Montagne

Cervino

Con i suoi 4478 metri il Cervino ha una forma inconfondibile e affascinante. Svetta verso l’alto, isolato dalle altre montagne circostanti a sovrastare Breuil-Cervinia, in Italia, e Zermatt, in Svizzera. La forma slanciata e le difficoltà oggettive che interessano ogni versante della montagna, hanno reso il Cervino un’icona per l’alpinismo moderno. La sua parete nord in particolare è divenuta una delle grandi classiche delle Alpi, su cui si sono scritte pagine epiche di alpinismo.

Chiamato anticamente Mons Silvanus – monte boscoso – per la presenza boschiva sulla montagna dovuta al mite clima dei secoli passati, lo stesso che rendeva transitabili i passi alpini durante la maggior parte dell’anno, divenne presto il Mons Servin per una mutazione di consonanti tipica della lingua francoprovenzale. A chiamarlo Cervin è poi il fondatore dell’alpinismo Horace-Bénédict de Saussure, in seguito a un errore di trascrizione sulle carte del Regno di Sardegna.

Il nome tedesco, Matterhorn, trova invece origini alemanne e deriva dalle parole Matt – prato – e Horn – corno –. Un corno che si eleva dal prato. I locali della Valtournenche lo chiamano invece Gran Becca, in patois, cioè Grande Montagna.

Geografia

Con una prominenza di 1031 metri e una distanza di circa 13 chilometri che lo separa dal massiccio del Monte Rosa il Cervino domina la Valtournenche, valle laterale della Valle d’Aosta.

Molto particolare è la cima della montagna, caratterizzata da due vette di altezza leggermente diversa unite da una piccola crestina. Su quest’ultima corre il confine di stato.

La montagna presenta 4 pareti, orientate a nord, sud, est e ovest. La parete nord si affaccia su Zermatt e sulla Svizzera; la sud guarda invece all’Italia e sovrasta l’abitato di Breuil-Cervinia; la est si affaccia sul Ghiacciaio del Gorner; la ovest osserva invece la Dent d’Hérens e le vicine Grandes Murailles. La pareti sono separate da 4 evidenti e famose creste: la Cresta del Leone, lungo cui corre la via normale italiana, a sud-ovest; la Cresta di Zmutt, a nord-ovest; la Cresta dell’Hörnli, lungo cui corre la normale svizzera, a nord-est; la Cresta di Furggen a sud-est.

Storia

Con pareti strapiombanti e verticali il Cervino ha per lungo tempo allontanato ogni tentativo di salita. Ritenuto impossibile dai più forti scalatori di metà Ottocento la storia della sua prima salita è una vera e propria epopea. Prima però di raccontarla vediamo insieme i tentativi che si sono susseguiti sulla montagna.

Il primo tentativo di violare il Cervino è stato condotto da una cordata di Valtournenche capitanata dall’Amé Gorret, parroco anticonformista e alpinista appassionato, insieme alle guide Jean-Antoine Carrel, Jean-Jacques Carrel, Victor Carrel e Gabriel Maquignaz. Gorret effettua i suoi tentativi tra il 1858 e il 1859 sul versante italiano. In tutti questi la massima altezza raggiunta è quella di 3850 metri.

Nel luglio del 1860 abbiamo il primo tentativo dal versante svizzero, condotto dagli inglesi Alfred, Charles e Sandbach Parker, senza guide. Non riescono però ad andare oltre i 3500 metri. Un mese dopo ecco un nuovo tentativo, questa volta dal versante italiano, condotto dal celebre fisico irlandese Jhon Tyndall e Francis Vaughan Hawkins insieme alle guide J.J. Bennen e Jean-Jacques Carrel. In questo tentativo si stabilisce un nuovo record di altezza, gli alpinisti rinunciano infatti dopo aver toccato i 3900 metri di quota.

