Gente di montagna

Paolo Cognetti

“In montagna ti rendi conto di come la vita possa veramente basarsi su pochissimo. Di come i nostri bisogni siano veramente essenziali: un po’ di cibo, un luogo caldo dove dormire e poco altro. E quindi tutto questo sfruttamento del Pianeta che abbiamo messo in atto in realtà è basato sul superfluo di cui ci siamo circondati e di cui pensiamo di aver bisogno”.

Paolo Cognetti

 

 Si identifica nei luoghi che attraversa, raccontandoli in parole, con una sensibilità attenta e consapevole. Attivista politico, matematico, esploratore, cuoco, promotore di riflessioni sull’ambiente, innamorato del fascino di New York così come della natura selvaggia, ideatore del festival culturale Il richiamo della foresta, appassionato di yoga e di cinema, autore di documentari, Paolo Cognetti si definisce un irrequieto, e dice di essere un po’ bipolare, come il suo cane, che agli sconfinati spazi delle valli preferisce rincorrere le auto in città. Grazie ai lunghi periodi trascorsi a scrivere nella sua baita a Estoul, tra la Valle di Gressoney e la Valle d’Ayas, ha conquistato oltre un milione di lettori in tutto il mondo, vincendo, nel 2017, il Premio Strega, con il romanzo Le Otto Montagne, tradotto in 37 lingue. Una montagna incontaminata, brulla, velata da uno sfondo di malinconia, da vivere con rispetto e altruismo: emozioni, suggestioni e riflessioni che hanno reso lo scrittore milanese uno degli autori contemporanei più apprezzati. Temi attuali, come quello di un ritorno alla montagna vissuta in modo lento, e dell’ambientalismo, affrontati contestualmente alla critica all’individualismo e al consumismo del turismo mordi e fuggi: secondo Paolo Cognetti, impattare sulle culture della montagna in maniera violenta e invasiva significa distruggerle in pochi anni.

 La vita

Della sua vita privata si sa davvero poco: Paolo Cognetti è una persona molto riservata e non utilizza alcun social network. Nasce a Milano, il 27 gennaio del 1978, in una famiglia della piccola borghesia. Racconta di essere stato un bambino da appartamento, spesso chiuso in casa. Descrive il padre come un gran lavoratore, stanco, spesso arrabbiato, mentre afferma di avere tutt’ora un forte legame con la madre. Da piccolo trascorre i mesi estivi nella baita di famiglia in Valle D’Aosta insieme ai genitori. Risalgono ai diciotto anni gli esordi come scrittore. In seguito frequenta la facoltà di Matematica all’Università degli Studi di Milano: capisce che non è la sua strada, e ai numeri preferisce presto le parole. Studia letteratura americana da autodidatta e nel 1999 si diploma a Milano alla Civica Scuola di Cinema. Realizza documentari, e insieme a Giorgio Carella fonda la sua casa di produzione indipendente, Cameracar. Tra i venti e i trent’anni realizza documentari di carattere sociale, politico e letterario, ed è profondamente affascinato dalla città di New York, dove ambienta alcuni dei suoi libri. In seguito si rifugia in montagna, in Valle d’Ayas: qui Cognetti ristruttura la stalla – completamente in legno, producendo energia con i pannelli fotovoltaici e scaldando con un impianto geotermico – accanto alla sua baita, trasformandola in uno spazio culturale, luogo per ospitare chi vuole isolarsi, lavorare, scrivere e studiare, rifugio per gli amici, con una decina di posti letto. Un posto di accoglienza e condivisione che l’autore spera di inaugurare la prossima primavera. Paolo Cognetti sembra avere una compagna, di cui non si sa nulla, e non ha figli. Negli ultimi anni si è dedicato anche all’esplorazione del Nepal e del grande Nord degli Stati Uniti d’America.

