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Notturna in Grigna

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“Siamo saliti in pochi questa notte e questo rende tutto ancora più magico. Arriviamo in vetta alle 7: la croce, grazie alla neve che le fa da abito, ci fa capire da che parte tira di solito il vento. Intanto l’alba arriva, in fondo siamo qui per lei”. Salita notturna alla Grigna Settentrionale. La scalata è avvenuta il 12 gennaio, sotto una splendida luna piena. Queste le immagini e il racconto dell’avventura del nostro lettore Luca Eugeni.

La prima cosa che ho fatto, dopo essere arrivato a casa essermi docciato e aver dormito un po’, è stata il controllo della traccia e dei dislivelli…mi sono sentito ancora più stanco e ho dormito ancora un po’. Il dislivello, per la sola salita al Rifugio, è stato di 1962 metri in salita e 250 in discesa…quasi quasi…un altro pisolino…

Procediamo con ordine. L’idea di questa salita è nata un paio di cicli lunari fa, ma per motivi vari, tra cui il maltempo, non è stata effettuata. Viceversa, per questa luna piena le premesse erano ottime: nottata spettacolare, assenza di vento e temperatura accettabile (all’arrivo in rifugio, alle 7 di mattina, avevamo -10 °C). Ok, si va.

Appuntamento alle 23 sotto casa di Maurizio e Lorenza per aspettare Antonello, Antonietta e Gabriele, compagno del corso di alpinismo e, oggi, unitosi a noi per la festa. Si parte con due macchine: Lorenza accusa il peso della giornata e non sa se ce la farà. Vedremo.

Arriviamo a Pasturo alle 0:15. Preparativi, e si parte alle 0:35. Dentro una nottata da favola. Il parcheggio è vicino all’inizio del sentiero. Poche decine di metri e si pesta già neve, la nostra fedele compagna di questi mesi. La stanchezza di Lorenza si fa sentire sempre più, tanto che, dopo poco, è costretta a cedere le armi e a dirigersi verso le brande di casa. Peccato…sapevo quanto lei e Maurizio ci tenessero.  Ma ci saranno altre occasioni, il bello della montagna è questo.

Cominciamo a salire nel bosco. La luce è così forte che le frontali restano spente…che spettacolo. Passiamo davanti al luogo in cui, fino a poco più di vent’anni fa sorgeva il Rifugio Tedeschi, distrutto da una valanga. Posizioniamo il cavalletto e scattiamo qualche foto.

Continuiamo verso il Pialeral: stiamo salendo senza ramponi anche se la neve è a tratti dura e ghiacciata. La traccia è ben presente e battuta. Passato il Rifugio Pialeral, il Grignone si apre davanti a noi, illuminato dalla luna che, ormai, sta per oltrepassarlo. L’ultimo tratto, il più duro lo faremo con la frontale.

Arrivati alle Baite dei Comolli ci aspetta l’ultima rampa: su dritti come fusi per coprire l’ultimo dislivello di 500 metri…una mazzata. Scegliamo, saggiamente, di calzare i ramponi, anche in previsione della cresta finale tra la vetta del Grignone ed il Pizzo della Pieve.

Più si sale, più si rivelano le luci della pianura dietro la Grignetta: i pali nella neve scorrono lentamente e la fatica, sia della giornata che della salita, si fa sentire. Ma siamo in cresta…ora è tutto più facile, si presta attenzione a rimanere in traccia e a non avventurarsi sulle grosse cornici.

Siamo saliti in pochi questa notte e questo rende tutto ancora più magico. Arriviamo in vetta alle 7: la croce, grazie alla neve che le fa da abito, ci fa capire da che parte tira di solito il vento. Il Brioschi è illuminato e, dopo aver scattato qualche foto, entriamo per una meritata fetta di torta. Intanto l’alba arriva, in fondo siamo qui per lei.

Lo scambio di consegne tra luna e sole è bellissimo. A est il sole che nasce. A ovest il saluto della nostra luce di questa notte. Dopo un’oretta passata a scattare foto, decidiamo di scendere e di andare incontro alla migrazione di popoli che dal fondo valle stava salendo. Ho detto più “ciao” oggi che in tutte le altre escursioni insieme…

La discesa è infinita, la soddisfazione immensa.

Luca Eugeni

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