro "Monviso Re di pietra" del 1972), è la montagna più alta delle Alpi Cozie. La sua forma piramidale e il fatto che la sua vetta sia più alta di 500 m delle vette circostanti le permette di essere ben visibile anche dalla Pianura Padana. Ai piedi del Monviso, inoltre, si trova la sorgente del fiume più lungo d'Italia: il Po.
Per il grande valore che ha il territorio del Monviso, da un punto di vista morfologico e naturalistico, dal 29 maggio 2013 è diventato patrimonio dell'UNESCO come riserva della biosfera transfrontaliera con la Francia.

La montagna protagonista della letteratura classica

Ritenuto per moltissimo tempo il monte più elevato dell’arco alpino, il Monviso viene più volte citato nella letteratura classica. Fu battezzato nell’Eneide di Virgilio Vesulus pinifer (monte circondato da pini) e successivamente vi fecero riferimento Plinio il Vecchio, Pomponio Mela, Dante e Petrarca. L’eccezionale visibilità di questa montagna dalla pianura Padana suggerisce come corretta l’interpretazione che fa risalire il toponimo al significato di monte visibile (Vesulus, Vésulo, Viso). Fra i primi a utilizzare il termine moderno ci fu Leonardo da Vinci, che per individuare una cava nel Saluzzese nominò la montagna come «Monviso». Secondo alcuni studiosi, il grande maestro del Rinascimento avrebbe visitato questi luoghi durante la realizzazione del traforo voluto da Ludovico II.

Monviso escursioni e trekking

Monviso: lo spot perfetto per lo scialpinismo

Sulle montagne che circondano il Monviso lo scialpinismo è favorito da particolari condizioni climatiche e geomorfologiche: pochi altri luoghi delle Alpi consentono di muoversi con sci e pelli per un arco di tempo così ampio, che va dalle prime gite invernali a quelle sulla neve trasformata di tarda primavera. Fu Mario Bressy, attivissimo presidente del CAI della sezione Monviso, a dare negli anni Venti l’impulso decisivo per la pratica del nuovo sport. Grazie alla pubblicazione della prima guida di itinerari scialpinistici e alla predisposizione dei rifugi per l’utilizzo invernale, Valle Po e Val Varaita diventarono luoghi alla moda per i novelli sciatori. Oggi le gite descritte da Bressy conservano intatto il loro fascino, come la Cima Meidassa (3105 m), uno spettacolare punto d’osservazione sul versante nord del Monviso.

I profili del Monviso

Dalla francese Valle Guil si ha la migliore prospettiva sulla severa parete nordovest del Monviso, che domina i piccoli villaggi del Queyras. Il famoso versante Vallanta, soprannominato da molti alpinisti “l’altra faccia del Monviso”, è una ripida bastionata di 900 metri che per diversi anni ha scoraggiato ogni tentativo di salita. I primi a vincerne le difficoltà furono gli italiani Vitale Bramani, Luigi Bignaghi e Aldo Bonacossa, che il 27 luglio 1931 tracciarono un ardito itinerario nel cuore della parete. Oggi questa via è una classica senza eccessive difficoltà, ma con un impegno ambientale notevole, per la presenza di ghiaccio e neve in molti tratti. Gli escursionisti preferiscono tenersene a debita distanza e ammirarne l’imponenza dal Monte Losetta (3054 m), una panoramica e facile ascensione in alta Valle Guil.

Il versante sud del Monviso: la chiave di salita alla cima

Il caratteristico versante sud del Monviso si presenta, arrivando dalla Val Varaita, come un’imponente parete concava solcata da canali e interrotta da articolate cenge diagonali. I pendii irregolari e le rocce rotte di questo versante offrirono agli sguardi degli alpinisti di inizio Ottocento la chiave di salita alla cima. Già nel 1834, un tentativo di tre italiani capeggiati dal saluzzese Domenico Ansaldi aveva sfiorato il successo: per avversità climatiche i tre dovettero desistere a 200 metri dalla vetta. Il tabù però era caduto e l’aura di montagna “impossibile” si dissolse proprio in quel momento. A vincere la sfida furono tuttavia gli inglesi William Mathews e William Jacomb con le due guide Croz di Chamonix che calcarono la vetta il 30 agosto 1861. La loro via è oggi la Via Normale che risulta fra gli itinerari più frequentati delle Alpi sudoccidentali.
Punto culminante delle Alpi Cozie, il Monviso si erge a ridosso del confine con la Francia. Vista dai 3208 metri del Pan di Zucchero, la sua parete ovest, controcampo del versante dal quale parte il tratto cuneese della Gta (Grande traversata delle Alpi), offre un’immagine meno nota rispetto all’icona piramidale che comunemente si associa a questa montagna.
In realtà, la vetta del Monviso, che per diverso tempo si è creduta la più alta delle Alpi, è formata da una cresta alle cui estremità si trovano la Punta Trieste (3841 m) e la Punta Nizza, qualche metro più bassa. La vetta venne raggiunta il 30 agosto 1861 da William Mathews e William Jacob, con Jean Baptiste e Michel Croz. Il primo italiano a calpestarne la cima fu il piemontese Bartolomeo Peyrot che salì al seguito di Francis Fox Tuckett, il 4 luglio 1862.