Un anno dopo ecco nuovamente la cordata dei Parker provare dal versane svizzero, ma anche questa volta si ritirano con un nulla di fatto dopo aver progredito per soli 50 metri in più rispetto al 1860. Sul versante italiano invece, sul finire dell’agosto 1861, ci provano i locali Jean-Jacques e Jean-Antoine Carrel per la Cresta del Gallo. Riescono a salire di molto sfondando il muro del 4000 metri, ma anche questa volta devono fare dietro front in seguito alle difficoltà incontrare. In contemporanea porta avanti un tentativo l’inglese Edward Whymper insieme a una guida dell’Oberland. I due provano a salire dal versante italiano, per quella che oggi è la via normale. In due giorni, tra il 29 e il 30 agosto, toccano i 3850 metri prima di rinunciare.

Il 1862 è l’anno del primo tentativo invernale, condotto da T.S. Kennedy per il versante svizzero. L’alpinista non riesce a progredire di molto, fermandosi a soli 3300 metri di quota. In luglio ci riprova con ostinazione Edward Whymper che, nel giro di un mese, compie 5 tentativi tutti per il versante italiano e con diversi compagni. Uno di questi, il terzo, lo realizza in solitaria. L’ultimo tentativo è quello che gli permette di raggiungere la quota maggiore, circa 4100 metri. Qualche giorno dopo è di nuovo Tyndall a tentare la salita insieme alle guide J.J. Bennen e Anton Walter e ai portatori César e Jean-Antoine Carrel. I Carrel sono gli stessi che vengono ingaggiati, insieme a Luc Meynet e a due portatori, nel 1863 da Whymper per un tentativo dal versante italiano che si conclude a circa 4050 metri. A quest’ultimo tentativo segue un periodo di calma che ci porta all’estate del 1865. Durante la stagione invernale Whymper si dedica a un attento studio della morfologia della montagna da cui deduce una maggior facilità di accesso lungo il versante svizzero. Ci prova il 21 giungo con le guide Michel Croz, Christian Almer, Franz Biener e con il portatore Luc Meynet. Purtroppo poco oltre i 3000 metri il gruppo è costretto a rinunciare a causa del rischio di caduta pietre.

La prima salita

Poco dopo l’infruttuoso rientro Whymper, determinato a raggiungere l’obiettivo, decide per un nuovo tentativo. Inizialmente prova a convincere la guida di Valtournenche Jean-Antoine Carrel, il quale però desiste sia per il suo interesse a effettuare un tentativo sul versante italiano, anziché su quello svizzero come vorrebbe l’inglese, sia per gli accordi presi con Quintino Sella per un tentativo interamente italiano.

Venuto a conoscenza dei piani della guida di Valtournenche Whymper affretta il suo rientro verso Zermatt dove, in fretta e furia, mette insieme la squadra con cui effettuare un nuovo tentativo.

Lord Francis Douglas, Charles Hudson, Douglas Robert Hadow con le guide Michel Croz e Peter Taugwalder padre e figlio. Questi i componenti della cordata, oltre a Whymper. I sette uomini partono per la vetta il 13 luglio. Li attende una salita lunga e difficoltosa lungo la Cresta dell’Hörnli, oggi via normale svizzera. Il tramonto li avrebbe colti ancora in salita, obbligandoli al bivacco, ma il 14 luglio sarebbe stato il grande giorno, quello in cui l’ultima cima iconica delle Alpi sarebbe stata violata dall’uomo.

Salgono spediti raggiungendo la cima alle 13.40, battendo gli italiani che nel frattempo sono impegnati nell’apertura di un tracciato lungo la Cresta del Leone. Qualche centinaio di metri li separa, anche Carrel avrebbe potuto raggiungere la cima, ma vedendo il “rivale” inglese sul punto più alto sceglie di ritiarsi rinunciando alla vetta.

