Il Massiccio del Monte Bianco

Toccare il cielo tra i ghiacciai

Il Re delle Alpi, il tetto d'Europa, la Dama Bianca: il Monte Bianco è tra le Seven Summit europee, un gigante bianco che richiama alpinisti e appassionati di montagna da tutto il mondo. L'importanza di questa montagna si evince anche dal fatto che, dal punto di vista della storiografia alpinistica, la nascita dell'alpinismo viene proprio fatta coincidere con la data della prima ascensione al Monte Bianco, che risale all'8 agosto 1786.

Monte Bianco: tra circhi glaciali e pareti di roccia

Il settore meridionale del Monte Bianco è il più aspro e il più severo dell’intero massiccio, che conta un’altezza di 4810 mslm. Sopra i circhi glaciali del Bruoillard, del Frêney e più a est del bacino della Brenva si impennano poderose pareti di roccia e misto alte più di mille metri. Soltanto cinquant’anni fa, alcune di queste zone della montagna non erano neppure state esplorate. È dalla fine degli anni Cinquanta che si accese l’interesse per i piloni del Frêney: una corsa che coinvolse alpinisti americani, francesi, inglesi, polacchi e italiani e che diede vita a una vera e propria epopea. I punti di appoggio su questo versante sono principalmente tre: il comodo e panoramico rifugio Monzino, il remoto bivacco Eccles e il rifugio Borelli, arroccato sullo zoccolo del Mont Noir de Peutérey, al riparo di una parete strapiombante. Sopra il paesino di Entrèves, pochi chilometri a nord di Courmayeur, si alzano le morene e i ghiacciai del versante sud della parte centrale del massiccio.

Escursioni Monte Bianco

I profili del Monte Bianco

Tra il Ghiacciaio della Brenva e il Ghiacciaio di Entrèves svetta una pala di granito bruno, ben visibile dal rifugio Torino. È l’Aiguille de la Brenva. Qualche metro a nord, sottile e appuntito, si staglia l’ago roccioso chiamato Père Eternel (3224 m). Sulla sua parete nord è ancora infissa la pertica di legno usata dai primi salitori che la utilizzarono negli anni Venti del secolo scorso per vincere le sue placche compatte, giudicate allora impossibili. Più a occidente si alza l’imponente Aiguille Noire de Peutérey, la cui complessa parete ovest è alta 650 metri e venne salita in tre giorni nel 1939. Il massiccio del Bianco sorge in una posizione della catena alpina che lo rende particolarmente esposto alle perturbazioni provenienti da ovest. Quasi sempre, il brutto tempo si annuncia sul versante occidentale. Qui le condizioni meteorologiche cambiano molto rapidamente e in un paio d’ore i fenomeni possono assumere intensità davvero notevoli. Le Aiguilles des Glaciers, le Aiguilles de la Lex Blanche, le Aiguilles de Trélatête e il Piccolo Monte Bianco sono belle cime che sorgono al confine tra Italia e Francia, non presentano particolari difficoltà d’approccio, ma richiedono in genere un impegno di due giorni.

I rifugi sul Monte Bianco

I punti di appoggio su questo versante sono il comodo rifugio Elisabetta, il poco frequentato e remoto bivacco Adolfo Hess, il suggestivo bivacco Giovane Montagna e l’alto bivacco Durier. Subito a est di questa zona, oltre il Ghiacciaio del Miage, domina la cima del Monte Bianco. Nel cuore del massiccio diverse colate glaciali convergono nella Mer de Glace. Con spettacolari scudi e placche compatte, le pareti di granito sopra l’Envers des Aiguilles dominano la sinistra orografica della vallata. Alla destra del Ghiacciaio del Leschaux si spalanca l’ampia conca del Talèfre, e più in basso, oltre lo stretto Ghiacciaio de la Charpoua, domina il profilo di una delle montagne più famose ed eleganti del mondo: il Petit Dru (3633 m), sul quale, tra gli altri, salgono il Pilier Bonatti, la Diretta e la Direttissima americana, alcuni tra i più classici e celebrati itinerari alpinistici di tutti i tempi. I punti d’appoggio di questa vasta area sono: il rifugio del Requin, quello dell’Envers des Aiguilles, l’hotel de Montenvers, il rifugio de la Charpoua, quello del Couvercle e del Leschaux.

