Sci alpinismo

“Prevenzione”. I consigli di Marco Camandona per la stagione sci alpinistica

In crescita continua lo sci alpinismo accoglie ogni anno sempre nuovi appassionati vogliosi di sperimentare questo modo di vivere la montagna tra fatica e adrenalina. Prima ci si guadagna la vetta, dopo ci si diverte andando alla ricerca della curva perfetta.

Ma non ci si improvvisa sci alpinisti. Non basta avere l’ultimo modello di sci o l’attrezzatura più performante per cavarsela nell’ambiente naturale dove esistono rischi oggettivi che è impossibile ignorare. Per affrontarli in sicurezza bisogna conoscere il territorio e sapere come muoversi, ma è anche importante saper gestire eventuali complicazioni, situazioni di pericolo e soccorso. Allenamento all’utilizzo degli strumenti fondamentali di autosoccorso, conoscenza della propria attrezzatura e piccoli accorgimenti possono contribuire a limitare fortemente i rischi. Ne abbiamo parlato con Marco Camandona, guida alpina, alpinista himalayano, anima dello Sci Club Corrado Gex e direttore tecnico del Tour du Rutor.

Marco, partiamo dagli elementi basilari: quando organizzo una gita sci alpinistica qual è la prima cosa che devo guardare?

“Sicuramente la meteo e il bollettino valanghe. Oggi le previsioni meteo sono molto affidabili, è quasi impossibile trovarsi in ambiente con condizioni avverse, anche nel caso delle lunghe traversate di due o tre giorni. Questo strumento, dettato dalla precisione delle moderne misurazioni, è fondamentale perché esistono luoghi e momenti in cui trovarsi nel cuore di una tempesta sarebbe davvero un guaio.

Stesso discorso vale per il bollettino nivologico, che oggi raggiunge un livello di precisione e affidabilità molto alto, con anche bollettini specifici relativi ai vari settori della valle. Consultarlo è importante soprattutto per chi arriva da fuori e non conosce le esposizioni e i rischi dei pendii.”

Veniamo ora alla sicurezza sul campo. Qual è la dotazione fondamentale per uno sci alpinista?

“Arva, pala e sonda. Strumenti che non basta avere con se, ma che serve saper utilizzare con scioltezza anche in condizione di emergenza. Nella fase di apprendimento è importane non banalizzare l’idea che sia una semplice pala e non ci sia nulla da imparare, perché quando ci si trova in condizione di pericolo, sotto stress, e bisogna dissotterrare una persona travolta si deve essere efficaci. Nel caso dell’Artva la cosa si complica, perché non è sufficiente conoscere i tasti di accensione e spegnimento, ma saperlo utilizzare proprio in quei momenti in cui c’è tensione, si è agitati e si commettono più facilmente degli errori. Anche in questo caso la nuova tecnologia ci viene in aiuto con i nuovi strumenti digitali molto intuitivi e facili da utilizzare.”

Per imparare a eseguire tutte le operazioni bisogna però allenarsi…

“Esattamente. Per questo esistono i corsi, solitamente strutturati in una giornata dedicata alla sicurezza e all’avvicinamento allo sci alpinismo. La prima parte è dedicata alla prevenzione, con video illustrativi di diverse situazioni e su come prevenirle. La seconda parte si svolge invece sul campo, simulando un ambiente colpito da valanga. Questa fase è molto importante perché la prima paura di chi si approccia allo sci alpinismo è propria quella delle valanghe. Con i corsi si spiega che si, esistono ma che esiste anche un modo per contenere il rischio.”

Ci stai dicendo che per approcciarsi alla disciplina, prima di passare alla pratica è fondamentale fare un periodo di “formazione”?

“In questo momento, che vede sempre più persone avvicinarsi allo sci alpinismo penso di si. Quello della formazione è un lavoro di prevenzione fondamentale. Chiedere informazioni, documentarsi il più possibile prima di partire con gli sci e le pelli è fondamentale. Come lo è allenarsi, non solo da un punto di vista fisico, ma come abbiamo detto anche nell’utilizzo delle attrezzature. Un concetto quest’ultimo che vale anche per chi scia da molto tempo. È sempre importante mantenersi allenati alla ricerca in valanga e saper utilizzare con precisione l’Artva. Serve a entrare in modalità prevenzione.”

Parliamo invece dell’altra attrezzatura: sci, scarponi, vestiario. Va bene tutto per iniziare?

“Più o meno. Un tempo l’attrezzatura era quella dell’alpinismo utilizzata anche sugli sci. Negli ultimi anni anche questa ha visto un’evoluzione incredibile, trasformandosi drasticamente. Sci, scarponi e attacchi si sono alleggeriti e sono in continua evoluzione. Basta dire che fino a un paio di anni fa nessun sci alpinista avrebbe preso uno sci leggero. Oggi gli sci sono leggeri e hanno raggiunto la giusta larghezza. Con un 85 sotto al piede ottieni un’ottima performance e in discesa ti diverti come con un attrezzo da freeride ma mantenendo un peso contenuto.”

Quindi anche all’inizio è importante fare giuste scelte con l’attrezzatura?

“Assolutamente si. Uno sci troppo pesante, scarponi troppo pesanti, portano a una maggiore fatica in salita. E quando fai tanta fatica ti diverti poco e in breve lasci perdere. Materiale ad hoc, sci maneggevoli sia in discesa che in salita, non troppo lunghi, ti cambiano la vita e ti fanno godere molto di più l’attività.

Stessa cosa vale per gli indumenti. Non ne servono molti, ma adatti all’attività e all’intensità. In salita si suda e fa caldo, in discesa bisogna essere coperti. Per cui, mai in gita senza uno zaino in cui poter riporre il vestiario.”

Sugli zaini oggi si apre un mondo…

“Per la gita di un giorno basta uno zaino sui 25-30 litri. Sugli ultimi modelli esiste anche la possibilità, per i i tratti in cui magari bisogna camminare, di riporre rapidamente e agilmente gli sci senza nemmeno dover togliere la sacca dalla schiena. Un accorgimento che arriva dal mondo gara trasportato a quello degli appassionati. Stessa cosa che è successa con i caschi. Dal mondo gare agonistico sono nati i caschi omologati da sci alpinismo. Pesano circa 250 grammi, ultraleggeri, e garantiscono sicurezza e prestazione.

Capitolo a parte sono invece gli zaini dotati di sistema airbag, comparsi negli ultimi anni. Questi, a mio avviso, sono fondamentali per la sicurezza. Sono capienti, leggeri e aiutano. Non garantiscono l’immunità totale, ma in caso di valanga possono essere molto utili. Soprattutto a inizio stagione quando il rischio è più alto.”

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