Ortles-Cevedale-Adamello

Il cuore del Parco Nazionale dello Stelvio

Il Gruppo Ortles-Cevedale rappresenta il cuore gelato dell’area protetta più vasta d’Italia: il Parco nazionale dello Stelvio. Istituito con Legge n° 740 del 24 aprile 1935 – storicamente quarto parco italiano dopo quelli del Gran Paradiso, d’Abruzzo (entrambi del 1922) e del Circeo (1934) – il Parco nazionale dello Stelvio si estende su una superficie di oltre 134mila ettari ed è ripartito in tre distinti settori: lombardo, altoatesino e trentino.
Nel biennio 2006-2008 il versante lombardo ha aderito (e in parte finanziato) allo studio Progetto Risorsa, finalizzato a delineare un quadro esatto della situazione idrica nella zona, in previsione di una gestione più responsabile dell’acqua (non va dimenticato che nel parco si trova la superficie glaciale più vasta d’Italia). Tra i campi studiati: le captazioni, la destinazione d’uso e la fragilità del sistema.

Messner e gli Yak

Ogni anno, a fine giugno, l’ex alpinista Reinhold Messner guida la sua mandria di bovini tibetani, gli yak, verso il Madriccio, ai piedi del Gran Zebrù. Lassù gli animali passano tutta l’estate, prima di far ritorno a Solda. Sulle loro montagne d’origine (in Himalaya), questi animali vivono a una quota di circa 3000 metri superiore, ma Messner assicura che dei suoi primi yak «alcuni erano già stati importati dal Tibet per studi scientifici, altri erano allo zoo di Roma». La transumanza degli yak sopra Solda è di per sé un evento eccezionale, ma a renderlo per molti addirittura imperdibile è proprio la presenza di Messner: in molti si uniscono all’allegra transumanza e si accodano agli animali. Una bella pensata pubblicitaria, che certo non troverebbe la stessa eco se mandria e mandriano fossero altri.

Transumanza yak messner

Percorsi sull'Ortles-Cevedale-Adamello

Nell’area dell’Ortles- Cevedale sorgono 23 rifugi e otto bivacchi, buona parte dei quali fanno capo alla sezione milanese del CAI. Le peculiarità morfologiche del territorio (presenza di vastissimi ghiacciai, morene e praterie d’alta quota) fanno sì che i percorsi di escursionismo sconfinino spesso in tratti di alpinismo facile. Basta alzarsi di quota per avventurarsi su percorsi più tecnici che richiedono una certa preparazione nell’uso della corda per le progressioni “in conserva”. E i sentieri che si sviluppano oltre i 3000 metri sono piuttosto numerosi. Così scrive Gino Buscaini, a proposito delle escursioni, nel volume Ortles-Cevedale della “Guida ai monti d’Italia”«[...] di solito molto panoramiche. Esse si possono anche considerare un felice approccio graduale all’alpinismo».

La traversata delle 13 Cime

Le eleganti linee del Pizzo Tresero (3594 m) si specchiano nel Lago della Manzina (2785 m). Questa montagna dai lineamenti morbidi è il punto di partenza della celebre traversata delle 13 Cime,  uno degli itinerari d’alta quota più spettacolari della catena alpina. Il tracciato si sviluppa per 17 chilometri sul filo di cresta delle cime che circondano il Ghiacciaio dei Forni, mantenendosi sempre al di sopra dei 3300 metri, e termina al monte Cevedale. Venne percorso per la prima volta nel 1891 da Theodor Christomannos, Albrecht von Krafft e Robert Hans Schmitt, partendo dal Cevedale e arrivando al San Matteo. L’itinerario non presenta grandi difficoltà alpinistiche (inclinazione massima 45° e un solo passaggio di IV grado su roccia). Di norma lo si spezza fermandosi al rifugio Mantova al Vioz (3535 m).