L’enorme valore naturalistico del territorio del Monviso

Già a prima vista risulta evidente che l’altopiano della Gardetta, situato tra Valle Maira e Valle Stura, sia un’area di enorme valore naturalistico. Tra le infinite varietà botaniche che a partire dalla primavera tappezzano l’altopiano, si trova la rara berardia (Berardia subacaulis), endemismo delle Alpi Occidentali che cresce tra macereti e ghiaioni, a una quota compresa tra 1800 e 2700 metri. Dove oggi si distendono prati a perdita d’occhio, centinaia di milioni di anni fa c’era il mare e il paesaggio era popolato da creature preistoriche, come testimoniato dal ritrovamento, nel 2008, di impronte di ticinosuco (Ticinosuchus ferox), grande rettile vissuto nel Triassico medio (circa 235 milioni di anni fa). “Campo base” dal quale partire alla scoperta dell’altopiano è il rifugio Gardetta (2335 m).

Monviso escursioni e trekking
Territorio del Monviso
Territorio del Monviso
Territorio del Monviso
Monviso escursioni e trekking
Territorio del Monviso

Dalla Riserva Reale al Parco naturale Alpi Marittime del Monviso

È il 29 agosto 1855 quando Vittorio Emanuele, appassionato cacciatore, e Ferdinando, duca di Genova, si recano in visita a Entracque. Fulminato dalla bellezza del luogo e dall'abbondanza di camosci, il futuro re d’Italia ottiene dai comuni di Entracque e Valdieri la concessione esclusiva dei diritti di caccia e pesca.
Un paio d’anni più tardi, nel 1857, nasce la Riserva reale di caccia di Valdieri ed Entracque: vengono costruite mulattiere, strade carrozzabili e sentieri, oltre a numerosi edifici destinati a ospitare i sovrani di Casa Savoia (arriveranno anche Vittorio Emanuele III e Umberto I). Oggi quelle strade costituiscono parte della rete sentieristica del Parco naturale Alpi Marittime,che interessa le valli Gesso, Vermenagna e Stura.
Ormai quasi al termine della Gta, il paesaggio è dominato dai rilievi del Marguareis (2651 m). La massima elevazione delle Alpi Liguri è caratterizzata da due versanti assai diversi: quello che affaccia sulla Valle Pesio (settentrionale) è roccioso, ricco di cenge detritiche e canaloni; mentre quello meridionale è più dolce ed è stato modellato dall’attività carsica che ne ha disegnato inghiottitoi, pozzi, doline. Quest’area è compresa nel Parco naturale del Marguareis. Dal primo gennaio 2016 questo parco è amministrato, insieme al Parco naturale Alpi Marittime, dall’Ente di gestione Aree protette delle Alpi Marittime.

Escursioni e trekking sul Monviso

Anello dei Laghi

Partenza e arrivo: Pian del Re (2020 m)

Dislivello: 750 m

Durata: 4/5 h

Difficoltà: E (escursionistico)

 