La carriera del Narratore

Nel 2003 esordisce come narratore, con il racconto Fare ordine. Negli anni seguenti pubblica, per minimum fax, tre raccolte di racconti: Manuale per ragazze di successo nel 2004, Una cosa piccola che sta per esplodere nel 2007, e Sofia si veste sempre di nero nel 2012. Nel 2004 realizza una serie di documentari sulla letteratura americana (Scrivere/New York) e nel 2010 pubblica New York è una finestra senza tende, seguito nel 2014 da Tutte le mie preghiere guardano verso ovest, due guide personali alla città di New York. Nel 2015 cura per Einaudi l’antologia New York Stories. Dai suoi ritiri in montagna nasce nel 2013 un diario, Il ragazzo selvatico, mentre nel 2014 esce A pesca nelle pozze più profonde, una meditazione sull’arte di scrivere racconti. Nel 2016 pubblica per Einaudi il suo primo Romanzo: Le otto montagne. Nel 2018 esce sempre per Einaudi Senza mai arrivare in cima, racconto di viaggio basato sulla sua esperienza nelle montagne dell’Himalaya.

Il Richiamo della Foresta

Paolo Cognetti è uno degli ideatori e organizzatori de Il richiamo della foresta: festival di arte, libri e musica in montagna, che si è tenuto per tre edizioni (2017-2018-2019), a Estoul, Brusson, in Valle d’Ayas.

Le opere letterarie

Narrativa

  • Manuale per ragazze di successo, Roma, Minimum fax, 2004. Sette racconti.
  • Una cosa piccola che sta per esplodere, Roma, Minimum fax, 2007. 
  • Sofia si veste sempre di nero, Roma, Minimum fax, 2012. Romanzo di racconti. Finalista del Premio Strega 2013.
  • Il nuotatore, con Mara Cerri, Roma, Orecchio Acerbo, 2013.
  • Le otto montagne, Torino, Einaudi, 2016. Romanzo.

Saggi

  • New York è una finestra senza tende, con DVD, Roma-Bari, Laterza, 2010. Prima parte di una guida personale di New York.
  • Il ragazzo selvatico. Quaderno di montagna, Milano, Terre di Mezzo, 2013.
  • Tutte le mie preghiere guardano verso Ovest, Torino, Edt, 2014. Seconda parte di una guida personale di New York.
  • A pesca nelle pozze più profonde. Meditazioni sull’arte di scrivere racconti, Roma, Minimum fax, 2014.
  • Senza mai arrivare in cima,Einaudi, 2018.

Racconti

  • Fare ordine. Genere: Un racconto da cinque fermate, Milano, Comune, Settore giovani, 2003.
  • Manuale per ragazze di successo,in La qualità dell’aria. Storie di questo tempo, antologia a cura di Nicola Lagioia e Christian Raimo, Roma, Minimum fax, 2004.
  • I lanciatori, in effe – Periodico di Altre Narratività, numero sei.

Cinema

Dopo il diploma alla Civica Scuola di Cinema di Milano, Paolo Cognetti fonda, insieme a Giorgio Carella, la sua casa di produzione indipendente, Cameracar. Realizza documentari di carattere sociale, politico e letterario, concentrandosi in particolare sulla letteratura americana: Vietato scappare, Isbam, Box, La notte del leone, Rumore di fondo – raccontano il rapporto tra i ragazzi, il territorio e la memoria. Per minimum fax media realizza la serie Scrivere/New York, nove puntate su altrettanti scrittori newyorkesi, da cui è tratto il documentario Il lato sbagliato del ponte, viaggio tra gli scrittori di Brooklyn. Nel 2020 approda al cinema con il film “Paolo Cognetti. Sogni di Grande Nord”: un viaggio alla scoperta della natura incontaminata degli Stati Uniti – sulle tracce dei Maestri della letteratura americana e di Chris McCandless, di “Into the Wild” – una produzione Samarcanda con Feltrinelli Real Cinema e Rai Cinema, per la regia di Dario Acocella.

