Gente di montagna

Jim Bridwell

“Il successo è diventato più importante della correttezza. La difficoltà tecnica ha maggior importanza della vera avventura”

Jim Bridwell

 

Soprannominato “The bird”, con circa cento prime salite nella valle di Yosemite Jim Bridwell è stato un innovatore per il mondo dell’arrampicata. Attivo dagli anni Sessanta, non ha mai smesso fino alla morte nel 2018, a 73 anni. In questi quasi sessanta anni di attività Bridwell ha dimostrato di essere uno dei più forti scalatori del suo tempo spaziando dalle big wall alla roccia della Patagonia, spingendosi fino alle fredde pareti dell’Alaska senza dimenticare qualche puntata in Himalaya e sulle più alte cime delle Alpi occidentali. Autore della prima salita in giornata della celebre “The Nose”, le  sue scalate hanno rappresentato la ricerca e il superamento di un limite, soprattutto nell’arrampicata libera e su big wall.

La vita

Jim Bridwell nasce a San Antonio, in Texas, il 29 luglio 1944. Suo padre, Donald, è un pilota di linea mentre la mamma, Miriam, è una casalinga.

Dai 19 anni in poi Bridwell dedica la sua intera esistenza al mondo dell’arrampicata, sviluppando nuove tecniche e ideando nuove attrezzature. Nonostante questo non si è mai arricchito, arrivando a trovarsi in difficoltà economiche in età adulta. Nel 2008, a 64 anni, perde la casa a causa di un mutuo bancario che non riesce a pagare sia per colpa della dura crisi economica che colpisce gli Stati Uniti, sia per colpa di un incidente alpinistico che ferma la sua attività di guida alpina. Per aiutarlo un gruppo di guide alpine trentine vicine allo scalatore, fonda il comitato “Help Jim Bridwell” attivando una raccolta fondi in suo favore.

Nel 1974 sposa la compagna, Peggy, con cui ha un figlio, Layton.

Oltre all’attività alpinistica Bridwell collabora per molti anni con il mondo hollywoodiano dove offre le sue competenze nella realizzazione di immagini d’azione o ricostruzione di scene alpinistiche. Tra tutti ricordiamo la famosa pellicola Cliffhanger.

Jim Bridwell muore il 16 febbraio 2018 a 73 anni stroncato da un’insufficienza renale e dall’epatite C contro cui lo scalatore lottava dagli anni Ottanta, quando l’aveva contratta nel Borneo facendosi un tatuaggio.

La montagna

Jim Bridwell si avvicina al mondo dell’arrampicata a 19 anni, nel 1963, divenendo in breve un assiduo frequentatore della valle di Yosemite. Anzi, non solo un frequentatore, ma un protagonista indiscusso dell’epoca d’oro della più famosa big wall americana, quella dei El Capitan. Ai piedi di questa enorme parete inizia a sperimentare; stringe amicizie importanti, come quella con Royal Robbins; ma soprattutto contribuisce ad aprire una nuova strada spingendo l’arrampicata artificiale verso un nuovo livello. Nel giro di una manciata di anni da quando approda a Yosemite riesce a mettere mano sulle prese delle più difficili vie del tempo. Ma nella valle il suo nome non è legato unicamente alla durezza delle vie aperte o superate. A Bridwell si deve la nascita dello YOSAR, il gruppo di ricerca e soccorso di Yosemite, l’invenzione di nuove tecniche di arrampicata e di nuove attrezzature come i copper head e i bird beak.

Realizza, nell’arco di un ventennio, oltre cento prime ascensioni in Yosemite. Vie dure, tra le più difficili del tempo, viste ancora oggi con rispetto. Tra queste figurano Snake dike, aperta sull’Half Dome nel 1966; The integral, nel 1969 sul El Capitan, stessa parete che ospita le famose Aquarian wall e Pacific ocean wall, aperte rispettivamente nel 1971 e nel 1975. E ancora Mirage, nel 1976; Sea of dreams, nel 1978; Zenyatta Mondatta nel 1981; Shadows, nel 1989 e molte altre.

Sempre alla ricerca di un nuovo limite, nel 1975 realizza insieme a Billy Westbay e John Long la prima salita in giornata della via The Nose, la prima a essere stata aperta sulla parete di El Capitan. In tutto impiegano 15 ore per completare la scalata. La sua prima esperienza in giornata avviene però nel 1967, quando sale la Ovest della Leaning Tower, la torre pendente del parco di Yosemite.

Di notevole impatto anche la prima salita in libera di New dimensions, sull’Arch Rock, il primo VII+ degli Stati Uniti.

L’attività di Bridwell non si è focalizzata solo sulle grandi pareti dell’ovest americano. Nel corso della sua proficua attività alpinistica si è mosso dall’Alaska alla Patagonia, soprattutto tra il finire degli anni Settanta e per tutto il decennio degli anni Ottanta. In Alaska riesce a mettere a segno alcune salite di grandissimo prestigio, come la prima invernale della parete est del Moose’s Tooth, realizzata nel 1981 insieme a Mugs Stump. La salita avviene per un nuovo itinerario chiamato Dance of the Woo Li Masters. Sulla stessa parete ritorna nel 2001, a 57 anni, insieme a Spencer Pfinsten per l’apertura di una nuova via chiamata The Beast Pillar. Una via di misto che si sviluppa per una lunghezza di circa 1500 metri.