Dal Pian del Re si procede sulla mulattiera verso il Colle delle Traversette (segnavia n° V16). Attraversato il torrente, e ignorata la deviazione a sinistra per il Lago Superiore, si continua verso nordovest e al bivio seguente si svolta a sinistra (n° V19). Si rimonta l’ampio pendio volgendo gradualmente a sud per salire ripidamente la parte bassa del Coulour del Porco, dove da destra si innesta il Sentiero del Postino. Oltre la strozzatura si procede tra rocce e detriti e dove il terreno spiana, ignorata la traccia a destra per il Colle del Coulour del Porco, verso sinistra si giunge in breve al rifugio Giacoletti (2741 m). Si continua a sudest sul sentiero n° V14 in moderata discesa, si tralascia a destra la traccia per il Passo Giacoletti e calando più ripidamente ci si affaccia sul Lago Superiore. Ai bivi seguenti si tiene la destra sul n° V14, passando poco sopra il Lago Lausetto, e con modesti saliscendi si arriva al Lago Chiaretto. Si svolta a sinistra (nord) sul sentiero n° V13 e dopo una modesta insellatura si scende un valloncello fino al Lago Fiorenza (2113 m), che si contorna a est. Un’ultima breve discesa porta alle sorgenti del Po e al Pian del Re.

A piedi nel Bosco dell’Alevé

Partenza: Alboin (1507 m), località di Casteldelfino

Arrivo: rifugio Bagnour (2017 m)

Dislivello: 550 m

Durata: 1 h e 45 min

Difficoltà: E (escursionistico)

Raggiunta la località di Alboin, da Casteldelfino salendo verso il Colle dell’Agnello e deviando al secondo tornante, si prosegue fino al termine della strada nei pressi di una caratteristica fontana appoggiata alla roccia. Si imbocca la comoda mulattiera che attraversa la borgata (indicazioni per le Grange Pralambert e i laghi Secco e Bagnour, n° U51) e, al primo bivio, si tiene la sinistra, si perde leggermente quota per un breve tratto, quindi dopo una pietraia si inizia a salire verso nord-nordovest tra larici e noccioli, che rappresentano il margine inferiore del Bosco dell’Alevé. Ignorando le tracce a destra e a sinistra, si giunge a un grande masso con palina segnaletica, entrando nella cembreta, e dopo un’altra salita decisa si sbuca sui modesti ripiani delle Grange Pralambert sottane (1735 m) e poco sopra alle Grange Pralambert soprane (1833 m). Si rimane sulla traccia principale verso nord e sempre in salita si arriva sulle sponde del piccolo Lago Secco (1895 m), circondata dalla fitta cembreta, e con la pendenza che diminuisce si giunge infine al Lago Bagnour, sulle cui sponde sorge l’omonimo rifugio. Per il ritorno, consigliamo di scendere con il sentiero che porta a Castello (1608 m), pochi chilometri a nordovest di Casteldelfino (da questo sentiero, in corrispondenza delle Grange Peiro Grangetto, 1860 m circa, si stacca a sinistra una traccia che verso sudest riporta nei pressi del Lago Secco, ritrovando il percorso dell’andata).

Rifugio Alpetto

Partenza: Meire Dacant (1545 m)

Arrivo: Rifugio Alpetto (2268 m)

Dislivello: 750 m

Durata: 2 h e 30 min

Difficoltà: E (escursionistico)


Si imbocca la strada pastorale (chiusa da una catena) che, in lieve salita, attraversa ampi e dolci pendii pascolivi tra macchie di ontani verdi. Sulla destra si vede la caratteristica parete SO della Rocca Bianca. La strada ben presto termina ed il sentiero prosegue ad attraversare il Rio dell'Alpetto su passerella in legno, spostandosi sulla sinistra orografica della valle. La traccia (ora segnavia V6 del sentiero che sale da Paschiè) si perde tra i pascoli, ma si ritrova proseguendo in salita, poco a monte di una piccola cascatella che il Rio dell'Alpetto forma in una strettoia della valle, sul pendio che adduce ad un'altra ampia conca pascoliva. Si continua a mezzacosta con percorso pianeggiante fin quasi alla base di un notevole salto roccioso che pare sbarrare il passaggio. Si inizia a salire a tornanti sul costone prativo alla sinistra orografica del rio, si percorre un lungo traverso in salita e quindi un'altra serie di tornanti in una piccola gola tra rocce strapiombanti. Al termine della faticosa salita 8, si perviene ad un piccolo pianoro pascolivo 125. Lo si attraversa, si compie un'ultima breve salita trascurando una traccia sulla destra, si attraversa un ruscello e si raggiunge il nuovo Rifugio Alpetto 6. Alle sue spalle compare subito il Ricovero dell'Alpetto, recentemente ristrutturato.

