Ambiente

Rifiuti abbandonati in montagna, quanto durano?

È una giornata di sole, decidiamo di organizzare un bel trekking insieme ad amici o familiari, e di fermarci lungo il percorso per mangiare qualcosa. Tutto meraviglioso, eppure non tutto quello che abbiamo portato con noi all’andata viene con noi anche al ritorno… Quanto impiegano i rifiuti che lasciamo alle nostre spalle a decomporsi e quali danni possono arrecare all’ambiente?

Più tempo non è uguale a più danno

Partiamo chiarendo una differenza: non è detto che un materiale che impiega più tempo a decomporsi sia anche quello in grado di arrecare più danni a flora e fauna. Se pensiamo, per esempio, al vetro, abbandonato in natura è praticamente immortale.

Secondo alcune stime una bottiglia di vetro impiega un milione di anni o più per degradarsi per suo conto. Si tratta però di un materiale inerte, che – per quanto in un tempo quasi indefinito – ridiventa sabbia.

Una bottiglia di plastica, invece, pur impiegando “solo” 450 anni circa, una volta degradata resta ancora un inquinante: i frammenti in cui il polimero si è depolimerizzato sono le famose micro e nanoplastiche, di cui tanto si sente parlare negli ultimi anni. Se finiscono in acqua, o vengono ingeriti dalla fauna, o ancora finiscono nel terreno… Non sono biodegradabili. Una volta presenti nellambiente, si accumulano e vi rimangono, e i loro effetti sulla salute sono ancora in fase di studio. Quindi, anche se 450 anni ci possono sembrare meno “gravi” rispetto a un milione, cerchiamo comunque di minimizzare il nostro consumo di oggetti con packaging in plastica, e riportiamola sempre con noi, differenziandola negli appositi contenitori. Insieme al vetro, chiaramente.

Resti di cibo? meglio riportarli a casa

Tracce molto comuni del passaggio umano sono bucce di banana, di mandarino, torsoli di mela… Molti pensano che, trattandosi di cibo, sia biodegradabile per eccellenza, e non sia un gran problema lasciarlo in giro. Ma oltre a non essere esteticamente bello da vedere – sono comunque rifiuti, vi piacerebbe fare le vostre passeggiate incontrando lungo il tragitto il contenuto del sacchetto dell’umido che buttate in città? -, gli squillanti resti arancioni di mandarini e arance impiegano ben sei mesi a degradarsi. Anche per le bucce di banana occorre un tempo simile, mentre per i torsoli di mela siamo intorno ai due mesi. Se tutti dovessero lasciarle in giro, i sentieri e le aree picnic diventerebbero delle vere e proprie discariche per mesi… Meglio riportarle a valle, e, magari, utilizzarle per il compostaggio domestico.

I danni di un solo mozzicone

Da 18 mesi a 10 anni: non si tratta dell’età di un bambino, ma di quanto durano i mozziconi di sigaretta nell’ambiente. Se il consumo annuo di sigarette nel mondo si attesta intorno ai 6000 miliardi, nel nostro piccolo, in Italia, circa un quarto della popolazione fuma e, secondo lOrganizzazione mondiale della sanità, buttare il mozzicone a terra è unazione considerata normale dalla maggior parte dei fumatori. Molti pensano che i filtri siano biodegradabili, fatti di carta o cotone, ma non è così: sono costituiti principalmente da acetato di cellulosa, che, nonostante derivi da materiale rinnovabile, è in realtà un materiale plastico, con cui, per esempio, si fabbricano anche gli occhiali da sole. Per degradarsi impiega decenni, e spesso si spezzetta in microplastiche. Ma non è tutto: secondo uno studio della San Diego State University, un solo mozzicone di sigaretta in un litro dacqua è sufficiente a uccidere gran parte della fauna di acqua dolce, che sia stato fumato o meno, con o senza tabacco. Questo significa che i filtri rilasciano in ogni caso sostanze tossiche: se proprio non possiamo fare a meno di fumare durante un’escursione, portiamo con noi un piccolo contenitore per riportare a valle i mozziconi – evitando così anche il rischio di incendi.

Le mascherine

Veniamo poi alle ormai onnipresenti mascherine: sia quelle chirurgiche che le FFP2 sono composte principalmente di polipropilene e poliestere, ovvero plastiche. Tutti i DPI devono essere smaltiti nei rifiuti indifferenziati, non possono essere riciclati, perché potrebbe trattarsi di materiale infetto e quindi pericoloso. Per l’uomo, è perciò doppiamente importante che non vengano lasciate in giro, sia a livello di inquinamento – gettare una mascherina equivale a buttare una bottiglia di plastica, impiegano anch’esse circa 450 anni – che di contagio. È fondamentale anche per gli animali, che possono rimanere intrappolati nei lacci o soffocare in caso di ingestione.

Vivere le nostre montagne è sempre meraviglioso, ma non bisogna mai dimenticare che ne siamo ospiti, non padroni, e come tali dobbiamo comportarci.

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4 Commenti

  1. Non e’stabilito che la specie prevalente sarà nostra la molto abile nell’autodaneggirsi con invenzioni inutili , sostitutive per pur acmodita’ o esibizionismo.O si cambia indirizzo proibendo certe merci inutili o” muoia sansone con tutti i filistei”, e largo a specie piu’ adatte e magari piu’ Intelligenti del sapiens sapiens = saccente

  2. Per non parlare di fazzoletti di carta che trovi dappertutto. Credo che servano lezioni di educazione ambientale a chi si approccia alla montagna

  3. E i fazzolettini di carta? È il rifiuto più frequente, e spesso è lasciato dall’altra metà del cielo, al quale non basta una scrollata. Non si può certo pretendere che se lo rimettano in tasca. Non vedo soluzioni.

  4. fatto 30, facciam 31, stabiliamo una valle chiusa al pubblico per trattamento ecologico delle salme secondo rito zoroastrico.Noi siamo biodegradabili…tuttavia se ne sono inventate di parecche, nelle pratiche conservative e parecchie credenze a supporto

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