Gente di montagna

Ueli Steck

Oggi Ueli Steck avrebbe compiuto 47 anni. Lo abbiamo ammirato, applaudito, a volte anche criticato. Ma ci manca. Molto. Rileggiamo l’articolo pubblicato da Montagna.tv dopo la sua scomparsa sul Nuptse

“Scalare correndo la parete nord dell’Eiger in due ore e quarantasette minuti non ha alcun senso. Ma allargando l’orizzonte di questo ragionamento potremmo allora dire che in definitiva non ha alcun senso scalare una qualsiasi montagna. Credo che in realtà ciò che conta è sapere accettare che ciò che non ha senso per qualcuno può averne parecchio per qualcun altro.”

Ueli Steck

Se n’è andato a 41 anni Ueli Steck, il più forte della sua generazione. L’uomo dei record e delle solitarie su terreni impegnativi e difficili tecnicamente. Due volte Piolet d’Or se l’è portato via una scarica di ghiaccio sulla parete ovest del Nuptse lasciando l’alpinismo mondiale orfano di un indiscusso fuoriclasse. Soprannominato “Swiss Machine” ha infranto record di velocità su Eiger, Cervino e Grandes Jorasses oltre ad aver portato a termine un gran numero di ascensioni solitarie sia sulle Alpi che in Himalaya.

La vita

Nato il 4 ottobre 1976 a Langnau im Emmental, un paese di 9mila abitanti nel cuore della Svizzera dove trova origine il formaggio omonimo, Steck è il terzo di tre fratelli. La passione per la montagna non nasce in famiglia, anche se il padre Max, fabbro, ogni tanto lo porta con se sugli sci. I fratelli maggiori invece si dedicano all’hockey, uno professionalmente, così anche Ueli si appassiona a questo sport. È poi un amico di famiglia a introdurlo alla montagna portandolo sullo Schrattenfluh (2092 m), nell’Emmental. Per il dodicenne Steck è un mondo nuovo e affascinante che lo conquista fin da subito. Inizia così a sperimentare l’arrampicata ed è bravo, il migliore. A sedici anni scala su gradi estremi e a diciotto si avvicina per la prima volta alla parete nord dell’Eiger.

In breve i successi alpinistici lo portano a lasciare il lavoro da carpentiere per dedicarsi interamente all’alpinismo e a tutte le attività a esso collegate. Ueli, grazie al suo carattere carismatico, caloroso e modesto, è molto richiesto per conferenze e serate. È inoltre tra i primi alpinisti a cogliere la capacità di diffusione dei social, mezzi attraverso cui raccontare la sua passione e le sue imprese.

Muore il 30 aprile 2017, travolto da una scarica di ghiaccio e roccia sulla parete ovest del Nuptse. Era impegnato in una salita di acclimatazione in previsione dell’ambizioso progetto di traversata Everest-Lhotse.

L’alpinismo

Dopo aver salito per la prima volta la parete nord dell’Eiger lungo la via Heckmair, a soli 18 anni, Ueli Steck non si è più fermato. Nel 1998, in solitaria, sale il Mönch (4107 m, Alpi Bernesi) passando per il Couloir Haston. Mille metri di via superati in sole 3 ore e 30 minuti. Nel 1999 ritorna sulla nord dell’Eiger dove, in sole 5 ore e in solitaria, scala la via Lauper. L’anno successivo è ancora sulla nord dell’Eiger. Questa volta sale la via Yeti, segnando la seconda ascensione, poi si sposta sul Mönch dove scala lungo la parete nord su cui effettua la prima ascensione della via direttissima. Nel 2001 si sposta sul Monte Bianco, per testarsi sulle Grandes Jorasses dove sale in inverno lo Sperone Walker e poi ancora una volta la nord dell’Eiger insieme a Stephan Siegrist su cui apre The Young Spider.

