Alla scoperta delle Alpi Giulie

Riserva Mondiale UNESCO

Le Alpi Giulie sono una suddivisione della catena delle Alpi e rappresentano un luogo unico al mondo tanto per la biodiversità del territorio, quanto per i suggestivi scenari naturalistici che ne fanno, nel mondo, una delle catene montuose italiane più amate. E proprio per la diversità culturale e geografica e per la bellezza non solo delle cime delle Alpi Giulie, ma anche per i Laghi e i boschi, nel giugno 2019 l’UNESCO le ha proclamate Riserva Mondiale dell’Umanità.

Geologia delle Alpi Giulie

Dal punto di vista geologico, le Alpi Giulie sono formate prevalentemente da rocce d’origine sedimentaria sviluppatesi in ambiente marino durante il mesozoico. Tuttavia, nelle Giulie Occidentali, la successione delle stratificazioni copre un arco di tempo che va dal permiano (fine del paleozoico) al cretaceo (fine del mesozoico). Si tratta principalmente di calcari e dolomie. A mano a mano che ci si sposta verso est, in direzione delle Giulie Orientali, la dolomia principale viene sostituita da rocce calcaree, facilmente riconoscibili per il colore argentato e l’evidente stratificazione in banchi. Si tratta dei cosiddetti calcari del Dachstein. Nelle Giulie Occidentali tali calcari si sono sovrapposti alla dolomia, dando origine alla catena del Canin.

Alpi Giulie stratificazione

Jôf Fuart: la montagna dalla doppia cima

«Uno dei massicci più belli e imponenti delle Alpi Giulie», così Julius Kugy definì lo Jôf Fuart. Quotata 2666 metri, questa montagna ha una “doppia cima” le cui due estremità hanno un’altezza che differisce solo leggermente, in quanto quella di nordest è poco più alta. Durante la Grande Guerra le due vette furono collegate tra loro da un sentiero che consentiva di spostarsi da un capo all’altro in una decina di minuti. Il toponimo Jôf Fuart è di origine friulana e significa “giogo forte”.

Per gli sloveni questa montagna è il Vis, che rappresenta la contrazione dell’antico nome, Visnja Gora, ovvero “Cima Alta”. La catena principale del Gruppo dello Jôf Fuart (qui osservato dal rifugio Pellarini) è separata dal Gruppo del Montasio dalla Forcella Lavinal dell’Orso (2138 m), incisione tra la Cima de la Puartate (2436 m) e le Cime Castrein (2502 m) e trait d’union tra la Val Rio del Lago e la Val Saisera.

I profili delle Alpi Giulie

L’ Altopiano del Montasio è uno dei più aperti e suggestivi terrazzi naturali che si affacciano sul cuore delle Giulie. Punteggiato da malghe solitarie, si presenta come un vasto orizzonte di pascoli sospeso intorno ai 1500 metri, al termine dei ripidi tornanti provenienti da Sella Nevea.

Di fronte all’Altopiano, a circa sei chilometri di distanza oltre l’alta Val Raccolana, si allunga in tutta la sua estensione la linea di cresta del Monte Canin, sulla quale corre il confine tra Italia e Slovenia. Sulle pendici del Canin è presente il fenomeno del carsismo: crepacci di roccia, doline, grotte, grandi estensioni di pietra calcarea lavorata dall’acqua e profondissimi abissi rappresentano un complesso sistema naturale. Un paesaggio dominato dal grigio della pietra che può suscitare emozioni contrastanti, tra desolazione e meraviglia.

Riflessi rossastri e aranciati avvolgono in un’atmosfera apparentemente surreale il Monte Zâbus (2244 m), la cui sommità si allunga per un paio di chilometri circa tra la Forca di Vandûl e la Forca Bassa. Siamo nel sottogruppo del Monte Cimone, fuori dalle vie più battute, in un’area dove un tempo i pastori della Val Dogna e della Val Raccolana portavano le pecore al pascolo. Queste impervie pareti, i cui accessi oggi sono ancora più faticosi di una volta per la scarsità di sentieri, hanno attirato l’attenzione di alcuni alpinisti tra i quali, negli anni Venti del secolo scorso, il triestino Vladimiro Dougan. E fu proprio lui, affascinato dal selvaggio panorama che si può ammirare durante l’ascensione, a descrivere lo Zâbus come «il monte della pace, della bella vista e dei fiori».

Selvaggia, impervia, profonda, la Val Dogna (sul versante occidentale delle Giulie) si risale su una vecchia strada militare oggi asfaltata che, tra curve e tornanti, costeggia il lato settentrionale. I casolari di Mincigos, a 965 metri, rappresentano una delle cinque piccolissime frazioni disseminate lungo la valle. Da qui si apre una vista mozzafiato sul possente versante nordovest del Jôf di Montasio, un grande castello roccioso alto 2753 metri. È questa una delle pareti più imponenti di tutte le Alpi Occidentali, sulla quale si sviluppano itinerari alpinistici di ampio respiro. Il più facile e ripetuto è la via di Dogna, che venne tracciato nel 1882. In piena parete, sulla Grande Cengia e proprio sotto il salto terminale, si trova, in bilico sull’abisso, il piccolissimo bivacco in legno e lamiera Adriano Suringar, che ospita quattro cuccette.

