Sicurezza in montagna

Longe e daisy chain, la risposta del CSMT CAI

Come Centro Studi Materiali e Tecniche (CSMT) vorremmo rispondere, senza polemica alcuna e in un clima che speriamo costruttivo, a quanto scritto come commento all’articolo comparso sul portale di Montagna.TV “Sicurezza materiali: longe e daisy chain, si riaccende l’attenzione” (articolo che, peraltro non sapevamo nemmeno che fosse stato pubblicato …!).

L’argomento “longe”, se così vogliamo chiamarlo, è studiato da molti anni in modo indipendente da parte di organismi internazionali e anche da parte di diversi costruttori. La cosa interessante è che tutti gli studi sono giunti alle medesime conclusioni: ciò ha permesso di concludere in modo oggettivo e sulla base di consolidati dati sperimentali che vi è una notevole differenza di comportamento tra materiali dinamici e materiali più rigidi.

Il CSMT ha voluto approcciare il problema non solo dal punto di vista della resistenza “statica” della longe, aspetto sicuramente importante, ma anche da quello delle forze d’arresto che l’utilizzo di una longe costruita in un determinato materiale genera sia sul corpo dell’alpinista che vi è collegato che – ovviamente – alla protezione (o sistema di protezioni) dove questa è vincolata.

Ciò che compare nel pdf allegato all’articolo è solo una parte di tutte le tipologie di materiale provato (sono state eseguite prove non solo con Daisy Chain in Nylon e fettucce e cordini in Kevlar e Dyneema). Il risultato è comunque sempre stato lo stesso: se affidiamo a materiali “rigidi” il compito di assorbire energia, compito per il quale non sono stati progettati, le loro prestazioni in termini di Forza d’Arresto sono pessime. Questo avviene anche per fattori di caduta molto bassi (esempio 0.5) senza arrivare necessariamente a fattori di caduta 1 o superiori.

Il fatto che – giustamente – sui cartellini che accompagnano il materiale vi siano le istruzioni su come usarli correttamente non può impedire a un laboratorio di eseguire dei test specifici per verificare le prestazioni in determinate condizioni. Purtroppo avviene anche che, nonostante le indicazioni, fattori di caduta 0.5, 1 e 2 non siano così impossibili nella pratica in utilizzi poco “attenti” di questo tipo di attrezzatura. Non a caso l’interesse del CSMT sull’argomento è nato da un caso di incidente mortale occorso a uno speleologo caduto su una longe molto corta in Kevlar a fattore di caduta pari a 2, portato a conoscenza dal compianto amico Oskar Piazza.

Potevamo forse essere meno categorici sull’affermazione sottolineata, ma possiamo assicurare che il messaggio che il CSMT vuole trasmettere è che:

  • il compito di assorbire energia va riservato solo a materiali dinamici;
  • se utilizzate come si deve (cioè stare appesi), anche le Daisy Chain (e altre longe realizzate in materiale “rigido”) sono assolutamente adeguate (poiché purtroppo questo non sempre avviene, è, però, da preferire per questo scopo l’uso di materiale dinamico).

Da qui, in pieno accordo con le conclusioni della Guida Alpina Maurizio Gallo, diciamo che sta all’utilizzatore, in base alle conoscenze acquisite, utilizzare il materiale in modo appropriato.

Concludiamo dicendo che l’argomento è talmente dibattuto e importante che anche la Safety Commission dell’UIAA sta scrivendo una norma specifica per la costruzione di questi dispositivi in modo da regolamentarne le prestazioni sia dal punto di vista della resistenza meccanica che delle forze di arresto trasmesse.

Permetteteci, infine, soltanto una puntualizzazione: il CSMT, come “istituzione” è il primo a voler trasmettere conoscenze corrette e non allarmistiche sui materiali e sul loro utilizzo. Siamo convinti che nell’ambito della sicurezza in montagna la ricerca sia sempre aperta e che la divulgazione dello “stato dell’arte” debba essere la più ampia possibile. Detto ciò, ci auguriamo che nel futuro sia possibile una maggiore interazione diretta tra il CSMT e tutti coloro che sono interessati a questi argomenti!

CSMT CAI

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