Medicina e benessere

Mirtilli selvatici: un portento naturale contro cancro e infezioni

Mirtillo-nero Selvatico
Mirtillo nero selvatico

BERGAMO — Un recente studio americano ha dimostrato come i mirtilli selvatici siano tra i più potenti alleati naturali dell’uomo contro malattie come cancro, infezioni e perfino il diabete. Non solo: aumenterebbero anche le capacità cognitive dell’uomo. Abbiamo voluto approfondire questo argomento con il nostro medico d’alta quota Gege Agazzi, che ci spiega come e quanto questo minuscolo e gustoso frutto viola, che cresce spontanei nei nostri boschi, sia davvero un aiuto concreto per la salute umana.

Lo studio citato è quello del team di Paola Pedraza-Penalosa del New York Botanical Garden, pubblicato sul “Journal of Agricultural and Food Chemistry”. Questi ricercatori hanno analizzato 40 tipi di frutta e verdura scoprendo che i mirtilli selvatici delle zone tropicali hanno un potere antiossidante anche 11 volte superiore a quelli coltivati in serra. Il loro studio si riferisce in particolare ai mirtilli delle Ande, ma in generale può essere esteso al mirtillo selvatico in generale.

I mirtilli selvatici (Vaccinum angustifolium) si distinguono facilmente dai mirtilli di coltivazione: sono più piccoli, hanno una polpa viola anzichè verde chiara, crescono singoli su arbusti di sottobosco molto bassi invece che a grappoli su cespugli robusti, e hanno un gusto assolutamente più intenso.

Si collocano tra i frutti con proprietà quantitativamente e qualitativamente antiossidanti, a causa del contenuto in flavonoidi, tannini ed altri acidi fenolici. Sono tra i frutti con maggiore contenuto in antocianine, una classe di flavonoidi che possiede una attività antiossidante in vitro. Le antocianine sono sostanze che riparano e proteggono l’integrità genomica del Dna.

Le proprietà biologico-funzionali del mirtillo sono principalmente collegate all’elevato contenuto di principi attivi che esercitano potere antiossidante ai quali si affiancano anche altre sostanze quali alcune vitamine. Ciò comporta una capacità di ridurre il rischio di malattie cardiovascolari (arteriosclerosi e ictus) e di combattere le malattie di tipo degenerativo che conseguono all’invecchiamento nell’uomo, nonché di combattere alcune forme di cancro, attraverso l’aumento dell’inibizione della crescita cellulare.

I mirtilli sembrano quindi possedere attività antiossidante e proprietà biologiche in particolare attività anticarcinogenetica, vasoprotettiva, antinfiammatoria, anti-obesità ed antidiabetica.

Gli antiossidanti sono sostanze che proteggono l’organismo umano dall’attacco dei radicali liberi, sostanze che uccidono le cellule in modo indiscriminato. Le antocianine combattono, in particolare, i radicali liberi impedendone la moltiplicazione. Sono stati segnalati effetti di tipo chemiopreventivo e chemioterapeutico in vivo.

Si tratta di altri meccanismi contrapposti di difesa in grado di proteggere l’organismo umano. La maggior parte dell’ossigeno che entra nei processi metabolici mitocondriali si lega all’idrogeno per produrre acqua; circa il 2-5 per cento di tale ossigeno genera specie di ossigeno e azoto reattive, chiamate radicali liberi, sostanze molto reattive chimicamente instabili che possono reagire con altri composti, formando altri radicali liberi. Un accumulo di radicali liberi aumenta il rischio potenziale di danno cellulare a carico di numerose strutture biologiche importanti.

I mirtilli, quindi, sembrano destinati ad occupare un ruolo importante dal punto di vista della salute nella dieta dell’uomo. Non solo: sembra che tali frutti siano anche in grado di potenziare la capacità cognitiva dell’uomo, in seguito alla riduzione del cosiddetto “stress ossidativo” a livello cerebrale mitigando i fenomeni infiammatori a livello dell’apparato vascolare.

Notevole, perciò, il ruolo di questi frutti nel campo della salute dell’uomo. Si tratta di studi scientifici che necessitano di maggiori approfondimenti in particolar modo a proposito del cancro del seno, del colon e della prostata. Al momento sono stati effettuati studi in vitro, ma non molti in vivo.

 

 

Bibliografia :
W.D. Mc Ardle,F.I.Katch,V.L. Katch “Fisiologia applicata allo sport “
Biochemistry Vol. 69 No 1, 2004, pp. 75-80
Ann. Ist. Super Sanità 2006 Vol. 42,No 3: 336-347
Mol. Nutr. Food Res, 2007 , 51, 675-683
Mol. Nutr. Food Res, 2007 , 51, 652-664
J. Agric. Food Chemic, 2006 , 54 ( 25 ) , pp. 9329-9339
Ann Ist Super Sanità , 2007 ; 43 ( 4 ) : 382-93

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close