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Agricoltura di montagna, manifestazione a Brescia: la situazione è drammatica

BRESCIA — “Difendiamo l’agricoltura e l’agroalimentare”. Erano oltre cinquemila gli agricoltori di montagna che nei giorni scorsi hanno manifestato in piazza a Brescia, per denunciare le difficoltà di chi produce e lavora in quota e chiedere misure più adeguate che non mettano in ginocchio questi territori.

La mobilitazione organizzata dalle federazioni lombarde di Confagricoltura e CIA ha visto la partecipazione di imprenditori agricoli provenienti da tutto il territorio lombardo e l’intervento di numerose delegazioni in rappresentanza delle Regioni limitrofe per protestare contro una burocrazia “asfissiante” e fiscalità “oppressiva” che mette in ginocchio il settore.

Secondo i dati di Confagricoltura nell’ultimo trimestre 2014 il comparto un peggioramento in tutti i settori, e in prodotti importanti per la filiera valtellinese come il latte, prezzi in continuo ribasso, con prodotti venduti sottocosto.

“La situazione rischia di diventare drammatica, soprattutto nelle zone montane – ha detto il Presidente di Confagricoltura Lombardia, Matteo Lasagna -. Nell’anno dell’Expo dovremmo presentarci come un’eccellenza, ed invece il nostro settore agroalimentare è in ginocchio. Una maggior tutela non è fondamentale solo per un fatto di redditività ma anche sul piano della salvaguardia del territorio. Il settore agricolo, fortemente radicato nel territorio e che non può certo permettersi di delocalizzare come avviene per altri settori della nostra economia. Sconta in questo momento una serie di problemi e di difficoltà che ne mortificano la capacità produttiva: un regime fiscale opprimente con vicende paradossali come quella dell’IMU sui terreni agricoli, il ritardo e le contraddizioni nell’attuazione della nuova Politica Agricola Comunitaria e nell’avvio dei nuovi Programmi di Sviluppo Rurale, unico strumento a sostegno dell’innovazione nelle aziende a fronte delle sempre maggiori difficoltà nel rapporto con il sistema creditizio. E ancora un’applicazione della Direttiva Nitrati che penalizza le aziende zootecniche, un Piano nazionale dei Fitosanitari che crea gravi problemi nella gestione agronomica di molte coltivazioni ed una burocrazia soffocante, nonché le dinamiche negative dei mercati di alcune delle nostre produzioni più rilevanti, quali il latte e le carni suine”.

“L’imu sui terreni è una bestialità – ha detto il presidente nazionale Mario Guidi – perché agli agricoltori, per produrre, servono i terreni, serve una quantità di patrimonio di cui gli altri settori non hanno bisogno. Dobbiamo poi – ha proseguito Guidi – entrare in una logica di filiere che siano più trasparenti e vorremmo interloquire con i ministeri in modo diverso rispetto a quanto fatto sinora. Dobbiamo smettere di pensare che il nostro vicino è il nostro nemico. Uniti avremo una grande forza. Siamo noi che diamo da mangiare al resto del mondo e tuteliamo il territorio, dobbiamo essere noi a riprenderci il nostro futuro e non lasciar più parlare di agricoltura chi non se ne occupa”.

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