L’Adamello e i suoi profili

Dai pascoli della Val Strino, una laterale della Val Vermiglio, il panorama si apre sui dirupati versanti settentrionali del Gruppo della Presanella, che da un punto di vista geologico si può accorpare a quello dell’Adamello. Le caratteristiche petrografiche e la storia geologica dei due gruppi sono invece le medesime. Le loro rocce fanno parte della famiglia dei graniti, anche se risultano più povere di quarzo e ortoclasio. Si tratta di rocce intrusive, relativamente giovani nell’orogenesi alpina (risalenti a circa 45-35 milioni di anni fa), che racchiudono minerali più antichi di natura sedimentaria. Processi chimici uniti all’azione del calore magmatico hanno trasformato queste rocce in nuovi minerali, detti “di contatto”, che oggi sono estremamente ricercati da collezionisti e studiosi di geologia.

L’imponente massa rocciosa della Lobbia Bassa (2958 m) rappresenta l’inizio della Catena di Genova, che si affaccia sull’omonima valle, separando la Vedretta del Mandrone dalla Vedretta della Lobbia, nel cuore del Gruppo dell’Adamello. La Lobbia Alta (3195 m) costituisce la maggiore elevazione delle prime tre cime e degrada a nord verso l’importante Passo della Lobbia (3045 m), dove sorge il rifugio Ai caduti dell’Adamello (3040 m), attualmente in ristrutturazione. Quest’ultima vetta è un notevole pulpito panoramico, che a ovest dà sull’Adamello e sul suo estesissimo sistema di ghiacciai, e a nordest sulla Val Genova e il Gruppo della Presanella. I tre versanti della Lobbia Alta sono formati da rocce in gran parte sfaldate e quello meridionale costituisce la via Normale di salita, che richiede mezz’ora di facile tragitto dal rifugio.

Ortles Cevedale Trekking

Dagli alpeggi di Previsgai, sul versante meridionale del Monte Coleazzo (3006 m), escursionisti e pastori possono abbracciare in un unico colpo d’occhio l’intera catena di cime che vanno dalla Presanella (3558 m) all’Adamello (3539 m). La vetta di quest’ultimo (che dà il nome al gruppo sebbene sia superata in altezza dalla Presanella) ha subito negli scorsi 120 anni un consistente abbassamento, dovuto al ritiro della calotta di ghiaccio che prima la sovrastava. Oltre a questa riduzione “oggettiva”, le carte topografiche ne hanno riportato un’altra derivante da più accurate misurazioni trigonometriche e satellitari, che hanno portato i 3554 metri misurati nel 1885 dai topografi dell’Impero asburgico agli attuali 3539. Rimane comunque difficile stabilire quanto fosse spessa la coltre di ghiaccio che ne ricopriva la vetta.

Tra le linee tettoniche più importanti delle Alpi

Il complesso montuoso dell’Adamello- Presanella è delimitato dall’intersezione di due fra le più importanti linee tettoniche delle Alpi: la Linea Insubrica o del Tonale a nord, e la Linea delle Giudicarie a sudest, che corre lungo la Val Rendena. Entro questi confini geologici sono stati censiti, nell’anno 2000, una settantina di ghiacciai che costituiscono una delle più estese aree glaciali a sud della cresta di confine. Il più grande, quello dell’Adamello, presenta un settore pianeggiante centrale (il Pian di Neve) con caratteristiche simili alle calotte polari. Per tale motivo i glaciologi lo hanno definito di tipologia “scandinava” e non “alpina”. Gran parte dei ghiacciai più piccoli si concentra sui pendii dirupati esposti a nord ma, in linea con l’evoluzione del clima alpino, mostra, ormai da tempo, segni di evidente ritiro.

