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Artic2Atacama: ora è tempo del fuoco

[:it]CILE – Procede nei migliori dei modi l’impresa di Stefano Gregoretti (per un approfondimento, leggere qui): terminata la prima parte della spedizione in Artico, oggi alle ore 12 italiane inizierà la tappa nel deserto di Atacama, in Cile.

La spedizione in Artico si è svolta senza troppi intoppi, considerando l’ambiente in cui si trovavano, nonostante l’andatura rallentata a causa della neve fresca ed una tempesta a Summit Lake, che ha sorpreso i tre ultrarunner con venti sopra i 100 km/h e temperature a oltre -60 C a causa del windchill.

Vi riportiamo una bella riflessione scritta da Stefano Gregoretti sul suo sito web ed alcune foto da lui postate sulla sua pagina Facebook.

 

“Dove c’è il pericolo là c’è la salvezza

Almeno così dice un aforisma tante volte ripreso dal buon Aldo Rock in radio. Ma se nel pericolo ci si trova poi veramente, nel posto esatto dove si vorrebbe essere, dopo aver lavorato ed essersi preparati per un anno intero, allora e solo allora capisci quanto siano vere quelle parole!

Durante la tempesta di neve (blizard), con venti a 100 km/h, con la rotta persa ed in balia dell’Artico, il pensiero che fosse il mio ultimo giorno mi è venuto in mente più di una volta, anche se non ho mai perso la lucidità e la voglia di guidare il mio destino e soprattutto arrivare ad un posto sicuro.

A detta dei locali non accadeva una tempesta del genere almeno da un decennio. Ci hanno creduto pazzi sapendo che eravamo là fuori nell’occhio del diavolo, con windchill a -60°C ed oltre. Percezioni stravolte, perdita di ogni riferimento; non sai se stai in piedi, da che parte sei girato, se stai ancora respirando, se sei sdraiato o in piedi.

Mentre a testa bassa rompevo il vento, con la maschera congelata e navigando in pieno whiteout, il pensiero non è mai stato “oggi ci lascio le penne”, piuttosto “cazzo che roba! Senti la natura come spinge, come vuole urlarci contro, ed io sono qui ad assistere a questo spettacolo. Sei un privilegiato Stefano”.

Ho pensato ad un mio carissimo amico che sta facendo delle cure pesanti per poter guarire, blindato in una camera di ospedale al caldo, sicuramente troppo caldo, come succede spesso negli ospedali; ho pensato che avrebbe dato una gamba per essere lì dove ero io. E mi sono sentito così maledettamente fortunato, così in pace in mezzo a quella furia meritevole di rispetto assoluto, che è stato uno dei giorni più belli della mia vita.

Il destino non si cambia, puoi però cambiare la prospettiva con cui guardarlo. Ecco quello che vorrei dire, se potete capirmi, è che spesso la giusta prospettiva porta di conseguenza la scelta migliore da fare. Che dite troppo fumoso…? Forse ho preso troppo freddo. Ah Ah!

And now… Atacama Desert!!!”

Photo courtesy Stefano Gregoretti Facebook page
Photo courtesy Stefano Gregoretti Facebook page

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Un commento

  1. No Stefano,
    niente di fumoso in quello che scrivi.
    “Le cose grandi sono nella tempesta”, affermava M. Heidegger l’ultimo grande filosofo del secolo passato.
    Quando nel mezzo del lago Baikal ho camminato ad occhi chiusi nella tempesta di vento e nella nebbia, non mi sono chiesto li dentro cosa ci fosse di così grande, perché sembrava di essere immersi nel profondo di un lungo sogno. Avvolto nel nulla, ho provato una vera sensazione oceanica. Quello che mi importava era di trovarmi esattamente lì, perché era l’esperienza che volevo vivere. Nessuno me lo aveva chiesto. Il come riuscissi ad andare avanti rimaneva un mistero anche in quel momento.
    Tutto questo è una follia, un’artistica follia per rincorrere un proprio sogno personale. Un sognatore che va oltre la soglia della quotidianità. Eccola, l’imprevedibile incertezza di un atto audace e visionario. Il respiro dell’immaginario lascia il posto alla deriva del pensiero.
    Buon sogno Stefano, si sente fino a qui…
    Dario

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