Monte Bianco escursioni e trekking

Albert 1er: il raro rifugio di alta montagna

In prossimità del confine tra Francia e Svizzera, il Ghiacciaio di Tour separa l’Aiguille du Chardonnet (3824 m) dal rifugio Albert 1er. Situato a 2702 metri di quota, questo è uno dei rari rifugi d’alta montagna che durante la bella stagione può essere raggiunto anche da famiglie con bambini. Custodito d’estate, conta circa 140 posti, 30 il locale invernale. Per raggiungerlo si può seguire il sentiero che parte dall’arrivo della seggiovia di Col de Balme (500 m di dislivello e circa un’ora e mezza di cammino) oppure si può partire a piedi dal paesino di Tour e salire lungo la morena del ghiacciaio (1300 m di dislivello e circa tre ore e mezza di marcia). Dall’Albert 1er si possono effettuare itinerari di scialpinismo; uno dei più spettacolari è quello che attraversa interamente il Ghiacciaio di Tour passando proprio ai piedi dell’Aiguille du Chardonnet e dell’Aiguille du Tour. Il versante orientale del massiccio visto dagli svizzeri Lacs de Fenêtre (2457 m) offre una vista eccezionale sulle pareti che dominano la Val Ferret. Tra queste, spicca la Est delle Grandes Jorasses che venne salita per la prima volta negli anni Quaranta da Giusto Gervasutti. Più a est si trova la cima del Mont Dolent, punto d’incontro dei tre Stati. E ancora più a oriente si apre lo spicchio elvetico del massiccio che corre lungo il confine francese per 19 chilometri. Sopra la Val Ferret svizzera diversi punti d’appoggio, come il bivacco della Maye, la capanna de l’A Neuve, quelle di Saleina e d’Orny, permettono escursioni e alte vie di ampio respiro e modesta difficoltà. Dalla capanna d’Orny si può, ad esempio, ritornare in Francia in cinque ore di marcia attraverso i 3323 metri del Col du Chardonnet.

La prima ascensione al Monte Bianco

Come si sa, il Monte Bianco venne salito per la prima volta a fine Settecento. C’è però chi sostiene che i veri conquistatori del Tetto d’Europa furono, addirittura, gli antichi Romani. Nel 25 a.C. i Romani si insediarono in Valle d’Aosta strappandola ai Salassi: erano in cerca di minerali e lo testimoniano anche le miniere chiamate Trou des Romains in Val Sapin. Si era allora in un periodo dal clima talmente mite che su tutti i colli si transitava anche d’inverno. Così, spinti dalle ricerche, è logico pensare che abbiano risalito i pendii verso il Bianco dal Col de la Seigne, all’epoca uno dei più battuti, chiamato Ceutrones Jugum. Quasi senza ghiacciai, doveva essere una passeggiata. Scrivono Tito Livio e Ammiano Marcellino: «Le montagne sono state tutte esplorate». E con quel «tutte» è facile credere che si intendesse anche la più alta.

Trekking sul Monte Bianco: il celebre Tour du Mont Blanc

Il Tour du Mont Blanc (TMB, segnavia gialli in Italia e bianco/rossi in Svizzera e Francia) è uno dei trekking più famosi delle Alpi: si tratta di un itinerario transfrontaliero ad anello di 170 chilometri che si sviluppa lungo terrazzi naturali di grande suggestione. Articolato in una decina di tappe (anche se gli atleti che ogni anno partecipano alla corsa Ultra Trail Mont Blanc lo percorrono in giornata), permette la circundeambulazione dell’intero massiccio. Dalla Valle d’Aosta si entra nell’anello lungo la Val Veny fino al rifugio Elisabetta, per poi valicare il confine al Col de la Seigne, oppure in Val Ferret lungo il sentiero panoramico del Mont de la Saxe, che dal rifugio Bertone porta in cresta, quindi al Bonatti e poi al rifugio Elena e al Col du Grand Ferret, da dove si entra in territorio elvetico.

I piloni del Monte Bianco: sogno e incubo degli alpinisti

Sogno e incubo di molti alpinisti, i Piloni del Frêney sono quattro guglie granitiche situate in cima al versante meridionale del Bianco e comprese tra la Cresta di Peutérey e la Cresta dell’Innominata, a picco sulla Val Veny. Il più celebre e maestoso  è il Pilone Centrale, teatro nel 1961 di una pagina tragica entrata nella storia dell’alpinismo (morirono un italiano, il forte Andrea Oggioni, e tre giovani scalatori francesi). Gli altri piloni sono: il Pilone Gervasutti (o Nord), il Pilone Sud e il Pilier Dérobé (o Nascosto) che, come si evince dal nome, rimane coperto da quello Centrale. Siamo in una delle zone più selvagge e lontane del Monte Bianco. L’avvicinamento avviene o da Punta Helbronner, attraverso il bacino della Brenva, o dalla Val Ferret lungo il Ghiacciaio del Brouillard.