Dopo la vittoria per Whymper e i suoi è iniziata la discesa che, si sa, è sempre il momento più delicato di una scalata. I sette, legati alla stessa corda, sono vittima dopo poco di un terribile incidente. Davanti procede Croz, quindi Hadow, Hudson, Douglas, Taugwalder padre, Whymper e Taugwalder figlio. In un punto particolarmente difficile Hadow scivola, cade su Croz e insieme iniziano a precipitare nel vuoto trascinando anche Hudson e Douglas. Gli altri tre riescono a salvarsi al pelo, solo grazie allo spezzarsi della corda. In caso contrario sarebbe probabilmente stata la fine dell’intera cordata.

A sera ormai fatta i tre superstiti fanno rientro a Zermatt dove, oltre ad annunciar l’avvenuto successo, comunicano l’accaduto. Nei giorni seguenti una squadra di recupero si muove sulle pendici del Cervino, occupandosi del recupero dei corpi.

Riguardo Carrel, ritiratosi dalla competizione dopo aver visto l’inglese in vetta, decide di riprovarci per il versante italiano il 16 luglio. Con lui ci sono Jean-Baptiste Bich, Jean-Augustin Meynet e l’abbé Gorret. In due giorni riescono a vincere il Cervino per una via che presenta difficoltà più alte rispetto alla normale svizzera. In tutto passano due notti sulla montagna, una in salita  e una discesa, impiegando tre giorni tra salita e discesa.

Vie alpinistiche

Le principali vie di accesso al Cervino sono le due linee seguite dai primi salitori: quella svizzera di Whymper, per la Cresta dell’Hörnli, e quella italiana di Carrel, per la Cresta del Leone. In realtà l’attuale via normale italiana non ricalca fedelmente l’itinerario seguito da Carrel e compagni, ma opta per alcune minime variazioni di percorso.

Entrambe le vie presentano difficoltà di stampo alpinistico e richiedono ottime doti di scalata e capacità di muoversi in un territorio di alta montagna.

Nel corso degli anni sono state aperte numerose altre vie alpinistiche sulla montagna.