Le rinomate piste da sci

Il Passo Venezia (3226 m), panoramica insellatura nevosa fra il Monte Narcarello (3291 m) e il Monte Venezia (3290 m), è l’inizio di una delle più rinomate discese scialpinistiche di tutto l’arco alpino. Da questo spartiacque, che separa la Vedretta del Mandrone dal Ghiacciaio Pisgana, ci si può lasciare andare sugli sci per duemila metri abbondanti di dislivello, per toglierli solo (quando le condizioni della neve sono favorevoli) sulla strada statale che da Ponte di Legno sale al Passo del Tonale. In primavera questo è un punto di passaggio obbligato per gli sciatori che dall’Adamello fanno ritorno alla Valle Narcanello. A sud le estensioni glaciali del Pian di Neve e della Vedretta del Mandrone rendono immediata la percezione della grandiosità dell’ambiente, classificato come il più vasto ghiacciaio delle Alpi italiane.

Sui 1884 metri del Passo del Tonale non sono rare le abbondanti nevicate primaverili, che trasformano il paesaggio, almeno per qualche ora, in quello caratteristico dei mesi più freddi. In estate l’area è esposta a violenti temporali, motivo per cui si suppone che il toponimo “Tonale” derivi da Giove Tonante, a cui il luogo sarebbe stato consacrato. Secondo un attendibile documento storico, quello del Tonale è il toponimo solandro più antico: un diploma di Carlo Magno datato anno 774, sancisce il confine della Valcamonica al valico che ai tempi veniva chiamato “Thonale”. Oltre ai numerosi alberghi e agli impianti sciistici, qui si trova un’antica chiesetta dedicata a San Bartolomeo, situata presso due grandi edifici eretti sul luogo di un ospizio, del XII secolo, per viandanti. Le costruzioni si trovano lungo il tracciato della vecchia strada, ora sostituita dalla carrozzabile.

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Ortles Cevedale escursioni
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Cosa vedere Ortles Cevedale Adamello
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Itinerari Ortles Cevedale Adamello

Ortles-Cevedale-Adamello: le escursioni

La “Grande Traversata” all’ombra del Caré Alto

Partenza: Lago di Malga Bissina (1780 m)

Arrivo: Pian della Sega in Val Borzago (1250 m)

Dislivello: 1174 m in salita, 1654 m in discesa

Durata: 8 h

Difficoltà: prima T (turistico), nel tratto centrale EE (escursionisti esperti),

poi E (escursionistico)

Impegnativa traversata dal bacino del Chiese a quello del Sarca, che si snoda sotto il Caré Alto, terzo colosso del gruppo dopo Adamello e Presanella, tra frequenti tracce della Prima guerra mondiale. Lasciata l’auto alla diga di Malga Bissina, sopra Daone, si prende il sentiero n° 240, che costeggia il lago e poi s’inoltra nella Val di Fumo fino al rifugio omonimo (1918 m). Qui inizia il tratto più duro: dal fondovalle si sale a destra, seguendo il segnavia n° 222, tra i detriti, fino al Passo delle Vacche (2854 m), già punto chiave delle linee austriache. Si scende brevemente sul versante est, si risale alla Bocca di Conca (2678 m), poi con lunga traversata in costa si arriva al rifugio Caré Alto (2459 m). Infine, su sentiero ripido ma più agevole (segnavia n° 213) si scende in Val Borzago: superato un ponte e i ruderi di una malga (1440 m), si arriva a Pian della Sega, capolinea di una stradina (accesso da Spiazzo Rendena), dove bisogna darsi appuntamento con un’altra auto.