Riconoscimenti

Nel 2003 l’autore vince il Premio Subway con il racconto Fare ordine. Nel 2008 Una cosa piccola che sta per esplodere vince, tra gli altri, il Premio Settembrini sezione giovani, è finalista al Premio Chiara nel 2008 e vince il Premio Renato Fucini nel 2009. Sofia si veste sempre di nero viene selezionato al Premio Strega nel 2013 e A pesca nelle pozze più profonde. Meditazioni sull’arte di scrivere racconti vince il Premio Strega Giovani. Nel 2009 vince il premio Lo Straniero, riconoscimento attribuito dalla rivista Lo Straniero diretta da Goffredo Fofi ad artisti, saggisti, operatori, iniziative culturali e sociali di particolare spessore e generosità. Per Le otto montagne, venduto in trenta paesi ancor prima della pubblicazione, si aggiudica il Premio Strega, Il Prix Médicis étranger, il Prix François Sommer, l’English Pen Translates Award, il Premio Itas, il Premio Viadana, il Premio Leggimontagna e il Grand Prize del Banff Mountain Book Competition.

Curiosità

Paolo Cognetti è molto riservato e tiene alla sua intimità: non è presente su nessun social, e non si hanno informazioni sulla sua vita privata.

 

“Mi interessa raccontare un modo lento di vivere la montagna, abitarla al posto che passare, consumarla e andare via”.

Paolo Cognetti

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4 Commenti

  1. L’ho letto
    Per me ha elogiato troppo le debolezze umane, mi sembra sia un cantore dei perdenti.
    E la sua Natura è “morbida”.
    Non conosco uomini di montagna come lui.
    Ha scritto in maniera piacevole a leggersi..
    Si vedrà.

  2. Be’, le Otto montagne è davvero un brutto libro. Nonostante l’ambientazione sia corretta, lui non è un vero montanaro. Tratta come un cretino l’amico, a cui passa la ragazza quando è stufo, e che vede fallire (la sua malga fallirà e la ragazza lo lascerà). Lo scrittore intanto fa il figo in Himalaya.
    Magari è realistico, ma un vero montanaro non l’avrebbe raccontata così. Aiutarsi è il minimo. Cognetti torna a casa, in città.

  3. La vita in baita e’ bella se nelle vicinanze c’e’ un paese di montagna con tutti i servizi. Certe trasmissioni tv elogiano il ritorno alla vita rustica , capre, formaggi, ferro battuto, legno tagliato a mano.. sferruzzamento di lane..polente e pernottamenti in stalla assieme alle mucche defecanti , stanzoni con muffa e fuliggine.Solo ricostruzioni folkloristiche.Si sta piu’volentieri se si ha coibentazione, acqua calda, viveri, collegamenti stradali , medici, poste , forze dell’ordine, un ospedale vicino, farmacia, scuole fino alle superiorie, il generatore d’emergenza ..Una baita restaurata da architetto va bene per i fine settimana o per affittare a turisti ansiosi di immergersi nelle tradizioni, sollecitati da riviste e documentari e romanzi ..per pochi giorni.
    Caminetto , letamaio sotto casa te li propongono per fare colore locale, poi in certi centri ci sono i biodigestori di letame per ricavarne biogas, caseifici igienicamente in regola, pannelli fotovoltaici, pastifici con acqua di sorgente, fibra ottica, depuratori di fogna ecc.Vecchi edifici, nel rispetto di norme di conservazione del patrimonio artistico, si coibentano e si ammodernano.Capoluoghi di provincia montana da decenni sono dotati di Universita’ prestigiose .
    Se esaltare la wilderness permette poi di introitare e permettersi baita , un appartamento piu’ in basso in centro montano ed un altro a Milano, magari un mini al mare o disponibilita’ economica per viaggi va benissimo

  4. ancora un po’ di governo pentastellato e finiremo tutti come dice Cognetti… anzi gia’ tanto se potremo riscaldarci e mangiare, hai mai visto le file davanti alla Caritas….

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