  • 1879 – il 3 settembre l’inglese Albert Mummery, con le guide Alexander Burgener, Augustin Gentinetta e Johann Petrus, apre un difficile itinerario lungo la cresta nord-ovest, detta di Zmutt.
  • 1879 – William Penhall, Ferdinand Imseng e Louis Zurbriggen aprono un nuovo tracciato sulla parete ovest che nel tratto finale si ricongiunge con la cresta di Zmutt.
  • 1911 – Il 4 settembre Mario Piacenza, Jean-Joseph Carrel e Joseph Gaspard salgono per la cresta di sud-est, del Furggen, una delle vie di salita più impegnative del Cervino.
  • 1931 – I fratelli Franz e Toni Schmid riescono nella prima salita dell’enorme parete nord del Cervino. Ci riescono in soli due giorni, tra il 31 luglio e il primo agosto. Prima di questa realizzazione la parete era ritenuta impossibile.
  • 1931 – Louis Carrel, Enzo Benedetti e Maurice Bich aprono, il 15 ottobre, la Benedetti-Carrel lungo la parete sud. È la prima via su questa parete.
  • 1932 – Tra il 18 e il 19 settembre Enzo Benedetti e Giuseppe Mazzotti, con le guide Louis e Lucien Carrel, Maurice Bich e Antoine Gaspard realizzano la prima salita della parete est.
  • 1933 – Amilcare Crétier, Antonio Gaspard e Basilio Ollietti completano la Cresta De Amicis, via vista e provata per la prima volta tra il 10 e l’11 agosto 1911 da Ugo De Amicis e Arrigo Frusta. L’itinerario sale al Pic Tyndall. Durante il tentativo del 1911 gli alpinisti si sono fermati ai piedi della parete terminale.
  • 1942 – Albert Deffeyes e Louis Carrel risalgono il Crestone Deffeyes-Carrel, cresta che divide la parete sud dal Pic Tyndall.
  • 1947 – Carlo Taddei e Louis Carrel, tra il 20 e il 22 agosto, aprono un tracciato sulla ovest che si conclude all’Enjambé.
  • 1962 – Renato Daguin e Giovanni Ottin risalgono la parete ovest passando tra la via Carrel e la Penhall affrontando direttamente la Testa del Cervino. Via direttissima, aperta il 13 agosto.
  • 1965 – Walter Bonatti sale in solitaria invernale la parete nord tracciandovi una nuova via che porta il suo nome. È l’ultimo grande exploit alpinistico dello scalatore bergamasco che con questa prima saluta l’alpinismo estremo a soli 35 anni. La salita gli richiede 5 giorni, tra il 18 e il 22 febbraio.
  • 1983 – Il 29 settembre Renato Casarotto e Gian Carlo Grassi aprono un nuovo tracciato estremamente difficile al Pic Tyndall passando per la parete sud.
  • 1983 – Franc Knez apre I tre moschettieri sulla nord del Cervino.
  • 1983 – Il 13 dicembre Marco Barmasse, Walter Cazzanelli e Vittorio De Tuoni aprono la Via Direttissima lungo la parete sud.
  • 2002 – Patrick Gabarrou e Cesare Ravaschietto aprono la Via Padre Pio Prega per tutti sulla sud del Picco Muzio.
  • 2009 – Jean Troillet, Martial Dumas e Jean-Yves Fredrikse salgono la parete nord passando tra Schmid e la Bonatti. Il nuovo itinerario viene dedicato allo scomparso Sébastien Gay.
  • 2010 – Marco ed Hervé Barmasse aprono il Couloir Barmasse lungo la parete sud.
  • 2011 – In tre giorni, tra il 6 e l’8 aprile, Hervé Barmasse apre un nuovo itinerario in solitaria che percorre la sud del Picco Muzio.
  • 2018 – François Cazzanelli, Emrik Favre e Francesco Ratti aprono Diretta allo Scudo sulla parete sud.

Altre salite degne di nota

  • 1966 – René Arnold e Sepp Graven il 27 settembre realizzano il primo concatenamento delle 4 creste del Cervino. In tutto impiegano 18 ore.
  • 1975 – Toni Valeruz realizza la prima discesa assoluta con gli sci. È il 14 maggio e percorre la parete est. Lo stesso exploit viene ripetuto dallo sciatore altre due volte. La prima il 26 maggio dello stesso anno e la seconda il 30 maggio del 1996.
  • 1980 – Jean-Marc Boivin mette a punto un trittico estremo sul Cervino. Il 6 giugno, in giornata, compie la discesa per la parete est, quindi risale in solitaria la nord per la via Schmid e infine vola dalla cima con il deltaplano.
  • 1985 – Marco Barmasse realizza il primo concatenamento delle 4 creste del Cervino in solitaria. È l’11 settembre è impiega 15 ore. Si tratta anche della prima solitaria della cresta Furrgen.
  • 1992 – in 24 ore, il 19 luglio, Hans Kammerlander e Diego Wellig realizzano il concatenamento delle 4 creste del Cervino sia in salita che in discesa.
  • 2014 – Il 13 marzo Hervé Barmasse in solitaria realizza il primo concatenamento invernale delle 4 creste. Anche prima solitaria invernale della Cresta Furggen. In tutto impiega 17 ore.
  • 2018 – François Cazzanelli e Andreas Steindl realizzano il concatenamento delle 4 creste del Cervino nel tempo record i 16 ore e 4 minuti.

Record

Come tutte le grandi montagne iconiche anche il Cervino ha attirato l’attenzione degli alpinisti più preparati, sia tecnicamente che atleticamente, quelli vogliosi di misurarsi con il cronometro su distanze e difficoltà estreme.