Grazie a questo notevole curriculum riesce ad arrivare in Himalaya. Con Ueli Bühler si dedica alla scalata della parete ovest del Pumori (7161 m, Himalaya). Inizia così un intenso periodo di esplorazioni alpinistiche sulle più affascinanti e difficili pareti al mondo. Nel 2002 apre una nuova via sulla est del Mount Dickey insieme a Sean Easton. Quindi si sposta sul Jannu, su cui effettua vari tentativi nel corso degli anni; approda in Patagonia, dove sale Punta Herron. Poi ancora il Tawoche (6515 m, Himalaya) lungo la parete est, in solitaria; il Cholatse (6440 m, Himalaya) che sempre il solitaria sale per la parete nord.

Vincitore di due Piolets d’Or si aggiudica il primo nel 2008 per la via Scacco matto aperta sulla inviolata parete nord del Tengkangpoche insieme a Simon Anthamatten. Il secondo arriva invece nel 2014 per l’apertura di una nuova via sulla parete sud dell’Annapurna. La decima montagna della Terra è l’ultimo Ottomila che Ueli Steck scala nel corso della sua vita. Il primo è il Gasherbrum II che sale per la via normale nel 2009, lo stesso anno in cui riesce anche sul Makalu.

Nell’estate 2015, con l’idea di una viaggio leggero e divertente, concatena tutti e 84 i Quattromila alpini. Lo fa in appena 62 giorni, due in più rispetto a quanto realizzato da Franco Nicolini e Diego Giovannini nel 2008. Come loro si muove senza utilizzare mezzi motorizzati per gli spostamenti.

I record

Il nome di Ueli Steck rimarrà per sempre legato all’immagine della sua sagoma che sale rapida su per le montagne. Il suo alpinismo era questo, espressione del suo essere.

Risale al 2004 la sua prima impresa in velocità quando insieme a Stephan Siegrist porta a termine in sole 25 ore la trilogia delle pareti nord: Eiger, Mönch e Jungfrau. Sempre sull’Eiger realizza nel 2006 la prima solitaria, prima invernale e prima ripetizione di The Young Spider. Rimane in parete 5 giorni per portare a termine questa salita. Poco dopo si reca al Cervino dove ripete la via Bonatti sulla nord, in sole 25 ore. Il 2007 poi è l’anno del record sull’Eiger: sale solo, lungo la via Heckmair in appena 3 ore e 54 minuti. L’anno dopo migliora questa prestazione impiegando 2 ore 47 minuti e 33 secondi. Un nuovo record lo segna sulla parete nord delle Grandes Jorasses dove affronta in solitaria la Colton-McIntyre con variante Alexis riuscendo a superarla in appena 2 ore, 21 minuti e 26 secondi. L’anno dopo riesce invece sulla nord del Cervino, lungo la via Schmid che sale in appena 1 ora, 56 minuti e 40 secondi. A questi record ne seguono tanti altri, come quello sulla parete nord di Les Droites che sale in 2 ore e 8 minuti o il concatenamento delle Tre Cime di Lavaredo: via Cassin alla Piccolissima in 45 minuti; Spigolo Giallo della Cima Piccola, in 58 minuti; via Comici alla Cima Grande in 65 minuti. Nel 2013 è la volta di affrontare il massiccio del Monte Bianco dove riesce a completare la cresta di Peuterey in sole 11 ore e 30 minuti.

Nel 2015 sarà poi nuovamente sull’Eiger per riprendersi il record, che nel frattempo era stato battuto da Dani Arnold, riuscendo ad abbassare il tempo di salita a sole 2 ore 22 minuti e 50 secondi.

In breve Ueli Steck porta questo stile, veloce e solitario, dalle Alpi all’Himalaya. È così che nel 2011 affronta la parete sud-ovest dello Shisha Pangma in sole 10 ore e 30 minuti. Allo stesso modo nell’ottobre 2013 attacca l’Annapurna, che già abbiamo citato, su cui traccia in solitaria un nuovo itinerario direttissimo lungo la parete sud. Riesce nella salita in appena 28 ore totali tra andata e ritorno al campo base avanzato.