Viso Mozzo

Partenza: Pian Melzè (1714 m)

Arrivo: Viso Mozzo (3019 m)

Dislivello: 1350 m

Durata: 4 h

Difficoltà: EE (escursionisti esperti)

 

Da Pian Melzè si prende a ovest la sterrata del Pian della Regina (Gta, Via del Sale), abbandonandola dopo poco a sinistra (senza segnavia) per continuare sulla carrareccia che, valicato il Po, si alza tra grandi prati. Ignorando la deviazione a sinistra che sale alla Sea delle Tampe, si prende quota sul fianco destro orografico di un valloncello fin sotto la dorsale nord del Monte Ghincia Pastour. Si piega a sudovest verso il torrente e, con la sterrata che diventa una labile traccia tra prati cosparsi di massi, si supera un gradino sbucando nei pressi del Lago Chiaretto. Ignorando le tracce a destra e a sinistra, si prosegue a sudovest innestandosi subito oltre sul sentiero n° V13, che si segue a sinistra in salita, quindi quasi in piano si raggiunge il Colle dei Viso (2650 m). Si abbandona il sentiero e si prende a sinistra la traccia (senza segnavia) che verso nordest risale un breve dosso, quindi si rimonta l’ampio pendio inclinato di sfasciumi (qualche bollo bianco e rosso, ometti), infine si segue la cresta sud, larga e poco inclinata, che senza difficoltà porta alla croce di vetta.

La Via Normale del Monviso

Partenza: Rifugio Quintino Sella (2640 m)

Arrivo: cima del Monviso (3841 m)

Dislivello: 1300 m circa

Durata: 4/5 h

Difficoltà: Poco difficile in assenza di neve

Materiale utile: casco, imbragatura, corda, fettucce, moschettoni, piccozza e ramponi

Via alpinistica molto nota e frequentata, abbondantemente segnalata con vernice e ometti di pietre, e attrezzata con numerosi chiodi. In assenza di neve non presenta particolari difficoltà: solo alcuni passaggi di II/II+, alternati a lunghi tratti facili. Non è tuttavia un’ascensione da sottovalutare, perché è lunga e faticosa, con tratti esposti a cadute di pietre, spesso provocate da altre comitive. A causa della quota si può talvolta incontrare neve e ghiaccio anche in estate.

Dal rifugio Sella si scende lungo la mulattiera che costeggia il Lago Grande, per imboccare a destra un sentiero che sale diagonalmente sotto il versante est della Punta Barracco. Il sentiero s’innalza poi con vari tornanti fra le pietraie, lasciando a sinistra il Canalone delle Sagnette. Arrivati ai piedi di una parete rocciosa, si continua in diagonale a sinistra per esili cenge, attrezzate con catene nei tratti più esposti. Si raggiunge il Passo delle Sagnette (2991 m), sullo spartiacque tra le valli Po e Varaita. Il sentiero prosegue con una breve discesa, poi taglia a mezza costa fra massi e detriti fino alla base della grande morena frontale dell’ex Ghiacciaio di Viso. Saliti sulla morena, si prosegue a destra, poi si gira ancora a destra e si sale al bivacco Andreotti (3270 m), utilizzabile solo come ricovero d’emergenza.

Via Normale Monviso itinerario

Da qui si raggiunge in breve il ripiano che ospitava un tempo il Ghiacciaio Sella, oggi ridotto a nevaio. Si rimonta il pendio di neve o detriti fino sotto un’evidente cengia che taglia la parete sud. Percorrendo verso sinistra la cengia, si arriva ai piedi di una cascatella. Qui si piega velocemente a destra (è il tratto più esposto a cadute di pietre) e si sale per balze, gradini e ripidi canali, fino alla base di un largo camino. Superato il camino (8 metri, II-), si prosegue per tracce di sentiero lungo pendii di rocce rotte. I segnavia conducono poi su per uno sperone a gradini, oltre il quale si procede a zigzag per cenge. Si continua per un ampio canale di rocce fino a un comodo terrazzo. Il risalto successivo si supera sfruttando piccoli camini esposti a ovest, chiamati I Fornelli: è il passaggio più difficile della via (II/II+), all’ombra di mattino e perciò a volte incrostato di ghiaccio. Giunti su una spalla della cresta sudest si piega a destra, passando sotto un caratteristico gendarme. Quindi si attraversa il canalone detritico che separa la cresta sudest dalla cresta est. Salendo per facili rocce nei pressi della cresta est si raggiunge la croce di ferro della cima.