Uno degli itinerari più battuti da chi cerca il record è quello della normale italiana. La partenza è fissata dalla piazza della chiesa di Breuil-Cervinia mentre l’arrivo alla croce nei pressi della vetta italiana. 13 i chilometri da superare e 2451 i metri di dislivello. Una cordata che sale a ritmo medio impiega due giorni per compiere l’intero itinerario mentre oggi il record, appartenente a Kílian Jornet i Burgada, non arriva nemmeno alle tre ore tra salita e discesa.

Il primo tempo record è stato segnato da Jean Pellissier e Camillo Hérin il 17 ottobre 1946 quando i due riescono a raggiungere la cima e fare rientro a Breuil in sole 8 ore e 40 minuti. Tempo dimezzato nel 1990 da Valerio Bertoglio che impiega 4 ore 16 minuti e 26 secondi. Bertoglio ha assistenza lungo al via, ma percorre la via normale senza facilitazioni. Nel 1995 ci prova Brunod, il 17 agosto, con un supporto che non si ferma all’assistenza lungo il percorso ma anche al posizionamento di ulteriori corde fisse per agevolare la salita. Il tempo impiegato è di 3 ore 14 minuti e 44 secondi. Infine, per ora, il 21 agosto 2013 Kílian Jornet riesce da abbassare ulteriormente il record di salita e discesa scendendo sotto il muro delle tre ore con gli stessi criteri di Brunod: 2 ore 52 minuti e 2 secondi il tempo impiegato.

Il record femminile appartiene invece alla compagna di Kilian, Emelie Forsberg che ha impiegato 5 ore 51 minuti e 34 secondi tra salita e discesa.

Altre salite da record sono state compiute lungo la normale svizzera. Nel 1930 Herman Schaller e Leon Goodrich impiegano 3 ore e 15 minuti per salire e scendere dalla via. Punto di partenza e arrivo sono fissati alla Hörnlihütte. Nel 1953 il record viene migliorato da Alfons Lerjen e Hermann Biner, al tempo quindicenne, che impiegano circa 3 ore tra salita e discesa. I primi a scendere sotto le tre ore, con 2 ore e 33 minuti sono Simon Anthamatten e Michael Lerjen nel 2007. Sempre nel 2007 Marcel Marti, Florent Troillet e Ernest Farquet decidono di provare il record partendo da Zermatt e impiegando 3 ore e 45 minuti per compiere la sola salita. Record migliorato nel 2011 da Andreas Steindl che fa segnare il tempo di 2 ore e 57 minuti. Sempre Steindl nel 2018  prova il record di salita e discesa da Zermatt impiegando in tutto 3 ore 59 minuti e 52 secondi. In questa occasione migliora anche il record di sola salita di ben 20 minuti con 2 ore 38 minuti e 37 secondi.

Anche la grande nord è stata oggetto di diversi record, seppur meno di quelli che hanno interessato le due normali. Il primo a segnare un tempo record lungo la Via Schmid è Christophe Profit che, durante il concatenamento delle tre classiche nord delle Alpi, sale la via impiegando solo 4 ore. Altro importante record è quello segnato da Ueli Steck il 13 gennaio 2009 che percorre la via Schmid fino alla spalla dell’Hörnli per poi ricongiungersi alla via normale. Il tutto in 1 ora e 56 minuti. Record che viene battuto il 22 aprile 2015 da Dani Arnold che lungo lo stesso itinerario impiega 1 ora e 46 minuti.

Guida al Cervino

Scalare il Cervino non è cosa per tutti. I molti video in rete raccontano di una salita che potrebbe sembrare facile e priva di difficoltà, anche grazie a scalette e canaponi posti lungo la via. Nella realtà sia la via normale italiana che quella svizzera richiedono ottime doti alpinistiche, conoscenza delle tecniche di progressione in cordata e ottime abilità nel muoversi su terreno di stampo alpinistico. Non sono quindi itinerari da consigliare a tutti. Per chi volesse sperimentare questa salita, ma non si sentisse pronto il consiglio è quello di rivolgersi  alle guide alpine locali che sapranno consigliarvi adeguatamente sul livello di preparazione.