Curiosità

Appassionato di corsa, sia in pianura che in montagna, ha partecipato a diverse competizioni su lunga distanza come l’Eiger Ultra Trail e l’Ultra Trail du Mont Blanc. Gareggia anche su asfalto, partecipando alla maratona di New York che chiude in un tempo di 3 ore e 4 minuti.

La corsa era parte integrante dell’allenamento di Ueli Steck, fondamentale per avere le giuste doti di resistenza necessarie ad applicare la velocità in quota. Come affermato da lui stesso in una vecchia intervista “il trail running è un po’ la base del mio alpinismo”.

Onorificenze

2009 e 2014 Piolet d’Or

2010 Karl Unterkircher Award

Libri

Il passo successivo, 2017, Corbaccio

“Non c’è una morte nobile e una misera, ma c’è una vita vissuta da protagonisti e una agli ordini altrui o delle proprie paure. Ueli non cercava consensi o comprensione, cercava solo di fare le cose bene, secondo le sue aspirazioni e motivazioni.”

Simone Moro

Tags

Articoli correlati

8 Commenti

  1. Per me Ueli era un grandissimo atleta e sapeva fare cose splendide.
    Lo ritengo un innovatore, ha aperto chiaramente una nuova strada all’alpinismo di punta.
    Forse non aveva una aggressività sufficiente per difendersi dalle critiche, preferiva dedicarla alle sue scalate, e si demoralizzava se veniva attaccato più o meno ingiustamente, non era molto furbo coi media, ma era in grado di riprendersi e proseguire a realizzare i suoi sogni.

    1. ciao.di una cosa ti posso garantire che non e’ assolutamente vero ed e riscontrabile,se conosci il tedesco o l’inglese,ma specialmente il tedesco.tra tanti pregi e difetti il piu’ grande pregio di madre natura che ha fornito Ueli era il dono della comunicazione.specie quella commerciale.dove tu abbia ipotizzato questa idea, che non era furbo con i media ,se potessi condividere qualche caso…..cosi’ verifichiamo le fonti.non e una polemica,credimi.ma siccome il buonanima di Ueli non puo’ chiedertelo direttamente….se lo puoi fare te(….).per il resto condivido in tutto il tuo commento.

  2. Grande Ueli hai dimostrato Coraggio..sei stato un esempio..e hai fatto sognare…quando tornerò a scalare ti porterò nel Cuore.!!!

  3. Ueli ci ha fatto sognare. Innovatore della nuova era alpinistica. Dopo gli anni ’90 serviva una scossa per dare inizio a qualcosa di nuovo. Dopo 15 anni di esperienze ai massimi livelli tecnici-atletici sulle Alpi, stava portando il suo stile in Himalaya. Qualcosa di pazzesco!! I più lo ricordano per le sue salite sull’ Eiger (immense), ma lui non era solamente Eiger.

    1. Atleta formidabile, alpinista grandioso , non sono però d’accordo di mettere a conoscenza anche “i secondi” impegnati nelle sue imprese, oppure, gli orologi svizzeri hanno un meccanismo che non conosco. Già ai miei tempi , chi sui libri di vetta o di rifugio riportava anche minuti, veniva considerato “esagerato” solo per educazione
      Comunque un uomo inimitabile

  4. Non sapremo mai perchè decise di andare a salire quella parete vertiginosa e marmorea di ghiaccio del freddo di quei giorni di fine aprile 2017. Anche alle sue conferenze diceva che aveva smesso con le solitarie estreme. Parlammo assieme davanti a un caffè solo 3 giorni prima al campo base, avevamo programmato una intervista per la fine spedizione. Mi disse che avrebbe fatto il concatenamento di Everest e Lhotse per le vie normali senza scendere al campo base, da solo. Ma nulla emerse di una sua idea del Nuptse. Mi trovavo a Panboche il 30 aprile, per qualche giorno di relax in bassa quota. Piansi a lungo, esterefatto. La sua mancanza si sente nel nostro mondo. Ciao Ueli

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close