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Soccorso Alpino e "furbetti del permessino": Cai e Cnsas tuonano contro stampa e tv

TORINO — E’ polemica dura tra il Soccorso Alpino e la stampa italiana, dopo che in un articolo del quotidiano La Stampa e nella trasmissione tv Che tempo che fa, alcuni giornalisti avrebbero accostato i volontari del soccorso ai vigili urbani coinvolti nella polemica di Capodanno e ai dipendenti pubblici che godono di permessi retribuiti impropriamente utilizzati. Il Presidente del Cnsas Piergiorgio Baldracco ha dichiarato in una lettera: “Siamo restati attoniti e delusi di fronte ad un attacco indiscriminato al Soccorso Alpino e Speleologico, che fa da sempre della professionalità, del rigore e della correttezza la sua carta d’identità”.

A questa voce oggi si è aggiunta quella del presidente del Cai Umberto Martini, che ha dichiarato: “a nome degli oltre 7000 Volontari del CNSAS e e degli oltre 300.000 Soci del Cai voglio far sentire forte e chiaro il nostro NO a questo accostamento improprio che offende la dignità di chi rischia ogni giorno la vita per prestare soccorso sia ai frequentatori sia alle popolazioni di montagna”.

La polemica è nata dopo l’articolo uscito il 4 gennaio su La Stampa, al quale Baldracco ha voluto rispondere per iscritto inviando alla redazione del quotidiano la lettera sopracitata.

“Con l’articolo del 4 gennaio u.s., a firma P. Baroni, si è lasciato intendere che il Volontario del Cnsas è colui il quale è portato a “lavorare il meno possibile e allo stesso è permesso di restare a casa e intascare regolarmente lo stipendio”. Vogliamo rigettare con forza quanto scritto, nella determinata volontà di recuperare la verità e l’oggettività nella cronaca e di tutelare l’immagine del Cnsas, diffamato dall’articolo, demagogico e destrutturato di riferimenti al reale” ha scritto Baldracco, che in seguito precisa come i volontari del Cnsas, in base a specifiche prescrizioni di legge, abbiano diritto di assentarsi dal lavoro se chiamati per interventi o esercitazioni e il giorno successivo solo se l’intervento si protrae per più di otto ore.

“L’articolo è stato ulteriormente pesante poiché non ha considerato che nel Cnsas, proprio a fronte dei migliaia di interventi effettuati solo nell’ultimo quinquennio (n. 31.527 missioni di soccorso per n. 33.343 soggetti soccorsi), vi sono stati Volontari che per la passione e l’impegno profuso con estremo senso del dovere, hanno perso la vita”.

Alla lettera Baroni, autore dell’articolo, risponde che non c’era “nessuna intenzione ovviamente di sferrare un attacco indiscriminato al Cnsas, né ai volontari della protezione civile o a i donatori di sangue. (…) Ragionavo, l’ho specificato sempre nella premessa, “per assurdo”. E quindi ho semplicemente elencato, peraltro senza lacuna chiosa, le tante possibilità di beneficiare di permessi retribuiti ed tra questi ho indicato anche quelli riservati ai vostri associati. Senza alcuna intenzione di gettare discredito sulla vostra attività, ci mancherebbe”.

Nei giorni scorsi è sceso in campo anche il Cai, che ha voluto chiamare in causa le dichiarazioni del giornalista Massimo Gramellini che nel corso della puntata di ‘Che Tempo Che Fa’ del 10 gennaio aveva fatto un accostamento simile.

“Per avere diritto ai benefici di legge l’attività svolta (esercitazione regionale o intervento) deve essere certificata dal Sindaco del comune dove essa avviene – spiega Martini -. Inoltre il CNSAS è in convenzione con il sistema 118, che ingaggia l’intervento del soccorso alpino e speleologico. Tutta l’attività è dunque tracciabile”.

Il Cai spiega con un comunicato come una grande quantità di Volontari Cnsas vivendo in zone di montagna, sono piccoli artigiani o liberi professionisti. Come lavoratori autonomi, per gli interventi e per le sole esercitazioni di carattere regionale si percepisce un’indennità a compensazione della perdita della giornata di lavoro, mentre i dipendenti conservano il diritto allo stipendio e al posto di lavoro. L’addestramento dei Volontari del soccorso alpino è costante, e per tutte le attività esercitative di carattere locale non si ha diritto a permessi nè a indennità. Le stesse infatti di norma vengono effettuate in giornate non lavorative. Quando ciò non è possibile, i Volontari si prendono giornate di ferie.

“Sono convinto – conclude Martini – che quelle di Gramellini e Baroni siano state sviste in buona fede che possono accadere. Entrambi sono giornalisti seri, come serie sono le testate per cui lavorano. Spero che questa mia serva a riportare le cose nel loro giusto ambito. A Gramellini, e alla trasmissione ‘Che Tempo Che Fa’, chiedo di rettificare l’erroneo inserimento dei benefici ai Volontari del CNSAS, che è una sezione nazionale del CAI, nella lista degli strumenti che consentirebbero possibili abusi da parte di uomini e donne che, lo ribadisco ogni giorno, a qualsiasi ora del giorno e della notte abbandonano ciò che stanno facendo e partono per prestare soccorso. Non farlo sarebbe svilire un pezzo di quell’Italia migliore a cui tutti guardiamo.”

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