Le Grandes Jorasses: le cime granitiche che furono boschi

Le Grandes Jorasses sono un possente e celeberrimo gruppo di sei cime che sovrasta la Val Ferret (4208 m). Il toponimo Jorasses deriva dal termine celtico juris, ovvero foresta d’alta quota, il che conforta la tesi secondo cui un tempo la Val Ferret fosse interamente ricoperta di boschi. La prima ascensione alla cima principale (Punta Whymper) risale al 1865 quando (stesso anno e stesso conquistatore del Cervino) l’inglese Edward Whymper, insieme alle guide Michel Croz, Christian Almer e Franz Biner, arrivarono sulla Punta Whymper (4184 m). Sul versante italiano ci sono quattro punti d’appoggio: il rifugio Boccalatte (2803 m) sul Ghiacciaio delle Grandes Jorasses; il bivacco Jachia (3264 m) all’Aiguille de l’Évêque; il bivacco Canzio (3818 m) al Col des Grandes Jorasses; e il bivacco Gervasutti sotto la Est.

Itinerari Monte Bianco
Monte Bianco
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Ascesa Monte Bianco
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Monte Bianco
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Monte Bianco escursioni e trekking

Skyway Monte Bianco: sul tetto d'Europa

La funivia del Monte Bianco è un complesso tecnologico d’avanguardia attivo dal 2015, che permette di raggiungere la cima del Gigante d’Europa in un viaggio emozionante, nel cuore delle rocce e dei ghiacciai di quella che è una montagna unica al mondo. Sono tre le stazioni dello SkyWay Monte Bianco: Courmayeur, Pavillon du Mont Fréty e Punta Helbronner. Nella stazione intermedia di Pavillon du Mont Fréty si trova una cantina ad alta quota in cui si produce il Vallée d’Aoste Blanc de Morgex, spumante Metodo Classico, oltre ad un giardino botanico, 2 ristoranti e diversi negozi per fare shopping, mentre arrivati a Punta Helbronner (3.466 mslm) vi troverete in una terrazza circolare affacciata su un panorama mozzafiato: la vista a 360° sui “4000” d’Europa, ovvero il Monte Bianco, il Monte Rosa, il Gran Paradiso, il Cervino e il Grand Combin. È qui che potrete rilassarvi bevendo qualcosa e contemplando la bellezza circostante della natura silenziosa, livida e imponente. E se raggiungere la vetta del Monte Bianco è un’esperienza grandiosa, lo sarà senza dubbio anche leggere, immersi nella calma e nella pace che solo luoghi del genere riescono a far provare: ha infatti aperto, nel luglio 2019, laFeltrinelli 3466: libreria d’alta quota a due passi dal cielo, che propone titoli ad hoc sul mondo della montagna, e non solo. Viaggiare, qui, sarà possibile anche e soprattutto con lo spirito, immergendosi in racconti e storie che permettono di guardare il mondo da un punto di vista differente: quello della vetta del tetto d’Europa.

Itinerari ed escursioni sul Monte Bianco

L’Aiguille Verte e i Drus

Partenza: Montenvers (1913 m)

Arrivo: refuge de la Charpoua (2841 m)

Dislivello: 1100 m

Durata: 3/4 h

Difficoltà: A (alpinistico – facile); utili i ramponi

Dalla stazione di Montenvers, raggiunta con il treno a cremagliera da Chamonix, si prende in discesa la piccola cabinovia fino al ghiacciaio, o in alternativa si percorrono il sentiero (seguendo le indicazioni) e le lunghe scale. Raggiunta la Mer de Glace, la si risale circa al centro su traccia in genere evidente e segnalata (ramponi utili, ma non necessari; attenzione a qualche crepaccio). Il vecchio accesso al rifugio puntava quasi subito al versante opposto, ma oggi è stata attrezzata una nuova e più sicura via, che si stacca dal ghiacciaio più in alto: si deve puntare a un grande quadrato giallo dipinto sulla roccia a quota 2060 metri. Si superano due grandi placche di roccia attrezzate con lunghe scale, quindi si continua verso est in salita tra placche e rocce, fino a incontrare il sentiero orizzontale del Balcon de la Mer de Glace. Si piega a sinistra (nord) e si segue questo sentiero, si doppia uno sperone attrezzato e poco oltre si svolta a destra (nordest) lungo il vecchio sentiero di accesso, che risale la porzione basale del Rognon de la Charpoua (tratti attrezzati) sino al rifugio.

