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Inciviltà in quota. Mai dimenticare il rispetto per la montagna

In queste prime settimane post lockdown in tanti hanno deciso di trascorrere il proprio tempo libero sulle  montagne. Un fenomeno comprensibile: c’è chi dopo aver patito la nostalgia delle vette per due mesi è corso subito in quota a recuperare il tempo perduto e chi per la prima volta, impossibilitato a recarsi per i limiti di mobilità imposti magari al mare, ha scoperto la libertà e la bellezza delle terre alte.
Decisamente meno comprensibile l’atteggiamento tenuto da alcuni escursionisti che stanno lasciando dietro di sé evidenti segni di inciviltà.

Agli atti vandalici e insensati riportati su Alpi e Appennini all’avvio della fase 2 – da cartelli della sentieristica divelti a lucchetti di rifugi forzati – si vanno ad aggiungere gesti di eclatante maleducazione, quale l’abbandono dei rifiuti all’esterno dei rifugi, talvolta ancora chiusi.

Due i casi di tal genere emersi durante il ponte del 2 giugno.

Il primo, riportato dagli Alpinisti in Erba, verificatosi al rifugio Valasco, in Valle Gesso sulle Alpi Marittime. Un gesto inaccettabile, come dichiarato dal gruppo goliardico. “La colpa è di tutti noi. Prima della preparazione fisica, manca la preparazione civica che dovrebbe dare le nozioni base del vivere in ambiente naturale. In attesa che qualcuno torni a investire su questo argomento, è compito di tutti noi dare l’esempio e insegnare a chi è meno abituato a frequentare la montagna quali sono le consuetudini da adottare”.

 

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Alpi Marittime, Valle Gesso, rifugio Valasco. GIUGNO 2020. Ti vai a fare una gita in montagna (sacrosanto) Ti porti i viveri da casa (lecito) Utilizzi i servizi del rifugio (educato) Non ringrazi i gestori magari prendendo un caffè o una birra al rifugio (scorretto) Lasci lì i tuoi rifiuti e te ne torni a valle (INACCETTABILE) Possiamo dare colpa all’orda balneare post quarantena che nell’impossibilità di fare schifo a quota zero, risale le vallate alpine. Si, possiamo, ma sarebbe esattamente come se tentassimo di salire il Cervino senza una minima preparazione, abbandonare senza neanche arrivare a Capanna Carrel e dare colpa alla pessima condizione del terreno, al brutto tempo, o a chissà cos’altro, ma non a noi stessi. La colpa è di tutti noi. Prima della preparazione fisica, manca la preparazione civica che dovrebbe dare le nozioni base del vivere in ambiente naturale. In attesa che qualcuno torni a investire su questo argomento, è compito di tutti noi dare l’esempio e insegnare a chi è meno abituato a frequentare la montagna quali sono le consuetudini da adottare. #alpimarittime #alpi #alps #alpsmountains #mountains #rifugialpini #rifugioalpino #rifugiovalasco #rifiuti #civiltà #sensocivico #esempio #alpinistinerba

Un post condiviso da alpinistinerba (@alpinistinerba) in data:

Il secondo presso il Rifugio Albani a Colere (BG), ai piedi della Presolana. “Sappiamo chi siete perché purtroppo per voi abbiamo un circuito di telecamere – denunciano sui social i gestori della struttura – Scusate questo sfogo ma io mi chiedo solo con che entusiasmo possiamo aprire, pensando che tutti siano disciplinati rispettando le nuove regole, se alla gente come voi manca ancora la base dell’educazione“.

Due post di denuncia per due episodi che speriamo saranno gli ultimi in questo periodo di caotico ritorno alla libertà. Diritto quest’ultimo che, è bene ricordare, comporta anche dei doveri. Quale il rispetto della montagna e delle attività svolte da coloro che, come i rifugisti, con grande spirito di sacrificio contribuiscono a preservare e promuovere tale ambiente. A tal proposito, è buona norma riportare sempre i propri rifiuti a valle, anche quando il rifugio è aperto così da non gravare il gestore dello smaltimento. Ricordiamo inoltre le regole di comportamento da adottare nei rifugi in questo particolare periodo di emergenza sanitaria.

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4 Commenti

  1. Questo spettacolo e’ ancora poco…almeno i rifiuti sono accanto a rifugi,.. .mai trovato un pino mugo con alcune siringhe dopo dose, sporche di sangue, infilate nel tronco?Assorbenti .normali e tamponi a lato di un sentiero??Bivacchi lerci con le porte lasciate aperte e l’interno allagato da pioggia di traverso e materassini intrisi e con odore di muffa? ebbi occasione di leggere un reportage di Giornalista ( forse G.Bocca)sulla ascesa al monte
    Bianco di una colonna ininterrotta di escursionisti estivi .Praticamente impossibile smarrire il percorso…punteggiato fittamente da chiazze giallastre e mucchietti color.. cioccolato…salviette e fazzoletti colorati accanto e ..dulcis infundo..la cima completamente giallastra…l’impresa terminava quasi sempre con un rito collettivo liberatorio di…urina.

  2. Magari, se si vuole essere esclusivisti, le grandi campagne pubblicitarie e organizzative per rendere la montagna accessibile a tutti sono state esagerate, o hanno sbagliato in qualcosa.
    Non mi meraviglierei di queste immagini, sono come quelle che si vedono dovunque, dalle città al mare.

  3. Iniziamo col smetterla di buttare i fazzoletti di carta lungo il sentiero con la scusa che “tanto sono biodegradabili”.. o con l’infilare lattine vuote, carte di brioche dentro la prima fessura di roccia.. o con il tenerci sulla schiena le confezioni vuote di gel proteici come le avevamo finché erano piene. Siamo diventati tutti atleti professionisti che non hanno neanche il tempo di rimettere in tasca la propria spazzatura!

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