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Provincia di Teramo, il disastro dello sci – di Stefano Ardito

Qualche decennio fa, a Teramo si voleva emulare Cortina. Tra il Gran Sasso e il Tronto funzionavano già tre piccole stazioni sciistiche. I Prati di Tivo, ai piedi del Corno Piccolo, in territorio di Pietracamela. Prato Selva, in Comune di Fano Adriano. E Monte Piselli, ai piedi della Montagna dei Fiori, in Abruzzo ma a due passi da Ascoli Piceno. 

Ma i politici di Teramo pensavano molto più in grande. Al Gran Sasso, si progettava un carosello di impianti e piste nella conca di Campo Pericoli, ai piedi del Corno Grande. Per raggiungerla attraverso la Val Maone, battuta da grandi valanghe, erano stati progettati un trenino e un tunnel.

Sui Monti della Laga, il Comune di Rocca Santa Maria e la Provincia avevano pensato a un carosello sciistico tutto nuovo, con una dozzina di seggiovie e di skilift. Nel progetto c’era anche un tunnel stradale, per collegare il versante teramano del massiccio con Amatrice e la Salaria, e rendere accessibile la Laga agli sciatori di Roma. 

Verso Campo Pericoli sono iniziati dei rilievi, testimoniati da picchetti e segnali. Sulla Laga, agli Jacci di Verre, è stato avviato un cantiere, sequestrato nel 1988 dalla magistratura. 

A bloccare i progetti di nuovi impianti nel Teramano, come nel resto dell’Appennino, sono state le mobilitazioni di escursionisti e alpinisti per l’ambiente. Dal 1991 sono arrivate la legge-quadro sulle aree protette, e la nascita del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, nel cui territorio avrebbero dovuto trovarsi le nuove stazioni. 

Altrettanto importante è stato l’esaurimento dei fondi pubblici disponibili per operazioni di questo tipo. La fine della Cassa del Mezzogiorno, e lo svuotamento di altre casseforti pubbliche come l’INSUD, hanno bloccato alla radice i progetti. 

Da allora, nell’Abruzzo teramano che offre grandi possibilità agli scialpinisti e agli escursionisti con le ciaspole, gli sciatori di pista sono rimasti confinati nelle tre stazioni preesistenti. Intanto, l’apertura del Traforo del Gran Sasso ha reso facile per gli sciatori di Teramo raggiungere Campo Imperatore e Campo Felice, e la concorrenza per i Prati di Tivo, Prato Selva e Monte Piselli è aumentata. 

Monte Piselli, la seggiovia

Poi la politica ci ha messo lo zampino. Nel 2008, la vecchia seggiovia dai Prati di Tivo all’Arapietra è andata in pensione. Per sostituirla, la Provincia di Teramo non ha realizzato una seggiovia più moderna ma una cabinovia dalla portata di 2000 persone l’ora e dal costo di 14 milioni di euro, più adatta alla Val Gardena che a una piccola stazione abruzzese. 

Poi la Gran Sasso Teramano, società della Provincia che si occupa anche di Prato Selva, è stata messa in liquidazione. Da allora, nessuno si è occupato con professionalità e fondi adeguati degli impianti di risalita. 

Le gare d’appalto sono state fatte quasi sempre in ritardo, a giugno-luglio per l’estate e a novembre-dicembre per l’inverno. Le cifre minime richieste, invece che alla redditività effettiva delle stazioni, sono state commisurate alla necessità di ammortare l’enorme investimento iniziale. 

Le gare sono andate deserte. E l’apertura degli impianti, garantita da qualche accordo di emergenza, è quasi sempre avvenuta in ritardo, riducendo ulteriormente le entrate dei gestori. 

Quest’anno il ritardo è stato maggiore del solito. Solo a metà dicembre, dopo tre gare d’appalto deserte, l’appalto per gli impianti dei Prati di Tivo è stato assegnato alla SIGET, storica azienda locale. La manutenzione ordinaria della cabinovia è partita con temperature polari, per quella delle due seggiovie è troppo tardi. 

