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Trento Film Festival, a Vicenza si omaggia Renato Casarotto

VICENZA – Vicenza ha dedicato a Renato Casarotto una bella serata di alpinismo, cultura e memoria, aprendo per l’occasione lo splendido scrigno d’arte che è il palladiano Teatro Olimpico.

Un segno di amore ancor prima che di riconoscenza per un uomo che fece delle montagne e della propria donna “due amori”. È questo il titolo del monologo che il bravo attore Massimo Nicoli recita facendo scorrere con le parole la vita avventurosa e carica di significati di Renato Casarotto e della sua compagna Goretta.

Agostino Da Polenza con Goretta
Agostino Da Polenza con Goretta

Lui forte e imponente, un ragazzone che impara a salire montagne e pareti con sempre maggiore destrezza e convinzione, spesso in inverno, da solo, con una tecnica di sicurezza che lo impegna a lungo sulle pareti che affronta. “Perché la vita è un dono prezioso”, ci ricorda Nicoli. Il Monte Bianco per l’integrale che passa per il Pilone Centrale, il Diedro Cozzolino al Mangart e poi vie nuove e vie ripetute in stagioni nelle quali: “la montagna è sempre diversa da sé stessa e sempre ti sorprende”. Se ne va negli Stati Uniti per capire la migliore tecnica per salire le fragili cascate di ghiaccio e poi il McKinley, per una via nuova e durissima, e poi giù verso la California nella Yosemite Valley, regno del perfezionismo dell’arrampicata americana.

Sempre insieme a Goretta, donna minuta e vivace, intelligente e innamorata del suo gigante buono e determinato. A lei, che di montagne da ragazza non sapeva nulla, prima dedica la salita del pilastro nord del Fitz Roy e poi, dopo qualche anno, la salita, fatta insieme a lei, al Gasherbrum II. Prima donna italiana su un ottomila.

Goretta era in prima fila ieri sera, sorridente come allora, come una ragazzina innamorata di un sogno che in un giorno di pieno sole, mentre la stagione alpinistica sul K2 volgeva al termine, vedeva interrompersi. Un destino vissuto trent’anni fa con la tragica morte di Renato, inghiottito dal ghiacciaio sotto al K2 mentre rientrava al campo base. Lo recuperammo, lo ricorda Roberto De Martin, presidente del Trento Film Festival, leggendo un brano del diario di Gianni Calcagno, tirandolo fuori dal crepaccio e depositandolo a morire sotto un cielo di stelle. C’ero anch’io con Kurt Diemberger, presente ieri sera, in quella sera che vide un grande alpinista lasciarci.

Agostino Da Polenza con Roberto de Martin, presidente del Trento Film Festival
Agostino Da Polenza con Roberto De Martin, presidente del Trento Film Festival

Roberto Mantovani, prima, e poi Alessandro Gogna, intervistati a fine serata dall’organizzatore Alberto Peruffo, ci hanno detto che Renato fu un alpinista poco considerato, che il suo stile veniva ritento “vecchio”, mentre oggi scopriamo che proprio quello stile era portatore di valori autentici, che il suo rapporto con la montagna e la natura era talmente profondo da rappresentare un valore e un esempio.

Meglio tardi che mai verrebbe voglia di dire. Le imprese di Renato Casarotto non hanno mai lesinato di originalitá creativa, né tantomeno di fatica e sacrificio, vissuti con la serena consapevolezza che proprio queste due componenti, apparentemente negative, erano il sale che dava sapore alle sue imprese. Bella serata, giova ripeterlo, voluta anche come anticipazione dell’apertura del Film Festival di Trento, un omaggio in più che la presenza del presidente del CAI Martini ha esteso a tutti i soci del Club Alpino Italiano.

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