AlpinismoAlta quota

Jon Griffith: qui non è sicuro, chiusa la spedizione all'Everest

CAMPO BASE DELL’EVEREST, Nepal — “Stiamo cercando di risolvere la situazione e andare a casa il prima possibile. Non è una montagna sicura. Quello che è accaduto è incredibile e poteva succedere a chiunque altro”. Questo l’ultimo aggiornamento arrivato direttamente da Jon Griffith, alpinista e fotografo britannico che insieme a Simone Moro e Ueli Steck è stato coinvolto nella rissa con un gruppo di Sherpa ai campi alti dell’Everest.

Attualmente tutti e tre gli alpinisti sono al campo base, compreso Steck, che nelle scorse ore era stato scortato a Lukla per essere medicato al volto. “Ueli ha un labbro tagliato – racconta Griffith -. E’ al campo base ora, e sta bene”.

Secondo quanto racconta l’alpinista e fotografo inglese, lui, Steck e Moro starebbero cercando di risolvere la situazione al campo base, dove al momento non sarebbero presenti ufficiali della polizia nepalese. Non appena possibile Griffith e Steck torneranno a casa, chiudendo ufficialmente la spedizione durante la quale avrebbero voluto aprire una via nuova sulla parete. Moro invece, potrebbe decidere di rimanere per continuare a svolgere il suo lavoro di pilota di elisoccorso.

“Stiamo raccogliendo informazioni dai nostri contatti locali per conoscere i fatti – ha dichiarato l’agenzia Cho-Oyu treks al nostro collaboratore nepalese Surendra Paudyal -. La polizia ha comunicato di aver aperto le indagini sul caso e che i feriti sono stati curati al centro medico locale”.

In attesa di ulteriori comunicazioni ufficiali, in particolare da parte delle autorità nepalesi, in un articolo apparso oggi sull’Himalayan Times viene riportata la testimonianza di un alpinista occidentale (la cui identità è rimasta anonima), rilasciata all’Agence France-Presse. “Gli Sherpa avevano detto al gruppo si non salire sopra di loro mentre stavano fissando le corde ma loro l’hanno fatto lo stesso – avrebbe dichiarato lo scalatore -. Poi un po’ di ghiaccio è caduto sugli Sherpa che si sono arrabbiati”. E in merito al pestaggio avrebbe confermato la versione dei tre alpinisti, aggiungendo: “è stato terribile da vedere, per poco non venivano uccisi”.

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