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Shutdown: negli Stati Uniti a rischio anche la ricerca

Palmer Station Antarctica seaside
Palmer Station Antarctica seaside

MCMURDO, Antartide — Lo shutdown in corso negli Stati Uniti sta mettendo in ginocchio anche la ricerca. Dopo l’interruzione di molti servizi pubblici e la chiusura dei parchi, infatti, il parziale blocco delle attività federali a causa del mancato accordo sulla legge di bilancio sta creando molte preoccupazioni e rischi concreti anche per il lavoro degli scienziati.

Il caso più eclatante è forse quello della missione scientifica in Antartide: il blocco delle risorse federali potrebbe infatti portare alla chiusura delle tre basi scientifiche statunitensi al Polo Sud, con la conseguente perdita di una stagione di rilevamenti, che di solito dura da ottobre a febbraio. I ricercatori della National Science Foundation, che si occupa anche delle ricerche in Antartide sono col fiato sospeso: Lockheed Martin, il contractor che gestisce concretamente le basi, ha infatti fatto sapere agli scienziati che, in assenza di un intervento del governo, i soldi finiranno a metà ottobre. E’ a rischio il lavoro di centinaia di glaciologi, ecologi e astrofisici: se infatti i soldi non arriveranno, la società si ritroverà obbligata a evacuare tutti i ricercatori dalle tre stazioni di McMurdo, Amundsen-Scott e Palmer, lasciando solo uno staff ridotto all’osso.

In molti casi, perdere un anno di osservazioni significa pregiudicare intere ricerche, che non possono reggersi su serie di dati lacunose. Diana Wall, ecologa della Colorado State University, per esempio, studia dal 1989 le fluttuazioni della popolazione di microrganismi che vivono nelle valli dell’Antartide: “Se quest’anno non saremo lì, tutti i dati raccolti finora saranno incomprensibili”, ha spiegato alla rivista Nature. E potrebbe saltare anche l’Operation IceBridge, la campagna di rilevamenti aerei della Nasa per mappare i ghiacci nelle regioni più remote dell’Antartide, che per il primo anno sarebbe stata condotta nell’area della stazione di McMurdo. “Era la nostra occasione di vedere i ghiacci in un modo mai fatto prima”, ha detto Robin Bell, glaciologo del Lamont-Doherty Earth Observatory della Columbia University.

Il blocco dei fondi federali mette a rischio tutti i settori della ricerca. “Le leggi del governo sullo shutdown sono così rigide che a molti scienziati non è consentito di continuare il loro lavoro, neanche come volontari non pagati. Non hanno accesso alle loro attrezzature o ai computer. Gli esperimenti sono interrotti, le serie temporali saltano, la continuità è distrutta”, scrive su Science la direttrice ed ex capo dell’U.S. Geological Survey Marcia McNutt.

Un impatto ampio, in particolare sulle missioni scientifiche: “Le agenzie delle missioni scientifiche sono responsabili per la maggior parte della ricerca scientifica applicata fatta nell’interesse pubblico. Con lo shutdown, non potranno più tracciare lo scoppio dell’influenza, aggiornare informazioni in tempo reale sulla qualità e la quantità di acqua, migliorare le previsioni meteo, sviluppare sistemi avanzati di difesa per la nostra sicurezza, e soddisfare molti altri bisogni”, continua McNutt.

Link per approfondire:
www.nature.com;  www.livescience.com

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