Anello della Tête de la Tronche

Partenza e arrivo: Raffort (1374 m)

Dislivello in salita: 1400 m

Durata: 7/8 h l’intero anello

Difficoltà: E (escursionistico)

Itinerario circolare, paesaggisticamente meraviglioso anche se piuttosto faticoso. Dopo una salita molto ripida, si tocca il rifugio Bertone (1977 m), punto di partenza di molte traversate. Si prosegue per il Mont de la Saxe (2348 m) e il lungo crinale in direzione della Testa Bernarda (2533 m) per raggiungere infine la Testa della Tronche (2584 m). Si scende al Col Sapin (2436 m) e lungo il sentiero che percorre la sinistra orografica della Val Sapin fino al caratteristico abitato di Tsapy, circondato dalla folta vegetazione. Dall’ultima baita è consigliabile la breve deviazione per i Trou des Romains, miniera d’argento di origine romana sfruttata fino al XIX secolo (la torcia, qui, è indispensabile). Tornati sul fondo della Val Sapin ci si ricongiunge al percorso di salita. Dalle sommità toccate si godono alcuni degli scorci più belli sul Monte Bianco e le Grandes Jorasses. Evitare il periodo più caldo, in quanto la parte centrale dell'itinerario si svolge su pendii erbosi completamente esposti al sole.

Testa di Licony

Partenza: Ermitage (1467 m)

Arrivo: Testa di Licony (2930 m)

Dislivello in salita: 1500 m

Durata: 4 h e 30 min/5 h in salita

Difficoltà: E (escursionistico)

Per raggiungere i quasi 3000 metri di questa cima occorre superare 1500 metri di dislivello in salita e dunque è richiesto un buon allenamento. Tuttavia, la presenza del bivacco Pascal, edificato a pochi metri dalla vetta nel 2006 e dedicato alla guida alpina di Morgex Luigi Pascal, permette di spezzare la gita in due giorni, con relativa visione spaziale di alba e tramonto, non solo sul gruppo del Bianco, ma su tutti i gruppi montuosi sud-occidentali della Valle d’Aosta: dall’Emilius, al Rutor al Gran Paradiso. Il sentiero, fino a La Suche, è comune con quello al Mont Cormet, poi si seguono le indicazioni per il Col Licony (2671 m). Dal colle, sul lato Morgex si può ammirare il sottostante splendido lago di Licony, mentre un evidente sentiero si arrampica tra sfasciumi e roccette in direzione del magnifico balcone panoramico presso il grosso ometto di vetta e della confortevole casetta in pietra del bivacco.

Bivacco Hess

Partenza: Val Veny, loc. La Visaille (1659 m)

Arrivo: bivacco Hess (2958 m)

Dislivello: 1300 m

Durata: 4 h e 30 min

Difficoltà: EE (escursionisti esperti)

Da La Visaille, nella seconda metà della Val Veny, si segue la rotabile di fondovalle e con rilassante camminata, passando dallo sbocco del Ghiacciaio del Miage e dal Lago di Combal, dopo una breve salita si arriva al rifugio Elisabetta (2195 m). Si prosegue in salita verso ovest sul sentiero delle Pyramides Calcaires e, al bivio a quota 2380 metri, si svolta a destra (nord, indicazioni, segnavia n° 13), si valica il torrente e si traversa su terreno erboso e detritico verso la fronte del Glacier d’Estelette, guadagnando quota fino a portarsi a ridosso delle bastionate pietrose dell’Aiguille d’Estelette. Seguendo i bolli gialli, si prende a salire verso nord un marcato canale di roccia friabile, dove è facile trovare neve residua, che si restringe e diventa sempre più ripido. Passi delicati e impegnativi. Giunti al termine del canale, presso il Col d’Estelette (2922 m), con il panorama che si apre su Glacier de la Léx Blanche, Aiguilles de Trélatête e Petit Mont Blanc, si devia a sinistra e si rimonta la cresta per circa 50 metri, con alcuni passaggi esposti, raggiungendo il piccolo terrazzo roccioso dove sorge il bivacco Hess. La discesa avviene lungo il medesimo percorso.