Raggiungere il Cervino non è affatto difficile. Dal versante italiano è sufficiente arrivare al paese di Breuil-Cervinia, in Valtournenche, da cui poi si prosegue a piedi prima per il rifugio Duca degli Abruzzi, per buona parte su strada carrozzabile. Questa porzione di itinerario è accessibile a tutti i camminatori, non presentando nessuna difficoltà di tipo alpinistico. Da qui si prosegue verso la Capanna Carrel, l’itinerario inizia a essere complicato da qualche prima difficoltà di tipo alpinistico. Dal rifugio si prosegue quindi verso la vetta.

Se si intende compiere la salita dal versante svizzero la prima cosa da fare è raggiungere Zermatt, facilmente accessibile anche con i mezzi pubblici a differenza di Breuil-Cervinia dove i collegamenti con la stazione ferroviaria di Châtillon-Saint-Vincent non sono comodissimi. Una volta arrivati a Zermatt si sale a piedi fino a raggiungere il Lago Nero (Schwarzsee), possibilità di salire anche in ovovia. Da qui attraverso il sentiero si raggiunge l’Hörnlihütte. Se fino a questo punto l’itinerario è adatto a tutti gli escursionisti, da qui in avanti iniziano le difficoltà alpinistiche. Una salita lunga e faticosa che può richiedere anche più di 10 ore.

Ricordiamo ancora una volta che si tratta di un itinerario su cui non ci si improvvisa alpinisti, per cui è fondamentale essere coscienti e preparati verso ciò che si sta affrontando. Per ogni dubbio o insicurezza invitiamo a rivolgervi alle guide alpine locali.

Curiosità

Il Cervino è la montagna che ha segnato la vita di Agostino “Gustin” Gazzera, l’operaio alpinista torinese. Classe 1927 Gustin si appassiona alla montagna come via di fuga a quelle estenuanti ore di lavoro in fonderia alla Fiat di Torino. Le cime rappresentano il suo movimento di libertà, due tra tutte: il Monviso e il Cervino. Le raggiunge in bicicletta, unico mezzo di trasporto a sua disposizione in quegli anni duri del dopoguerra, rendendosi protagonista di imprese che oggi affollerebbero le prime pagine dei giornali ma che al tempo passavano inosservate ai più. La sua più grande realizzazione è quella che lo vede partire al termine del turno lavorativo per il Cervino. Lo raggiunge in bici, alle 23.30 del sabato sera. Lasciata la bici prosegue verso l’alto. Deve sbrigarsi, il lunedì mattina ha il turno in fabbrica e non può tardare. Alla fine ci riesce, arriva in cima, scende, riprende la bici e parte per Torino. Si presenta al suo posto di lavoro con soli 20 minuti di ritardo e una romanzina da parte del caporeparto che di certo non ha intaccato l’orgoglio per quanto riuscito a realizzare in quei minimi sprazzi di libertà conquistati.

Il Cervino nella filmografia

  • La grande conquista (Der Berg ruft), 1938, di Luis Trenker
  • Cervino. La montagna perfetta, 2015, di Matteo Di Calisto, Marco Melega
  • Cervino, la Cresta del Leone, 2021, di Alessandro Beltrame
  • Linea continua, di Hervé Barmasse

Il Cervino nei libri

  • Il Monte Cervino, di Guido Rey, 1904
  • La salita del Cervino, di Edward Whymper, CDA&Vivalda, 2004
  • Cervino. Il più nobile scoglio, di Reinhold Messner, Corbaccio, 2015
  • Nel vento e nel ghiaccio, di Paolo Paci, Sperling & kupfer, 2015
  • La battaglia del Cervino: la vera storia della conquista, di Pietro Crivellaro, Laterza, 2016
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