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Medicina in montagna: il punto della situazione in un congresso in Sud Africa

Testo del dr. Gege C. Agazzi

CAPE TOWN, Sud Africa – L’uso dei telefoni cellulari e l’impiego dell’elicottero hanno decisamente migliorato la qualità dei soccorsi in montagna. Ma di mezzi e tecniche per migliorarla ulteriormente ce ne sono tantissimi. Ne hanno parlato 88 congressisti provenienti da ogni parte del Sud Africa a Cape Town lo scorso 2 maggio, in occasione del 125° anniversario della fondazione (1891) del “Mountain Club of South Africa” (MCSA) in collaborazione con la Commissione Medica della CISA-IKAR e con il WSAR (“Wilderness Search and Rescue”). Organizzazioni di emergenza, professionisti sanitari, squadre di soccorso, guide alpine sono stati i protagonisti degli interventi dei relatori, medici e paramedici esperti di medicina in montagna provenienti dall’Europa, dal Nord America e dal Sud Africa, con Rik De Decker, cardiologo pediatra sudafricano, medico dello WSAR, a fare gli onori di casa.

Rischio ipotermia
Mike Green, medico soccorritore inglese del Lake District, ha parlato dello stato dell’arte della rianimazione cardio-respiratoria intermittente, una manovra che può permettere ai soccorritori di spostare i pazienti in un luogo più sicuro ma necessita di un training idoneo, oltre a una valutazione della catena della sopravvivenza, dell’evacuazione dei pazienti, della logistica e delle caratteristiche dell’ambiente. Si è poi soffermato sul rapporto esistente tra trauma e ipotermia in montagna, descrivendo come un trauma sia in grado di alterare i meccanismi di termoregolazione del corpo umano. Quando l’ipotermia sopraggiunge, il rischio di infezioni si alza, e vi possono essere alterazioni della coagulazione, per cui è fondamentale gestire il paziente traumatizzato in modo aggressivo, somministrando liquidi, isolando il corpo, riducendo l’“after drop”, rimuovendo gli indumenti bagnati o umidi. Spesso i soggetti traumatizzati sono, infatti, vittime di ipotermia.

Soccorso in montagna e pericolo per gli stessi soccorritori
Si è parlato a lungo delle caratteristiche del soccorso in montagna (Matthew Young), in particolare dell’attivazione del soccorso, delle fasi necessarie a raggiungere il luogo dell’incidente e dei vari aspetti delle cure da prestare, del kit di farmaci da usare, dei traumi cranici in montagna (Sean Tromp), entrando anche nel tecnico di come intubare sul terreno il paziente (l’anestesista di Cape Town Ross Hofmeyr). Particolarmente interessante l’intervento di Rik De Decker del “Red Cross Children’s Hospital” di Cape Town, che ha parlato di sicurezza e di efficienza dei soccorsi in montagna anche nei confronti dei soccorritori, talvolta vittime anche loro di importanti incidenti, specie se in luoghi poco sicuri (valanghe).

Brugger: l’importanza di protocolli standardizzati
Hermann Brugger dell’EURAC di Bolzano, ha dato alcune indicazioni circa eventuali migliorie da apportare nelle varie fasi di un soccorso in montagna, grazie alla creazione del registro internazionale dei traumi e dell’ipotermia. Brugger ha affermato la possibilità futura di creare dei registri degli incidenti da valanga, degli arresti cardiaci in luoghi remoti, dei congelamenti e, per finire, dell’edema polmonare e cerebrale provocati dall’alta quota, cioè dalla mancanza di ossigeno (ipossia). Brugger ha sottolineato la necessità di protocolli standardizzati, uniformati e adeguati riguardanti il trattamento dei pazienti in fase pre-ospedaliera e ospedaliera. Utile pure l’utilizzo di video a scopo preventivo e l’impiego di sudi osservazionali circa l’incidenza dei traumi in montagna.

Elicottero: “scoop and run” o “stay and treat”
Un’altra fase del convegno è stata dedicata all’uso dell’elicottero nel soccorso in montagna. Rik De Decker, con il medico sloveno Iztok Tomazin della Commissione Medica della CISA-IKAR, ha condotto un dibattito riguardante il corretto utilizzo din questo mezzo, seguendo le linee guida scritte da Tomazin: “scoop and run”, “stay and treat”, sono le due possibilità che si hanno durante un soccorso in montagna, ovvero raccogliere il ferito e portarlo via subito, oppure fermarsi sul luogo dell’incidente e curarlo sul posto stesso. Si è stabilito che il tempo di intervento deve essere inferiore ai 20 minuti nella regione, con un tempo di attivazione inferiore ai 5 minuti (dalla chiamata al decollo dell’elicottero). La sopravvivenza è tempo-dipendente. Importanti la comunicazione e la preparazione del team di soccorso, nonché quella dei medici soccorritori. L’equipaggiamento deve essere leggero e maneggevole e nel team di soccorso devono coesistere rispetto, affiatamento e amicizia.

Improvvisazione e miti da sfatare
E poi ci sono i miti da sfatare sulla medicina in montagna – trattati da Justine Cole – che causano spesso controversie. Il medico canadese Steve Roy ha voluto, invece, parlare dell’improvvisazione nel soccorso in montagna con particolare riguardo alla dotazione medica e a proposito del kit di farmaci in dotazione a alpinisti o escursionisti, il “perfect medical kit”.

Più soccorsi grazie a cellulari ed elicottero
Durante la riunione semestrale della commissione medica della CISA-IKAR che si è tenuta nei giorni seguenti presso la sede del “Mountain Club of South Africa” a Cape Town, si è parlato dell’enorme aumento dei turisti in montagna in Sud Africa negli ultimi anni: l’uso dei telefoni cellulari ha fatto aumentare il numero di soccorsi, così come l’avvento dell’elicottero, con cui si effettuano il 50% dei interventi. Gela Tolken ha, poi, parlato del miglioramento della qualità del soccorso in Sud Africa.

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