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Soccorso Alpino: 2019 da record con oltre 10mila interventi

Il 2019 è stato per il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico un anno da record. Ben 10.234 gli interventi portati a termine. Mai prima d’ora nella storia del CNSAS si era toccata quota 10.000. Rispetto al 2018, anno in cui si erano registrate 9.554 operazioni di soccorso, l’incremento è stato pari al +7,1%.

Il motivo di fondo, a detta del Presidente Nazionale Maurizio Dellantonio, è da ricercarsi nella “più intensa frequentazione delle montagne italiane”, associata ad una “estate particolarmente mite”.

“Ma questi dati – aggiunge Dellantonio – dimostrano anche che la nostra rete di stazioni di soccorso (242 stazioni alpine, 27 speleologiche) è sempre più attiva sull’intero territorio del Paese e che il nostro Corpo, anno dopo anno, cresce in numeri, professionalità e riconoscimento da parte di istituzioni e cittadini”.

Oltre 10mila interventi

Dal report divulgato di recente dal Soccorso Alpino si evince che nel 2019 il 75% delle missioni si è svolto in ambiente montano, impervio e ostile. Nella maggior parte dei casi le chiamate hanno riguardato persone ferite. Ma si contano anche 950 ricerche di dispersi, 280 interventi di Protezione civile, 164 incidenti stradali, 42 valanghe, 30 soccorsi in forra, 10 in grotta e 2 interventi per l’evacuazione di impianti a fune. 117 il numero invece delle false chiamate.

Le persone tratte in salvo sono state 10.073. Fra queste 3.376 (33,5%) sono risultate illese. 6.190 invece i feriti (61,4%), suddivisi in feriti leggeri (4.501, 44,7%), feriti gravi (1.425, 14,1%), feriti con compromesse le funzioni vitali, cioè in imminente pericolo di vita, (264, 4,4%). 7.018 gli uomini (69,7%), 3.055 le donne (30,3%). Il 3,5% degli individui soccorsi è rappresentato da soci del Club Alpino Italiano. La percentuale dei dispersi non recuperati risulta essere pari allo 0,6%. I morti sono stati 446 (4,4% del totale), con un leggero ribasso rispetto al 2018, in cui le vittime erano state 458.

Merito degli interventi va ai 41.666 soccorritori impegnati sul campo, distribuiti in 28.458 giornate/uomo, per un totale di 187.504 ore di effettivo utilizzo.

Il 77% degli interventi ha riguardato infortunati italiani. Il 7% tedeschi, il 2,3% francesi, l’1% austriaci, 0,5% svizzeri. Un residuo 8,8% ha riguardato vittime provenienti da altri paesi dell’Unione Europea, mentre un 3,4% da nazioni extra europee.

Estate e inverno le stagioni peggiori

In termini di suddivisione mensile delle missioni, si conferma lo scenario annuale che vede un incremento delle chiamate nei mesi estivi di giugno, luglio, agosto e settembre (51,2 % del totale). E accanto un secondo picco nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio (23,3%). Tra le due stagioni più a rischio troviamo l’autunno e la primavera, con numero di interventi decisamente minori. Il minimo assoluto si è toccato a novembre 2019 con 321 casi.

Principali cause di incidente

L’attività outdoor maggiormente legata alle chiamate di soccorso risulta essere l’escursionismo, con 4.415 casi (43,8% del totale). A seguire troviamo sci alpino e nordico (1.602 interventi), alpinismo (613), mountain bike (571), ricerca funghi (504) e scialpinismo (316). 10 gli interventi svolti invece in grotte e cavità ipogee. A completare la lista una serie variegata di attività, dal parapendio e base jumping agli incidenti sul lavoro in alpeggio. Casi sporadici che però rendono bene l’idea di quanto il CNSAS svolga il proprio ruolo a 360° nel mondo della montagna.

Andando ad analizzare nel dettaglio le cause degli incidenti, il primato va alle cadute e scivolate in montagna (4.653 casi, 46,2% del totale). A seguire situazioni di incapacità a proseguire nel percorso (2.630 casi, 26,1%) per stanchezza, disorientamento o ritardi. 1.239 (12,3%) le richieste a seguito di malore, una cifra che cresce annualmente, probabilmente anche in funzione dell’invecchiamento della popolazione italiana.

Interventi in elicottero

3.169 operazioni hanno necessitato dell’impiego di elicotteri delle basi regionali di elisoccorso del Sistema Sanitario Nazionale. Un valore pari al 46,2% del totale degli interventi.

1.217 le missioni in cui è stato richiesto l’intervento dei mezzi aerei della Protezione Civile, concentrate soprattutto in Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia. 70 gli interventi svolti con mezzi di ditte private, 49 con il supporto dell’Aiut Alpin Dolomites per la zona dell’Alto Adige. Significativa anche la collaborazione con i mezzi di Enti e Amministrazioni dello Stato, quali Vigili del Fuoco (137 interventi), Polizia (20), SAR dell’Aeronautica Militare (14), Guardia di Finanza (14), Arma dei Carabinieri (7) ed Esercito Italiano (2).

CNSAS. Si lavora al potenziamento della rete

“Vediamo crescere le richieste di soccorso al nostro Corpo – dichiara Maurizio Dellantonio, il presidente nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico -. Per il secondo anno consecutivo i nostri interventi superano per numero ogni altra annualità della nostra storia precedente. La montagna italiana è tornata ad essere una delle mete più ambite da turisti e appassionati, anche internazionali. Anche gli sport all’aria aperta stanno vivendo una crescita senza pari. Tutti fattori che aumentano il numero generale delle persone a rischio incidente e che richiedono sempre più spesso il nostro intervento. Per questo stiamo potenziando la nostra rete di stazioni di soccorso, aumentando il numero dei nostri effettivi, e stiamo anche investendo molto sulla formazione dei nostri tecnici di Soccorso Alpino e Speleologico, che già oggi sono considerati fra i più preparati a livello internazionale. Abbiamo ottimi rapporti, con convenzioni e protocolli, con le principali Forze Armate, di Polizia e di soccorso civile, con le quali collaboriamo in numerose situazioni. Anche le istituzioni del Paese riconoscono nel Soccorso Alpino e Speleologico italiano un esempio virtuoso per abnegazione e cultura della sicurezza: anche a loro il nostro ringraziamento”.

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2 Commenti

  1. Non mi pare corretto accorpare in un unico totale 1602 interventi tra scialpino e nordico…lo sci nordico secondo me ha molto meno incidenti dello sci alpino.Sarebbe anche utile non escluderlo dalla preparazione di base come equilibrio e allenamento fisico..
    Poiche’ la SCIVOLATA SI PRENDE UN 46.2% del totali interventi…c’e’ da pensare qualche campagna educativa ed addestrativa adatta a consolidare la camminata in montagna , sia in precauzioni passive ( scarponi e loro suole, , ramponi, bastoncini da escursione) sia attiva…(uso delle attrezzature ed allenamenti…tipo camminare su sassi, prati, bosco in salita e in discesa, nordic walking…con scarponi ramponati su neve dura e ghiaccio).Qualche altro consiglio su carta e bussola, dotazione da tenere nellozaino…pila kit prontosoccorso, cellulare con credito e carico e campo)
    Chi cerca sul web, trova…sia manuali scritti che filmati esplicativi ..basta porgere la domanda giusta su qualche interesse al motore di ricerca.

  2. Da qualche giorno direi male a Madonna di Campiglio con due guide che si sono “infischiate” dei divieti.
    Bell’esempio, sono molto demoralizzato.
    Bravo il soccorso…… troppo bravo!

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