Il Gran Paradiso

Nel cuore del Parco nazionale più antico d’Italia

Il Gran Paradiso è la principale montagna del massiccio delle Alpi Graie e la sua vetta è situata in Valle d’Aosta, tra i comuni di Valsavarenche e Cogne. Dopo il Corno Nero e la Piramide Vincent, quella del Gran Paradiso è la terza cima più alta tra quelle che appartengono interamente al territorio italiano. Fiore all’occhiello in questo territorio di grande importanza ambientale e naturalistica è il Parco Nazionale del Gran Paradiso, la cui storia è strettamente legata alla salvaguardia del suo animale simbolo: lo stambecco.

Il Parco Nazionale del Gran Paradiso

Il Parco Nazionale del Gran Paradiso è il più antico del nostro Paese. Fu fondato nel 1922, e ben presto divenne un vero e proprio laboratorio in cui sviluppare una nuova cultura del protezionismo ambientale (in Italia, di fatto, mancava una tradizione su cui basarsi). Ex riserva di caccia reale, avrebbe dovuto, secondo i fondatori, difendere lo stambecco e proteggere quelle località «che si distinguono per la loro non comune bellezza» e che «compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico tradizionale». Ma questa impostazione venne poi contestata, perché si basava su criteri estetici e formalistici: il mondo delle alte quote rischiava di essere interpretato solo come una sorta di “quadro naturale” da tutelare nel suo aspetto esteriore, come pura apparenza. Oggi è subentrato un ben diverso approccio alla tutela, basato su presupposti scientifici e pedagogici.

territorio Gran Paradiso

Le prime ascensioni al Gran Paradiso

La Granta Parei (3387 m) è la montagna simbolo della Valle di Rhêmes: il suo toponimo significa Grande Parete. A proposito di toponomastica, “Gran Paradiso” compare per la prima volta nel 1827, sulla Cartechorographiqued’une partie du Piemont et de la Savoie. Circa l’origine del suo nome, una delle ipotesi lo riconduce al fatto che la testata della Valnontey, a Cogne, era definita il «Paradiso degli stambecchi». Altri Sostengono che“Paradiso” derivi da peirro, cioè pietra in patois: dunque Gran Paradiso vorrebbe dire Grande Pietra. È l’unico Quattromila interamente in territorio italiano; venne scalato per la prima volta nel 1860, dagli inglesi Cowel e Dundas con le guide Michel Payot e Jean Tairraz dal versante sudovest, partendo dall’Alpe di Moncorvè. La prima ascensione invernale porta invece la firma di Vittorio Sella, il 2 marzo 1885.

trekking Gran Paradiso

Il rifugio Vittorio Sella

Situato a 2584 metri nella parte alta del Vallone del Loson, sul versante valdostano del gruppo, e intitolato al grande fotografo biellese, il rifugio Vittorio Sella viene utilizzato principalmente nella stagione fredda come posto tappa nel Tour del Gran Paradiso, uno dei raid scialpinistici più celebrati delle Alpi. Circondato dalle vette della Gran Serra (3552 m), e dalle punte Nera (3683 m) e Rossa (3630 m) della Grivola, il Sella è assai frequentato anche dagli scialpinisti che si affacciano su cime meno note e poco impegnative. Il Sella è raggiungibile da Cogne (1534 m) in circa due ore e mezza con le pelli di foca, ed è composto da due strutture, la più antica delle quali viene utilizzata come ricovero invernale (11 posti letto). L’altra conta 150 posti e offre servizio di alberghetto.

Il rifugio Federico Chabod

L’arrivo al rifugio Federico Chabod (2750 m), nel maestoso scenario offerto dalla grande parete settentrionale del Gran Paradiso. Siamo nel cuore glaciale del gruppo. Il rifugio Chabod è anche la base di partenza degli scialpinisti che affrontano la terza tappa del Tour del Gran Paradiso: l’itinerario, in circa cinque ore, arriva all’altra importante oasi in quota del versante valdostano, il rifugio Vittorio Emanuele II (2735 m). Da qui si può salire anche alla cima principale lungo la classicissima via Normale, un itinerario dalle difficoltà tecniche non proibitive, anche se si svolge su ghiacciaio e in alta quota. Dal culmine della salita si gode un’eccezionale visione d’insieme sulle cime circosanti. L’occhio abbraccia una buona porzione di Alpi Occidentali, dal Vallese al Monte Bianco, dalla Vanoise al Del nato, dal Monviso alle Grigne.

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Territorio Gran Paradiso
Parco Nazionale Gran Paradiso
Parco Nazionale Gran Paradiso
Territorio Gran Paradiso
Parco Nazionale Gran Paradiso
Parco Nazionale Gran Paradiso

Gran Paradiso: escursioni e itinerari

Punta dell’Orletto (2469 m)

Partenza e arrivo: Campiglia Soana (1350m)

Dislivello: 1337m

Durata: 4h

Difficoltà: E (escursionistico)

Da Campiglia seguendo la sterrata di fondovalle (segnaletica per il Santuario di San Besso) si attraversa il torrente omonimo per risalirlo sulla sinistra orografica. Dopo una cappelletta un sentiero sale ripido e parte sulla destra tra pascoli e boschi di larici. Giunti a una baita a quota 1811m si procede a mezzacosta, raggiungendo il suggestivo santuario di San Besso. Da qui si aggira lo spallone roccioso a cui è addossata la piccola costruzione per inerpicarsi su alcune balze rocciose e ripidi prati sulla destra (vecchi bolli di vernice rossa), che conducono al Colle Borra (2578m). Da qui una breve e facile cresta in discesa porta alla Punta dell’Orletto. La discesa si effettua dallo stesso itinerario oppure passando dall’Alpe Fanton di Sopra, da dove un sentiero immette nell’incassato vallone di Rio Fanton, che riporta a Campiglia Soana.

