AlpinismoAlta quota

E ora arriva il K2

Jerzy Natkański (kierownik), Jarosław Botor, Mariusz Grudzień, Piotr Tomala, Paweł Michalski e Marek Chmielarski stanno preparandosi per il K2 che raggiungeranno dopo la metà di giugno.

Una spedizione per conoscere la grande montagna, per prendere confidenza, per attrezzare probabilmente alcuni passaggi o lasciare del materiale in deposito lungo la parete. Una “super prova dal vivo” per capire e abituarsi.

Krzysztof Wielicki è l’alpinista polacco più noto e la sua al K2 in inverno, impresa mai riuscita prima, è l’ultima grande invernale da tentare: una spedizione polacca nel segno dell’orgoglio dell’alpinismo del suo paese.

È famoso soprattutto per aver compiuto la prima ascensione invernale di tre ottomila: l’Everest nel 1980 con Leszek Cichy, il Kangchenjunga nel 1986 con Jerzy Kukuczka e il Lhotse nel 1988 da solo.

Tutti sanno che non sarà una passeggiata la salita che inizierà ufficialmente il 21 dicembre. Aver spedito 6 alpinisti ad “allenarsi” sul terreno, denota con quanta serietà Wielicki stia prendendo la sfida.

In vetta al K2. Spedizione K2 60 years later.
In vetta al K2. Spedizione K2 60 years later.

Karl Kobler, gran maestro svizzero delle spedizioni commerciali, ha già spedito viveri e attrezzatura che sono arrivati a Skardu, in Gilgit Baltistan e si avvia a trasferire i suoi clienti sul Baltoro, al campo base del K2. Saranno una decina e pagheranno 28.500 dollari a testa, più l’ossigeno e il volo internazionale. Pubblicizza il prodotto dicendo che gli alpinisti diventano nervosi quando vedono il K2, che è la Montagna delle montagne, una piramide che stupisce. “Avremo abbastanza tempo per scalare la seconda montagna più alta della terra […] ho già organizzato due spedizioni e la seconda su 24 alpinisti 13 sono arrivati in cima. Le bombole di ossigeno fornite aumentano la possibilità di successo e riducono i danni alla salute […] e ci saranno le guide alpine di supporto.”

A proposito dell’ossigeno e del suo utilizzo in quota, l’Agenzia Kobler si lancia in una corposa e appassionata difesa del suo utilizzo con la motivazione base che se la gente vuol realizzare il suo sogno, lo faccia, ne ha diritto, oltretutto l’ossigeno diminuisce i rischi di congelamento e per la salute.  Anche starsene su montagne più basse per la verità.  Ma siccome per l’alpinismo non ci sono regole, non essendo “per fortuna uno sport”, l’abbiamo sentito ribadire anche ieri sera da autorevolissima fonte, ognuno faccia quel che desidera. L’importante, almeno questo, è che lo dica.

Seven Summit, la super agenzia nepalese, che all’Everest qualche malanno e morto l’ha recentemente collezionato (ma è normale, si dice), arriverà al K2 con 44 persone tra clienti e personale nepalese sherpa, che comunque deve registrarsi come componente della spedizione. Costo per far parte della spedizione 33.500 dollari. Loro l’ossigeno te lo danno incluso fino a 5 bombole.

Al base e lungo la salita sono garantiti confort e supporto, musica, ricetrasmittenti, farmaci, previsioni meteo, telefono satellitare (a tariffa) e stufe, mentre le bevande gassate e alcool sono a parte.

“Zindabad K2” (lunga vita K2).

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3 Commenti

  1. Proibire l’uso delle bombole di ossigeno sarebbe una regola. Ma non per questo l’alpinismo in alta quota diventerebbe uno sport. Agostino Da Polenza scalò il K2 nel 1983: faceva forse sport?

    1. Si, ne ero e sono convinto.Uno sport non ufficiale ma bellissimo e particolare, in un ambiente formidabile. Un attivitá che aveva e ha alcune regole basilari dello sport, come la lealtá sportiva, che proibisce ad esempio l’uso di qualsiasi mezzo che possa favorire la prestazione, come farmaci, emotrasfusioni, ossigeno supplementare.
      Mancano le classifiche? No di certo, basta aprire internet e leggere la classifica dei salitori dei primi 8000, e poi dei 14 e ora delle invernali, sono semplicemente redatte per autocertificazione, e a volte con alcune lacune e omissioni.

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