Il risultato è che, ammesso che gli impianti riescano a partire, i Prati di Tivo saranno una inedita stazione per lo scialpinismo e il freeride, con una cabinovia ma senza piste di discesa. 

Capitan Ventosa ai Prati di Tivo

Il 19 dicembre, si è occupata dei Prati di Tivo Striscia la notizia, con un servizio di Capitan Ventosa, il buffo inviato che attacca spesso gli sprechi di denaro pubblico. Il nuovo presidente della ex-Provincia di Teramo, il sindaco di Notaresco Diego Di Bonaventura, si è gettato nella vicenda con entusiasmo. Ma gli impianti sono ancora fermi.   

Complicano ulteriormente le cose le delibere della Regione e del Parco per l’installazione degli Obellx, i nuovi impianti a gas per il distacco delle valanghe. Nonostante la valutazione positiva del Parco, si tratta di impianti di enorme impatto sull’ambiente. 

Nonostante i fondi già stanziati (1,5 milioni di euro), nel 2018 gli Obellx non sono stati installati, e quindi in caso di nevicata abbondante i Prati di Tivo dovrebbero essere off-limits. La confusione è totale. 

Se ai Prati di Tivo quest’anno si scierà poco, la situazione a Prato Selva è peggiore. La chiusura dal 2017 delle due seggiovie ha portato all’abbandono della stazione. Il rifugio, sistemato con fondi pubblici nel 2006, è in abbandono e ha alcuni vetri sfondati. I battipista, abbandonati all’aperto, si stanno deteriorando. 

In teoria, se non ci sarà un provvedimento ad hoc, la mancanza di manutenzione di quest’anno dovrebbe impedire di adeguare e riaprire gli impianti in futuro. Una piccola stazione sciistica diventerà un cumulo di rifiuti speciali, nel cuore di uno dei più bei Parchi nazionali italiani.   

La situazione critica delle due stazioni teramane si riflette in modo contraddittorio sui rifugi. Quello del Monte, ristrutturato dal Comune di Fano Adriano e accessibile dalla seggiovia di Prato Selva, non apre da due inverni a causa della chiusura della seggiovia (l’accesso si allunga, e di molto) e di un discutibile divieto di accesso alla zona imposto dal Comune per evitare rischi da valanga. 

Tutto sembra funzionare, invece, per il rifugio di Cima Alta, che ha aperto qualche settimana fa ai piedi del crinale dell’Arapietra. Ci si arriva in un’ora dai Prati di Tivo a piedi, con le ciaspole o gli sci. Quando aprirà la cabinovia, ci si arriverà dall’alto sci ai piedi. La novità finora piace molto al pubblico. Auguri.  

Una buona notizia, qualche giorno fa, è arrivata da Monte Piselli. Grazie all’attivismo del presidente Di Bonaventura, sono stati trovati i fondi per la revisione ordinaria dell’unica seggiovia della stazione. Il giorno di Natale si è sciato, poi il caldo ha sciolto la poca neve presente. Si attendono le nevicate del nuovo anno. Intanto in provincia di Teramo non si scia.   

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Un commento

  1. Wul web si trova un articolo sugli impianti…disastrati :”l’abominevole spreco delle nevi”.Sarebbero da smontare e rivendere…ma anche questo costa …. e sono in perdita anche per le risalite estive, neve o no.
    Nell’elenco ne ho trovato alcuni delle zone frequentate dalla mia famiglia…..i piu’ scalognati sorgono in regioni e province NON speciali.
    In Regione SPECIALEho visto impiantino con tanto di cannoni per neve artificiale, accanto all’arrivo palazzetto del ghiaccio che per fortuna e’agito e ben frequntato..pista sintetica per pseudo sci fondo che deperisce al sole ed al gelo…con plastica irta di rametti, sassolini, sconquassata .

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