Lago di Loye

Partenza e arrivo: Lillaz

Dislivello in salita: 800m

Dislivello in discesa: 800m

Durata: 4h

Difficoltà: E (escursionistico)

Da Lillaz si segue la strada a tornanti (sentiero n° 13) che porta al Vallone dell’Urtier e si risale tenendosi sulla destra orografica. Dopo aver risalito il salto delle famose cascate di Lillaz si raggiungono i casolari di Goille (1854m) e ci si porta sulla sinistra orografica del fiume su un ponte di legno, proseguendo su una comoda mulattiera che si snoda in un lariceto. Si aggira quindi la Testa Goilles (2367m), per inoltrarsi nel Vallone di Bardoney (è possibile salire la modesta elevazione della Testa Goilles in 45 minuti, deviando dalla sella che divide il Vallone dell’Urtier da quello di Bardoney). Giunti a un bivio, in prossimità dell’alpeggio Bardoney a sinistra, si segue il sentiero n° 12 per aggirare un pianoro originatosi da un antico lago colmato da sedimenti. Dopo una salita su pendii aperti e un tratto in falsopiano, si ridiscende al sottostante lago di Loye. Seguendo l’evidente sentiero si raggiunge la sottostante Alpe Loye, per entrare in un fitto bosco di larici e poi di abeti. Un ripido pendio con vedute sulle cascate riporta in breve a Lillaz.

Le Meyes e la Costa della Mentò

Partenza/arrivo: Ponte del Gran Clapey (1726m)

Dislivello in salita: 1130m

Dislivello in discesa: 1130m

Durata: 6h

Difficoltà: E (escursionistico)

Dal ponte del Gran Clapey si segue la comoda mulattiera (sentiero n° 17) che porta a un canalino, dove si prosegue su sentiero per uscire sulla sinistra. Giunti alla base di una parete rocciosa nerastra, ci si dirige verso la testata della valle (possibile deviazione ai ruderi dell’alpe Provet). Il percorso è intricato nelle boscaglie e conviene puntare ai casolari di Meyes di Sotto. Ci si congiunge al sentiero n° 4 proveniente da Pont, si prosegue raggiungendo l’Alpe delle Meyes di Sopra e si entra nell’ampio Vallone delle Meyes per incontrare la ex strada reale di caccia. Si segue la via che dopo alcuni tornanti porta sino al Colle della Mentò, eccezionale punto panoramico sulla Valsavarenche e sul massiccio del Gran Paradiso. Si scende quindi verso il suggestivo Lago Djuan, dove ci si congiunge con l’Alta Via n° 2 (che, per il Colle di Entrelor, mette in comunicazione la Valsavarenche con la Val di Rhêmes). Proseguendo a mezzacosta si scende verso l’Alpe Tsoplana, quella di Djuan e quindi alla Casa Pngp di Orvieille. Passando per gli alpeggi Carré e La Rujaz, tra muretti a secco e terrazzamenti ormai incolti, si ritorna a Eaux Rousses, un chilometro a valle rispetto al Ponte di Gran Clapey.

Casa di caccia del Gran Piano

Partenza: Ceresole Reale (1501m)

Arrivo: Noasca (1058m)

Dislivello in salita: 875m

Dislivello in discesa: 1330m

Durata: 6.30h

Difficoltà: E (escursionistico)

Da Ceresole con il sentiero della Via Alpina ci si porta sul limitare del bosco, presso la Grangia Prà del Cres. Da qui si prosegue verso est prendendo il sentiero n° 542 che porta al bivacco Ettore e Margherita Giraudo. Salendo per ampi pascoli si giunge al Colle Sià, straordinario punto panoramico con vista che abbraccia il Gran Paradiso, il Ciarforon, la Tresenta e la Becca di Monciair. Con piccoli saliscendi la mulattiera percorre il Vallone del Roc, passando vicino alle belle costruzioni in pietra dell’Alpe Loserai. Si prosegue verso il pianoro dell’Alpe Broglietto, dove si incontrano i suggestivi rivoli d’acqua del torrente Roc, che si attraversano portandosi sulla sinistra idrografica del vallone. Al bivio per il bivacco Giraudo si continua lungo la strada reale che prosegue a mezza costa su ampi pendii erbosi. Aggirata la cresta di Ciamosseretto si scende tra imponenti strapiombi di rocce rossastre al Gran Piano, dove sorgeva la Casa reale di caccia, anche questa trasformata in casotto del Parco nazionale. Da qui la mulattiera scende comodamente con numerosi tornanti, passando per un bosco di larici e l’agglomerato di Sassa (1353m), ormai disabitato da alcuni anni. Un’ultima discesa nel bosco porta sulla S.S. 460, poco sopra il centro di Noasca.