Baitone: il regno di gamberi e stambecchi

Partenza: Sonico, località Put del Guat (1528 m)

Arrivo: Laghi Gelati (2800 m)

Dislivello: 1272 m

Durata: 5 h

Difficoltà: E (escursionistico)

Una visita al Baitone, sottogruppo poco frequentato dell’Adamello, ricco di laghetti glaciali e interessato da recenti ripopolamenti faunistici (stambecchi e gamberi di fiume). Da Rino, frazione di Sonico in Valcamonica, una stretta stradina carrozzabile si inoltra nella Val Malga: la si segue in auto fino alla fine, dove un ponte (Put del Guat) immette su una mulattiera. A piedi si arriva in breve a Malga Premassone (1585 m), dove si devia a sinistra (segnavia n° 13), risalendo a zigzag fino alla diga del Lago Baitone (2283 m). Qui l’itinerario s’innesta sull’Alta Via dell’Adamello, un trekking in cinque tappe che arriva dalla vicina Val Miller (segnavia n° 1). Si prosegue con pendenza più dolce fino al Lago Rotondo (2442 m), sulle cui rive sorge lo storico rifugio Tonolini; poi una traccia di sentiero sale alla diga dismessa del Lago Lungo (2527 m) e infine ai solitari Laghi Gelati (2800 m), in una conca maestosa e selvaggia sotto il Corno Baitone (3330 m), la cima più alta della zona.

Val Genova: sotto i ghiacciai

Partenza: Beltovo, località Piani di Genova (1108 m)

Arrivo: rifugio Città di Trento-Mandron (2449 m)

Dislivello: 1341 m

Durata: 5 h

Difficoltà: prima T (turistico), poi E (escursionistico)

Dominata da ghiacciai imponenti e ricca di cascate, boschi e fauna, la Val Genova è una delle vallate più integre del versante trentino. È percorsa da una strada, aperta alle auto solo da Carisolo ai Piani di Genova, che la rende interessante anche per i ciclisti. Il fondovalle è scandito da una serie di tappe: nel tratto aperto alle auto Nardis (919 m), vicino all’omonima e famosa cascata, e Fontanabona (1127 m); in quello pedonale i rifugi Stella Alpina (1458 m) e Adamello Collini al Bedole (1641 m). Dal Bedole si prosegue sul sentiero n° 212 che, con grandioso panorama sulle vedrette del Mandrone e della Lobbia, sale ripido alla conca dove si trova il rifugio Città di Trento-Mandrone. Oltre che per i ghiacciai, la valle è particolarmente interessante per la fauna che vi risiede: nei boschi vivono numerosi caprioli e fa puntate l’orso bruno; in quota si possono invece avvistare camosci e marmotte.

Punta Beltovo di Dentro

Partenza: parcheggio Genziana o Bellavista in Val Martello (2055 m)

Arrivo: rifugio Città di Milano (2581 m) in Valle di Solda

Dislivello: 1300 m in salita; 800m in discesa

Durata: 3/4 h la salita, circa 2h la discesa

Difficoltà: E (escursionistico)

Dal parcheggio si prende il sentiero con segnavia n° 150 in direzione del rifugio Corsi. Dopo aver attraversato un bosco, si raggiunge il pianoro sottostante il rifugio dove si imbocca a destra la deviazione segnalata per il Passo Madriccio. Il sentiero, ora con segnavia n° 151, procede a serpentine tra pini cembri fino ad attraversare il torrente nei pressi di un ripiano. Si continua sulla destra della valletta del rio Madriccio alzandosi in direzione nordovest per una successione di dossi, che confluiscono nel canale detritico alla testata della valle, e riuscendo al Passo Mandriccio (3123 m). La triade Gran Zebrù, Monte Zebrù, Monte Ortles ci appare davanti in tutta la sua imponenza. Seguendo a destra (nord) il sentiero, si percorre la facile cresta meridionale della Punta Beltovo di Dentro, aggirando in un tratto mediano una zona rocciosa e pervenendo sulla panoramica vetta (3325 m). Ritornati al Passo Madriccio ci si cala sull’opposto versante coperto da elementari nevai fino all’inizio del periodo estivo. Passando nei pressi degli impianti sciistici si toccano le morene della Vedretta del Madriccio e il sentiero che conduce al rifugio Città di Milano (2581 m) nei pressi dell’arrivo della funivia in due tronchi che lo collega a Solda.