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Petit Dru: Livingstone e Seccombe in libera sulla Voie des Guides. Forse una prima

Probabile prima salita in libera della Voie des Guides sulla nord del Petit Dru per Tom Livingstone e Tom Seccombe. I due ci sono riusciti in tre giorni nella seconda settimana di marzo.

Parliamo di una delle vie più difficili nella zona. Un lungo itinerario di misto con uno sviluppo di 850 metri. “Uno degli itinerari più difficili che abbia mai salito sulle Alpi” il commento di Livingstone al rientro da questa esperienza. Provata da alcuni degli scalatori più forti dei nostri tempi, come Corrado Pesce e Jeff Mercier che nell’autunno del 2012 erano riusciti a salire bene, trovandosi a dover rinunciare a circa 100 metri dalla vetta a causa, probabilmente, di un errore di percorso. Nessuno fino a oggi ha mai dichiarato di essere riuscito nella salita in libera. Una via davvero dura, con difficoltà massima di M8+ sui passaggi chiave, aperta nell’inverno del 1967 da Michel Feuillarade, Claude Jager, Jean-Paul Paris e Yannick Seigneur. L’itinerario corre tra le vie Lesueur e Allain-Leninger e conta pochissime ripetizioni. Una delle ultime, quella realizzata nel 2017 da Sébastien Ratel e Jérôme Para del Groupe Militaire de Haute Montagne,

Non c’è due senza tre

Livingstone aveva già provato la salita in gennaio, insieme a Rob Smith, ma una combinazione di freddo pungente e vento li ha presto portati alla rinuncia. Prima di tornare sui loro passi sono riusciti a salire a vista un terzo della via.

Verso fine febbraio l’inglese è tornato in parete, questa volta con Matt Glenn, trovando anche questa volta un freddo molto intenso. “Spesso arrampicavamo con tutti i nostri vestiti”. Anche questa volta le cose non sono andate come previsto e i due sono stati costretti a rinunciare viste le temperature scese fino a meno 21 gradi. “Sono rientrato molto soddisfatto da questo tentativo perché siamo riusciti a progredire oltre il limite raggiunto con Rob e abbiamo affrontato il primo tiro di M8+”.

Passano pochi giorni e Livingstone attacca nuovamente la via. Questa volta con lui si trova Tom Seccombe. Le temperature sono più alte e le condizioni della linea si mantengono buone, forse è la volta buona. In una giornata superano i tratti già conosciuti e, dopo un primo bivacco in parete, proseguono verso l’alto attaccando anche il secondo tiro di M8+. “Un diedro che terminava con un tetto di due metri. Sono andato da primo” racconta Livingstone. “Urla potenti hanno aiutato le mie picche a rimanere ancorate e ho sentito tutta l’esposizione dei Dru. Ero gasato!”. Superato questo difficile tratto, al limite della loro resistenza, i due hanno cercato un buon posto per bivaccare. “L’ultimo tiro duro l’ha liberato Seccombe”, il terzo giorno, quindi “siamo saliti in vetta, affamati ma contenti”.

Nel complesso per Livingstone questa è stata una grande avventura “con un sacco di arrampicata moderna e difficile”. Una delle vie più dure che l’inglese abbia mai sperimentato sulle Alpi.

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