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Fusione anticipata della neve, sui ghiacciai si formano piccoli laghi

L'”estate in anticipo”, che ha fatto la sua comparsa nel mese di maggio, portando lo zero termico improvvisamente a quota 4000 m se non di più, ha causato una eccezionale fusione anticipata della neve sui ghiacciai alpini. Come diretta conseguenza, su alcuni ghiacciai della Lombardia, è stata evidenziata dal Servizio Glaciologico Lombardo la formazione di “laghi sopraglaciali”.

Piccoli specchi d’acqua effimeri

A spiegare al vasto pubblico cosa si intenda per “laghi sopraglaciali” è Riccardo Scotti, esperto del SGL (Servizio Glaciologico Lombardo).

“Questi piccoli specchi d’acqua del tutto effimeri si formano in piccoli avvallamenti – si legge nel post divulgativo diffuso sulla pagina Facebook del SGL – . Perchè l’acqua non defluisce facilmente in primavera? La capacità di “drenaggio” da parte del ghiacciaio è molto dipendente dalla stagione, i condotti in pressione all’interno e sul fondo del ghiacciaio si formano e si espandono progressivamente durante l’estate raggiungendo la massima capacità in agosto/settembre. Quando all’inizio dell’inverno l’acqua di fusione viene a mancare a causa dell’abbassamento delle temperature, i condotti ormai svuotati collassano sotto la pressione del ghiaccio stesso. Proprio per questo motivo ad inizio estate, se la fusione è molto rapida, il ghiacciaio non riesce a drenare rapidamente l’acqua permettendo così la formazione di questi piccoli laghi superficiali.”

Un fenomeno dunque meno raro e anomalo di quanto potessimo immaginare, destinato a esaurirsi nel momento in cui l’acqua ritrovi una via di uscita dall’avvallamento in cui si è accumulata.

Sull’Adamello un lago effimero che tanto piccolo non è

“Domenica 22 maggio – prosegue il post – gli operatori Amerigo Lendvai e Andrea Scaltriti hanno documentato la formazione di uno di questi laghi a 3140 m fra la zona del Pian di Neve e l’effluenza del Mandrone. Probabilmente a causa della rapidità della fusione data dalle eccezionali temperature in quota, lo specchio d’acqua è un po più grande del solito con una lunghezza superiore ai 100 m ed è visibile anche dalle immagini satellitari Sentinel-2.”

La formazione in Adamello del piccolo lago, che tanto piccolo non è, ha scatenato la reazione del Codacons, che ha deciso di scrivere al Ministero per la Transizione Ecologica, evidenziando la necessità di definire provvedimenti utili a limitare le emissioni di CO2 e le contaminazioni ambientali.

Laghi sopraglaciali, un fenomeno da temere?

Le “pozze” apparse sui ghiacciai lombardi, secondo gli esperti non devono destare preoccupazione. Ma non è sempre così. Non è infatti detto che un lago sopraglaciale si presenti piccolo. E anche “la durata della vita” del bacino, prima che l’acqua abbia modo di essere drenata può mostrare una forte variabilità. Generalmente tendono a formarsi in primavera per scomparire in estate avanzata. Ma ci sono casi in cui possono persistere, ingrandendosi nel tempo o addirittura fondendosi tra loro. Fenomeni che si osservano con crescente frequenza ad esempio nella regione himalayana, in conseguenza del cambiamento climatico. Qualora si raggiungano dimensioni considerevoli, diventa necessario considerarli degli osservati speciali in quanto a rischio di potenziale rilascio dell’acqua accumulata.

GLOFs (Glacial Lake Outburst Flood), ovvero esondazioni da “esplosione” di laghi glaciali – termine che, in relazione alle cronache degli ultimi anni, si tende ad associare alle regioni dell’Himalaya – si sono verificati anche sulle Alpi, come conseguenza della formazione di ampi laghi sopraglaciali. In media nulla di paragonabile alle catastrofi himalayane, ma non sono mancate delle eccezioni.

Un esempio drammatico è rappresentato dall’outburst verificatosi l’11 luglio 1892 sul ghiacciaio della Tete Rousse. 200.000 metri cubi di acqua e ghiaccio si riversarono a valle, causando morte e distruzione nel villaggio di SaintGervais–Le Fayet, a 12 km da Chamonix. Studi scientifici hanno portato a concludere che alla base della tragedia vi sia stata la formazione di un lago sopraglaciale, avvenuta prima del 1878, in un periodo di bilancio di massa negativo del ghiacciaio. Una successiva fase di bilancio positivo portò a “nascondere” tale lago sotto la superficie, trasformandolo in una sacca d’acqua, pronta a esplodere.

Accanto ai potenziali GLOFs, studi scientifici riconoscono nei laghi sopraglaciali un secondo aspetto negativo: la capacità di innescare un feedback positivo nella dinamica di fusione dei ghiacciai. Un fenomeno poco rilevante sui ghiacciai montani, quali quelli delle Alpi, ma importante e impattante in aree laddove i ghiacciai presentino una morfologia piana, con facilitazione dell’accumulo di acque stazionarie in superficie, come nelle regioni polari. La loro presenza può determinare infatti una diminuzione dell’albedo, ovvero una diminuita riflessione e maggiore assorbimento dei raggi solari, con conseguente aumento della energia disponibile per accelerare il processo di fusione.

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