La prima esperienza in Patagonia risale invece al 1976 quando, insieme a Robert Staszewski effettua la seconda salita al Mojon Royo, cima nel gruppo del Cerro Torre, aprendovi una nuova via lungo la parete ovest: Cara Noroeste. Molto più interessante è quanto i due alpinisti realizzano nel 1978 sull’inviolato El Mocho. Bridwell e Staszewski si muovono sulla parete est sfruttando un linea di fessure e riuscendo nella prima salita alla montagna. L’anno successivo decide invece di affrontare il Cerro Torre insieme a Steve Brewer. L’obiettivo è la contestata via del Compressore aperta nel 1970 da Cesare Maestri che in quell’occasione decide di fermarsi a circa 60 metri dalla vetta, dove termina la parte rocciosa della montagna. Bridwell e Brewer sono i primi a raggiungere la cima per questo itinerario (la loro è anche la terza salita assoluta al Cerro Torre). Nel 1988 troviamo Bridwell impegnato nell’apertura di una nuova via sulla est dell’Aguja Standhardt insieme a Greg Smith e Jay Smith. Sempre nel 1988 si rende protagonista dell’apertura di El Condor, insieme a Greg Dunmire e Jay Smith, sulla ovest dell’allora inviolata Aguja Desmochada.

Seppur poco attivo Jim Bridwell lascia un suo importante segno anche in Himalaya dove, nell’inverno del 1982, riesce nell’apertura di una nuova via sulla parete sud del Pumori (7161 m). Con lui si trovano Jan Reynolds e Ned Gilette. Nello stesso anno riesce nella prima salita del Changtse III e tre anni dopo raggiunge la vetta dell’Everest passando per la parete ovest.

Libri

The Bird, 2012, Versante Sud

Film

  • Cloudwalker, 1985, di Robert Carmichael e Michael Tobias
  • Cerro Torre – È la natura a dettare le regole, 2013, di Thomas Dirnhofer
  • Valley Uprising, 2014, di Peter Mortimer, Nick Rosen, Josh Lowell e Zachary Barr

“I climber devono fare attenzione a quali sono i motivi per cui scalano e a non perderli di vista se non vogliono smarrire le ragioni per cui arrampicano. Penso che il fattore economico stia diventando un problema oggi che ci sono così tante persone nel mondo dell’arrampicata, e per questo penso che i climber debbano essere maggiormente consci di quello che fanno. Nelle loro azioni, rispetto ai tempi passati, ci dovrebbe essere una maggior attenzione all’etica perché il denaro è una grande tentazione e questo è uno dei maggiori problemi con cui abbiamo a che fare oggi nel mondo dell’arrampicata”

Jim Bridwell

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4 Commenti

  1. Sarebbe bello sentire raccontare di lui Giovanni Groaz.
    Lo conosceva molto bene, aveva spesso scalato con lui e l’aveva ospitato e aiutato nei momenti di difficoltà.

  2. tra i film di Jim vorrei ricordare “Jim Bridwell: the Yosemite living legend” un documentario di 1 ora che girai in Yosemite con lui è a casa sua. nel film appaiono alcuni suoi amici del tempo e una serie di commenti di Giovanni Groaz con cui ha inoltre aperto 2 vie muove sul Capitan (!) a 56 anni. (alcune riprese appaiono nel film visto che ero con lui in quei tempi) Jim racconta la sua visione dell’ alpinismo insieme a Bubu Bole, Ron Kauk, Gary Reno ed altri.
    il film è stato anche in edicola (con la presentazione di Simone Moro) nella collana edita dalla Gazzetta dello Sport chiamata Il Grande Alpinismo.
    mi piace anche ricordare che il libro citato di Versante sud (the bird) è stato tradotto da me da un libro , oggi introvabile, cui Giovanni Groaz e io abbiamo aggiunto notizie e testi per il 50% del libro. Per quanto riguarda la sua salita al Torre è interessante notare che mentre Maestri si fermò a 80 metri dalla cima in piena parete rocciosa dopo 3 mesi di lavoro per arrivare lì Jim e il suo compagno arrivarono alla vetta (quella vera) in UN GIORNO E MEZZO!!! (intervista a Maestri e Jim sulla faccenda, nel film)
    Mi fermo qui anche se potrei continuare per ore dato che ho passato 3 estati. nel parco con Jim che, inoltre, è stato ospite nostro sia a casa che a Finale più di una volta.

    1. Sarebbe interessante sapere se Bridwell ha percorso la via senza utilizzare i chiodi di Maestri. A me sembra di ricordare che tutte le vie di quel versante alla fine confluiscano sul “compressore”.
      E comunque all’epoca, a detta di Cesare, il ghiaccio iniziava esattamente lì e infatti polemicamente disse, parlando della sezione ghiacciata: “quello non è il Torre”.

      1. La linea coi chiodi a pressione (a 80 centimetri di distanza), quella del compressore, si saliva solo attaccandosi ai chiodi e BridWell ha aggiunto parecchi “robini” per finirla e così andare in vetta.
        Bello è il film con Marco Pedrini che azzera velocissimo e si siede sul compressore.

        Ora si segue per scendere: i fondamentalisti ignoranti hanno tolto quasi tutto, ma ovviamente non le calate 🙂 ,,, come potevano fare a togliere e a scendere?!?!?

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