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Gnaro Mondinelli: Artva, pala e sonda? Forse. Ma sugli 8000 è più importante l'aggiornamento

Mondinelli Aconcagua 2010 (Photo courtesy S.Mondinelli)
Mondinelli Aconcagua 2010 (Photo courtesy S.Mondinelli)

GARDONE VALTROMPIA, Brescia — E’ vero che le valanghe in Himalaya sono mortali per mancanza di preparazione e attrezzatura? Nelle spedizioni vengono utilizzati Artva, pala e sonda? E’ necessario, sugli ottomila, diffondere maggiormente le tecniche di autosoccorso e prevenzione incidenti in valanga? Queste le domande che sorgono dopo aver letto l’appello di Adrian Ballinger. Le abbiamoa rivolte a un alpinista che come esperienza in fatto di spedizioni in Himalaya ha pochi rivali in Italia: Silvio “Gnaro” Mondinelli, 14 ottomila senza ossigeno, che proprio un anno fa è stato coinvolto nella tragica valanga al Manaslu che ha ucciso 11 alpinisti.

Mondinelli, parliamo di valanghe in Himalaya. Credi che gli sherpa manchino di formazione e attrezzatura adeguata?
Come in ogni ambiente ci sono differenze da persona a persona. Ci sono quelli bravi e quelli meno, fra loro c’è chi è guida Uiaa e chi no, c’è chi ha passione e chi disinteresse. Non faccio generalizzazioni. Ma sicuramente sarebbe bello che ci fosse in Nepal una scuola o un ente che si occupasse della formazione e dell’aggiornamento del personale nepalese delle spedizioni su questi temi.

Non c’è al momento?
Non molto. Per ottenere la certificazione Uiaa devono venire a fare la scuola a Chamonix. Ma sono pochissimi a riuscire ad accedervi: bisogna essere bravi e purtroppo avere i soldi per sostenere le spese. Ho degli amici che hanno salito l’Everest più di 10 volte, hanno una grandissima conoscenza della montagna, ma per esempio sanno fare solo 3 nodi. Bisognerebbe che tutti fossero aggiornati. Al momento l’aggiornamento dei climbing sherpa o delle guide nepalesi è in gran parte a discrezione dalle agenzie. Ci sono quelli come Russell Brice che hanno la serietà e i mezzi di aggiornarli ogni volta, mentre altri non lo fanno.

In Himalaya si usano Arva, pala e sonda?
Devo essere sincero, non li abbiamo sempre nemmeno noi alpinisti, per questioni di leggerezza. Servirebbero, ma se dovessi portare sempre tutto quello che serve, salirei carico come i muli dell’esercito. Scherzi a parte. L’attrezzatura completa di solito si porta su montagne come il Cho Oyu o lo Shisha, dove ci sono molti panettoni di neve, delicati per le valanghe. O sulle altre se c’è pericolo, ma di solito se c’è pericolo non bisognerebbe muoversi, io non mi muovo. La pala di solito la si ha sempre perchè serve anche per scavare la piazzola delle tende. La sonda no. Ho fatto soccorso per decenni: se trovi qualcuno vivo lo trovi subito e grazie all’Artva. Però anche lì, pensiamo al Manaslu: la valanga è scesa di notte, e uno non è che va a dormire con l’Artva acceso… Per le commerciali è diverso, loro hanno i clienti di cui sono responsabili quindi impongono determinate regole e capisco l’appello che fa Ballinger. Ad oggi in effeti la formazione del personale sherpa dipende in gran parte dalle agenzie.

Ballinger dice di aver notato che spesso i climbing sherpa non sanno valutare bene il pericolo valanghe.
Mah. Può darsi. Però io ho visto molti casi in cui gli sherpa devono salire ad attrezzare la via anche se le condizioni non sono perfette perchè le spedizioni che li hanno assunti devono salire proprio per quella via. Sono capaci di valutare, ma devono comunque salire da un percorso che non scelgono loro, ed entro una certa data se no scade il permesso alla spedizione. E non parlo solo di commerciali. Poi è vero, loro hanno le loro credenze. Per loro la montagna è sacra, e alcuni segnali per loro sono indiscutibili. Bisogna tener conto anche di questo. Per noi possono essere stupidate ma per loro sono importanti, e dobbiamo rispettarli.

Secondo te qual è la priorità per aumentare la sicurezza delle spedizioni?
Sicuramente l’aggiornamento continuo. E’ necessario, e per loro sarebbe un enorme guadagno di professionalità. Anche noi che facciamo soccorso alpino in Italia abbiamo bisogno degli aggiornamenti, perchè le manovre di recupero e tante altre cose non te le ricordi se non le fai spesso. Dovrebbe occuparsene il governo nepalese, o, se non lo fa, qualche associazione, come avviene in Pakistan con i corsi di Maurizio Gallo per EvK2Cnr o degli spagnoli. Ma io credo che questo sia necessario, più che la semplice imposizione di patentini o materiali.

Quanto conta la collaborazione tra nepalesi e occidentali? Credi sia compromessa dalla rissa all’Everest della primavera scorsa?
Conta molto. E per quanto mi riguarda non ho nessun timore riguardo i rapporti futuri tra occidentali e nepalesi. L’importante è comportarsi bene. Poi gli eccessi possono capitare a tutti, bisogna vedere gli stati d’animo, la giornata, le condizioni esterne, e perchè no anche il gruppo: come allo stadio, anche le brave persone diventano più aggressive. Comunque, dopo l’incidente della scorsa primavera, non ho notato segnali preoccupanti. Io ero in cima all’Everest e gli sherpa passavano e mi abbracciavano dicendo “ciao Gnaro, bravo Gnaro”. Dunque non vedo problemi. L’incidente secondo me è stato un caso isolato.

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