Alpi Giulie occidentali

A dieci chilometri da Tarvisio, si spalanca la piana dei Laghi di Fusine, classica meta turistica delle Giulie. Il Lago Superiore (929 m) è circondato da abetaie e, più in alto, dalla poderosa corona di pareti del Mangart (2677 m). Sulla cresta spartiacque corre il confine italo- sloveno che durante la Guerra Fredda è stato anche teatro di alcune tensioni. La via Normale di accesso al Mangart non potè più essere percorsa e così si dovette tracciare una nuova e ardita via ferrata: la Ferrata italiana. Tra luce e ombra, nella foto, è visibile l’incisione del Gran diedro del Piccolo Mangart di Coritenza, il più alto ed elegante delle Alpi, dove corre la celeberrima via aperta da Enzo Cozzolino nel 1970. A commento di quell’impresa, Dino Buzzati scrisse: «Dall’incontro delle più belle pareti con gli arrampicatori più forti sono scaturiti i capolavori dell’alpinismo moderno».

Il versante occidentale del Mangart (2677 m) si presenta come una poderosa cupola di roccia. È la quarta vetta delle Giulie in ordine di altezza. La montagna fu salita per la prima volta addirittura nel Settecento da cacciatori di camosci. Per raggiungere la parete occidentale si può partire dal rifugio Koča na Mangartskem sedlu (1995 m, 53 posti, interamente ricostruito dopo la Seconda guerra mondiale) e seguire le due vie normali. Dalla cima del Mangart, la vista spazia sia su una serie di vette delle Alpi Giulie sia sul Matajur e sul Monte Nero a sud, sui Tauri e sulle Caravanche a nord. Il Picco di Grubia (2240 m) è una sommità della cresta principale che sta tra la Forchia di Terra Rossa e la Sella di Grubia. Sotto il Picco sorge il bivacco Elio Marussich (2043 m), punto di partenza per le escursioni al gruppo del Canin e per le attività speleologiche. Si raggiunge da Sella Nevea utilizzando la funivia che porta al rifugio Gilberti (1850 m), e poi camminando per circa un’ora e trenta su comodo sentiero. Siamo in un ambiente tipicamente carsico: nel Foran del Muss, si trovano grotte di eccezionale profondità.

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Itinerari e geologia Alpi Giulie Occidentali

Alpi Giulie: escursioni e trekking

Escursione ai Laghi di Fusine


Partenza e arrivo
: Lago Inferiore di Fusine (945 m)

Dislivello: 200 m

Durata: 2 h

Difficoltà: T (turistico)

Lasciata l'auto sul margine nord del Lago Inferiore di Fusine, si costeggia lo specchio d'acqua in senso antiorario. Poco prima di chiudere l'anello e tornare sulla strada, si segue la traccia che verso sud porta sul Lago Superiore di Fusine, che si costeggia anch'esso in senso antiorario nel bel bosco. Giunti sulla sponda meridionale, nei pressi di una radura si devia a destra (sud) andando a incrociare una sterrata (segnavia n° 514), che si segue verso destra. Ignorando la prima deviazione a destra, alla successiva si prende a sinistra e si passa dall'Alpe del Lago (1006 m). Si prosegue sulla sterrata e al secondo bivio si svolta a sinistra (segnavia n° 513), che in leggera discesa riporta alla strada asfaltata nei pressi dei laghi.

Laghi di Fusine: come arrivare?

I Laghi di Fusine distano 20 minuti da Tarvisio, città facilmente raggiungibile prendendo l’A23 Alpe-Adria. Da Tarvisio basterà poi percorrere la strada che sale in Valromana, verso il confine con la Slovenia, dove si trova l’accesso per il Lago inferiore di Fusine.

Escursione all'Anello dello Jôf di Somdogna


Partenza
: Sella di Somdogna (1397 m)

Arrivo: Jôf di Somdogna (1889 m)

Dislivello: 492 m

Durata: 3/4 h

Difficoltà: E (escursionistico)

Dalla Sella di Somdogna si prende il sentiero n° 610 che sale sul versante settentrionale dello Jôf di Somdogna, passando a breve distanza dal piccolo stagno del Laghetto (1450 m circa). Con alcuni tratti ripidi, ci si sposta sul versante orientale della montagna, quindi verso ovest si affronta l'ultima erta salita fino alla vetta dello Jôf di Somdogna (1889 m), con i resti della Grande Guerra che costellano l'acrocoro sommitale, proprio di fronte al versante nord dello Jôf di Montasio. Si può rientrare per il medesimo itinerario, ma consigliamo di scendere sul versante opposto sempre con il n° 610, per poi deviare a sinistra sul n° 611 che riporta al rifugio Fratelli Grego.

