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Everest – Basta!

KATHMANDU, Nepal – Damian Benegas, dopo 17 anni passati ad organizzare spedizioni commerciali, quest’anno rinuncia a portare clienti sul tetto del mondo. Ha detto: basta!

Oltre all’aria sottile ora anche il business s’è fatto leggero e non vale più la pena: a questi prezzi non è più possibile garantire nemmeno la sicurezza. Russel Brice, il decano dei mountain business man, che rappresenta l’Hilton del campo base dell’Everest, rincara la dose: “è colpa degli sherpa che usano personale sottopagato e totalmente impreparato. Personale che per andare a Colle Sud a 7900m avrebbe bisogno di essere accompagnato da colleghi più esperti” aggiungendo “Abbiamo portato per anni clienti che pagavano 65.000 dollari a testa per spedizioni ben attrezzate, con campi base confortevoli, ottima assistenza lungo la via di salita e con il supporto di sherpa leali e servizievoli, oltre che di guide occidentali. È impossibile ora pensare di chiedere queste cifre quando le agenzie locali fanno spendere meno delle metà, fino a un sesto”.

Certamente troppo cari prima, anche se la giustificazione erano gli eccellenti servizi forniti, ma ai prezzi attuali, che partono da 11000 dollari, gli sherpa che lavorano vengono pagati ancora meno, l’esperienza del personale d’alta quota è poca o pari zero e la sicurezza generale bassissima.

I due portatori d’alta quota morti per asfissia da monossido di carbonio, in tenda sul Makalu, danno il segno dell’estrema impreparazione e inesperienza di queste persone. Spieghiamo: le piccole tende d’alta quota accolgono due o tre persone che ci dormono, producono acqua e cucinano; a causa di ciò il telo della tenda si impregna di umidità e con il freddo non traspira più, come un telo di plastica. Se lasci acceso il fornelletto al minimo dentro la tenda per mantenere il tepore e ti addormenti dentro il sacco a pelo, avendo ben chiuso tutte le cerniere che si sono anch’esse impregnate di umidità e poi di ghiaccio, vuol dire che stai dormendo in una bara zincata con un fornelletto acceso che brucia il pochissimo ossigeno presente. Il risultato è un disastro.

Ora che questa tragedia sia la prima di questo genere, la dice lunga sull’inesperienza o sull’ignoranza delle due vittime. Pace a loro.

Poiché l’industria turistica è cresciuta, gli sherpa, noti per la loro capacità alpinistica, sono diventati indispensabili come guide e portatori, ma nel corso degli ultimi cinque anni, è scoppiato il fenomeno delle agenzie locali: molte ex guide e portatori hanno scosso il mercato dell’alpinismo del Nepal offrendo servizi più economici e spedizioni senza fronzoli. Le principali organizzazioni occidentali in questa stagione hanno ricevuto solo 119 permessi di scalata, un terzo del numero totale di permessi assegnati.

Molti hanno ridimensionato le spese soprattutto quelle voluttuarie, come il WiFi e batterie costose per smartphone e computer portatili dei clienti, ma, secondo alcuni, c’è anche la riduzione dei costi attraverso l’utilizzo di manodopera a basso costo, assoldando giovani da remoti villaggi himalayani che vedono nel lavoro all’ Everest il loro modo per uscire dalla povertà.

Il capo dipartimento del turismo del Nepal, Sudarshan Prasad Dhakal, ha detto che il governo non era a conoscenza di tali problemi, mentre alcuni locali affermano che la polemica è causata dall’invidia  dei “rosiconi” occidentali, che dopo anni di lauti guadagni  ora devono dividerli con i capi locali delle agenzie.

Mingma Sherpa, proprietario della società locale Seven Summit Treks, che utilizza gli abitanti inesperti dei villaggi nelle sue spedizioni sull’Everest assumendo fino a 25 facce nuove ogni stagione, respinge le accuse di scarsa sicurezza sostenendo che i suoi ragazzi, piuttosto che partecipare a corsi di formazione, partono dal basso e meticolosamente imparano dai loro coetanei. Sarà. “Sto offrendo a questi giovani la possibilità di imparare… non vi è alcun problema di sicurezza perché non stanno andando a guidare i clienti, stanno portando carichi”, ha detto Mingma Sherpa.

Ma Dawa Steven Sherpa, amministratore delegato di un’altra agenzia  locale, l’Asian Trekking, tra gli operatori più vecchi in Himalaya, ha riferito di esser sempre più preoccupato: “La combinazione di sherpa non addestrati e di alpinisti inesperti è un cocktail letale, ma per fortuna ci sono le agenzie meglio attrezzate per mobilitarsi in caso di incidenti”.

Ma la solidarietà umana e alpinistica è una prerogativa degli sherpa, e non solo loro, e di certo nessun capo d’agenzia nepalese o occidentale può arrogarsene i meriti.

Per Benegas, che ha fatto molti sforzi per soccorre persone sull’ Everest nel corso degli anni, la situazione è triste: “Questo è il loro paese, la loro montagna, hanno il diritto di fare quello che vogliono, ma abbiamo bisogno di essere onesti circa il prezzo da pagare” ha detto.

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3 Commenti

  1. Al di là della sicurezza, mi sembra che il povero Russel Brice, più che altro si lamenti per non poter più rapinare i propri clienti: come mi dispiace poverino. Dovrebbe spiegare come arrivava alla cifra di 65.000 $ a testa!!!!

    1. quoto in pieno… non credo questo Russel Brice sia così preoccupato della salute dei Paganti, piuttosto credo che sia dispiaciuto adesso che non può più mungere questa vacca

  2. Damian Benegas durante años se llenó los bolsillos a costas del Everest y de los que pagaron 65000 dolares para llegar a su cumbre. Resulta que ahora, como ha aumentado la competencia y existen operadores que pueden llevar a clientes a la cumbre por un costo mucho menor, resulta entonces que ahora ya dejó de ser negocio? Ahora es inseguro? Como se llegó a la cifra inicial de 65000 dolares? Damian Benegas es también uno de los responsables de eso. Desde el mismo momento en que se comercializó el Everest, alla por comienzos de los noventa, las reglas de juego son otras y hay que adaptarse a ellas. Damian Benegas dijo basta? Bien, me parece perfecto.

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