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Esondazioni e rifugi di montagna scoperchiati dal vento. Filippo Thiery: ciclone di inusuale intensità

Nella giornata di lunedì 29 ottobre 2018 l’intera Penisola è stata flagellata da venti fortissimi e piogge alluvionali. C’è chi ha parlato di effetti pari addirittura a quelli di un uragano tropicale di categoria 2.

Non si può parlare in realtà di un uragano” – chiarisce il meteorologo Filippo Thiery – “l’Italia è stata colpita da un ciclone particolarmente vasto e profondo, capace di innescare venti burrascosi su gran parte d’Italia, con raffiche che, su molte zone del Paese, hanno ripetutamente raggiunto intensità di tempesta. Un classico ciclone mediterraneo, approfonditosi in conseguenza dell’arrivo di un sistema perturbato di origine atlantica, quindi nulla di anomalo dal punto di vista della configurazione da manuale di meteorologia, assolutamente tipica della situazioni perturbate tardo-autunnali sulla scena mediterranea. Quello che è stato decisamente inusuale è stata l’intensità”.

Parliamo di raffiche di scirocco che hanno superato i 150 chilometri orari raggiungendo in Liguria, secondo i dati dell’anemometro di Marina di Loano, i 180 chilometri orari. Innumerevoli gli alberi abbattuti da Nord a Sud. Catastrofica la situazione nella Capitale dove si stima ne siano caduti circa 300.

5.800 i vigili del fuoco impegnati nell’emergenza che in 48 ore hanno compiuto oltre 7 mila interventi per allagamenti, smottamenti e rimozione di alberi caduti, soprattutto in Toscana, Lazio, Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Liguria.

Almeno 12 le vittime ma il bilancio si teme possa salire nelle prossime ore in cui è previsto l’arrivo di una nuova perturbazione dopo la piccola tregua concessa ieri.

Le piogge intense hanno colpito soprattutto le regioni settentrionali con accumuli sulle zone alpine e prealpine di Lombardia, Veneto e Trentino Alto-Adige che hanno superato in alcuni casi i 400-450mm, addirittura i 500 mm nel Bellunese. Proprio in questa zona a causa degli smottamenti, 110 mila persone hanno trascorso una notte al buio. Stessa situazione si è vissuta in Toscana con 40 mila persone rimaste senza corrente. Risultano in piena i fiumi Adige, Piave, Tagliamento, Brenta, Isonzo, Brembo, Avisio, Brenta e Levico. In Friuli è crollato un ponte sul torrente Degano, lungo la SS 465. Non migliore la situazione in Trentino Alto Adige dove l’esondazione del torrente Meladrio ha causato una gigantesca colata di fango che ha letteralmente tagliato in due il paese di Dimaro, dove risultano sfollate oltre 200 persone.

In Val Gardena la furia dei venti ha scoperchiato il Rifugio Emilio Comici e danneggiato altre parti della struttura.

Il Rifugio Comici danneggiato dal ciclone – Foto Maria Grazia Costner

Notizie simili giungono dal versante svizzero delle Alpi dove la tempesta soprannominata Vaia ha causato la caduta di alcuni piloni dell’elettricità sul Passo dell’Albula, uno dei quali è caduto sul rifugio del Passo, a 2315 metri. Il tetto, come racconta la proprietaria Gabriela Spinnler, è letteralmente sparito e già ci si domanda se la struttura sarà in grado di riaprire l’anno prossimo. La strada del passo è tuttora chiusa a causa del maltempo e si sta valutando la possibilità di portare gli ospiti della locanda in elicottero fino a valle. Fortunatamente non si registrano feriti.

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