Escursione al Monte Re


Partenza
: Vallone del Rio dei Combattenti, Cave del Predil (1023 m)

Arrivo: Monte Re (1912 m)

Dislivello: 889 m

Durata: 2/3 h

Difficoltà: E (escursionistico)

Dall’abitato di Cave del Predil (900 m) si percorre una carrareccia che con alcuni tornanti raggiunge dei vecchi fabbricati minerari sul fianco sud del Monte Re, nel Vallone del Rio dei Combattenti. Lasciata l’automobile nel parcheggio (1023 m) si segue un sentiero contrassegnato da bolli rossi che sale ripido nel bosco, passando accanto a opere e scavi minerari. Si giunge a uno spallone prativo (1494 m), su cui sorge una croce dedicata ai minatori di Cave del Predil. Si procede ancora oltre la spalla ritornando nel bosco su sentiero che in alto diviene scomodo e disagevole. Dal bosco di faggio si passa a quello di abete rosso e di larice, per uscire in alto in una fitta mugheta. Seguendo il sentiero, superate facili balze di roccia e passati presso l’anticima, si guadagna finalmente la vetta del Monte Re (1912 m).

Escursione al Monte Cimone


Partenza
: Altopiano del Montasio (parcheggio, 1502 m)

Arrivo: Monte Cimone (2379 m)

Dislivello: 877 m

Durata: 3/4 h

Difficoltà: EE (escursionisti esperti)

Quello al Monte Cimone è un trekking suggestivo, che permette di raggiungere la cima del maggior rilievo dell’Appennino Settentrionale attraverso un itinerario dedicato ai soli escursionisti esperti.

Da Malga Montasio (mt.1517) prendere il sentiero CAI 621 e dopo 50 min. di traversata per la via alta raggiungere il bivio con il sentiero nr.640, prendere il sentiero a destra in salita e raggiungere in 1 h circa la Forca di Vandul (mt.1986), è consigliabile percorrere la cengetta a destra per circa 20 mt. per ammirare l'abisso sotto di voi. Percorrere poi un gradone attrezzato di circa 60 mt. (facile -B/A, ma è consigliabile indossare il caschetto ed il set di autoassicurazione perché qualche stambecco potrebbe smuovere dei sassi). Dopo circa 20 min. si arriva in cresta a mt.2064 da dove si vede poco sotto il recente bivacco del Torso, spostato dalla cima del Cimone. Da qui attraverso la forcella della Viene (mt.2121) da dove si ammira la parete ovest del Montasio, si prosegue poi per il sentiero in salita tra verdi e roccette di I grado (scivolose se il terreno è bagnato) fino a raggiungere in poco più di 1 h dalla fine del tratto attrezzato la vetta del Cimone (mt.2379) incontrando numerosi stambecchi. Per la discesa in alternativa abbiamo preso il sentiero nr.641 che scende il ripido vallone della Viene (in fondo prendere il bivio a sx per il 621) attraversando le pendici del pizzo Viene e ricongiungendosi al percorso di salita (3 h c/a).

La via normale allo Jôf di Montasio


Partenza
: parcheggio dell’Altopiano del Montasio (1502 m)

Arrivo: Jôf di Montasio (2753 m)

Dislivello: 1251 m

Durata: 3/4 h

Difficoltà: EEA (escursionisti esperti con attrezzatura)

 

L’itinerario proposto richiede attenzione per i suoi passaggi esposti, per la Scala Pipan e per la cresta aerea che conduce alla cima. Data la difficoltà dell'itinerario, si raccomanda di sceglierlo solo se si è escursionisti esperti dotati della giusta attrezzatura.

Il Montasio domina la Val Saisera con la muraglia settentrionale e la Val Dogna con l’alta e selvaggia parete ovest. Sul lato sud presenta il suo versante più semplice, ma comunque non banale. Dal parcheggio si segue verso nordest una stradina asfaltata, poi sterrata, in moderata salita tra i pascoli fin quasi al rifugio Di Brazzà (1660 m). Appena prima di raggiungerlo, si svolta a sinistra lungo un sentiero tra i prati che, quasi rettilineo e in costante salita, con direzione nordovest e un ultimo ripido tratto, conduce alla sella prativa della Forca dei Disteis (2201 m), affacciata sull’abisso della Clapadorie.

Si segue verso est un’evidente traccia che traversa il ghiaione ai piedi della Sud del Montasio, si ignora a sinistra il sentiero per il bivacco Suringar e, giunti alla base di un avancorpo roccioso, lo si supera con l’aiuto di alcune corde. Si piega a sinistra (nord) e, restando vicini alle pareti di sinistra, si raggiunge il grande ed evidente cami-no forato. Si supera un primo tratto con cavo e alcune staffe, fino all’inizio della lunga e celebre Scala Pipan, superata la quale un altro breve tratto con cavo deposita sulla cresta est- sudest del Montasio. Si segue quest’ultima, su terreno facile, ma detritico e a tratti esposto, fino alla panoramica cima.
Per la discesa, si segue il medesimo percorso.

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Escursioni Alpi Giulie Occidentali Foto: Claudio Costerni
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