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Artista valdostano pianta una piccozza simbolica davanti a Montecitorio

Un gesto per richiamare l'attenzione del Governo sui Popoli di Montagna

Nel pomeriggio di giovedì 17 dicembre l’artista valdostano Gabriele Maquignaz ha piantato davanti al Parlamento Italiano a Roma una piccozza dal forte potere simbolico. L’ha ribattezzata “Piccozza della Libertà dei Popoli di Montagna” Maquignaz. Un’opera d’arte nata per lanciare un messaggio al Governo, perché ponga attenzione sulle necessità dei Popoli di Montagna.

Una performance provocatoria, organizzata con il supporto del Museo MIIT di Torino, per evidenziare quanto le recenti, indiscriminate chiusure degli impianti sciistici, delle strutture ricettive e dei locali pubblici della montagna rischino di mettere in ginocchio definitivamente un settore trainante dell’economia italiana. 

“Dopo aver superato per la prima volta nella storia le tre dimensioni dell’arte, operando contemporaneamente in questa dimensione terrena e nell’Altra dimensione attraverso l’apertura delle Porte per l’Aldilà, Gabriele Maquignaz, nato e cresciuto alle falde del Monte Cervino, dove vive e lavora, simbolo internazionale della montagna, della spiritualità e della libertà, presenterà a Roma, davanti alle sedi istituzionali del Governo, la sua denuncia appassionata e potente di artista e di uomo, che accomuna tutti gli operatori della montagna italiana in questo difficile periodo di Covid”, recita il comunicato diffuso a monte dell’evento.

“L’ho forgiata per mandare un messaggio forte verso il governo, che pare si sia un po’ dimenticato dei popoli della montagna. La Piccozza è un simbolo della montagna ed è legato a questa chiusura delle località alpine fino al 7 gennaio. La salute è prioritaria, ma bisognava trovare soluzioni di buon senso per permettere di lavorare in sicurezza”, la dichiarazione dell’artista.

La piccozza arriva a Montecitorio

La performance di Maquignaz è stata accolta con ammirazione dai valdostani. In tanti hanno ringraziato l’artista per aver saputo dimostrare ai politici, attraverso un gesto pacifico, un dissenso nei confronti delle attuali disposizioni non solo personale ma di un intero popolo.

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Un commento

  1. Se fissiamo limite tra zone di montagna , da 1500 e oltre , compresi tra 1000 e 1500 e
    tra 700 e 1000, qualcuno si e’preso la briga di vedere quanti abitanti di val d’Aosta sono residenti nelle 3 fasce.
    Per chiamare alla responsabilita’ un governo..suona molto bene “POPOLI DELLA MONTAGNA”,MA POI GLI STESSI MONTANARI AUTODEFINITISI TALI ABITANO IN GRAN PARTE NELLA ZONA PIU ‘COMODA…DOVE NON OCCORRONO PICCOZZE E RAMPONI.,,neppure pneumatici invernali . -Si usano simboli, costumi tradizionali .,LINGUE LOCALI.come strumenti di pressione IDENTITARIA ..lo noto’ Vassalli in” Sangue e suolo” Quanto personale viene reclutato fuori regione e non vota? Quanta liquidita’ c’e nei depositi bancari? quanti lavorano alle dipendenze di mamme provincia o regione a statuto speciale? tutti Maestri sci, , Guide alpine e artigiani o agricoltori eroici o ristoratori e albergatori? QUANTI CONTRIBUTIAGEVOLATI O A FONDO PERDUTO? TUTTI residenti?: Non e’che a investire sono arrivati altri con i capitali da altre zone di pianura?
    C’E POI DA CHIEDERSI SE TUTTI I PICCOLI COMUNI DI MONTAGNA ALTA SOPRA I 1000 ABBIANO ESPERITO TUTTI I TENTATIVI PER AGGREGARSI O PREFERISCANO TENERSI DISTINTI.,..per convenienze politiche o amministrative.
    CONSIDEREREI UN RISTORO AI PROFESSIONISTI DELLA MONTAGNA, UN
    PERCENTUALE 80%SUI MANCATI INTROITI RIFERITI AL 2019, SECONDO DICHIARAZIONI IRPEF FORNITE O FATTURE .
    Se una societa’ gestione impianti presenta bilancio in passivo da anni , fornirei cassa integrazione ai dipendenti.. QUASI PIU’ CONVENIENZA A TENER CHIUSO.MA INVOCHEREBBEO L’EFFETTO INDOTTO..SULLE ALTRE ATTIVITA’…
    SAREBBE SEMPLICE STAMPARE MONETA A JOSA.,,MA SENZA CHE SI SAPPIA.

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