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In cima all’Aconcagua: conquistare l’inutile per sentirti così bene

MENDOZA, Argentina — “Quindi? Quindi il 4 gennaio mattima…Cima!”. Questa l’ultima parte del racconto del nostro lettore impegnato negli scorsi giorni nella scalata dell’Aconcagua. M. è andato in vetta ai 6960 metri della montagna più alta del Sud America il 4 gennaio: una grande soddisfazione, come spiega lui stesso, e poi immediata la voglia di tornare a casa dopo giorni in tenda al campo base.

“Che figata! Ma ve lo immaginate? Niente più su e giù per i campi alti carico come un somaro, notti al freddo in tenda senza cena e colazione, notti in tenda insonni per il vento che sbatte via tutto, niente più muretti di pietre da tirar su giorno e notte… solo un po’ di sano e piacevole relax… Ma non potevano dirmelo il primo giorno? Andavo su. Punto, finito, tante palle per una cimetta a quasi 7000 metri. Ma si fa? Vabè, però la sera della cima al campo base la soddisfazione è proprio soddisfazione! I”nipoti” di Inka che ti fanno i complimenti, e ti promuovono a El Cumbrista! (Cumbre in spagnolo Cima) gli alpinisti delle altre spedizioni in attesa di provare a loro volta che ti chiedono e che cercano info e consigli, gli invidiosi che cercano di trovare il punto debole nella tua performance, e gli amici che ti scrivono per sapere:”Quindi? E’ andata?”

E tu che finalmente ti puoi rilassare e godere tutto il culo cosmico che ti sei fatto per salire fin lassù a “conquistare l’ inutile” per sentirti così bene.

Che dire della cima. Ne avrei di cose da raccontare… la partenza alle 5 al campo 2 a 5900 metri con il solito vento che raffredda il solito freddo, la luna piena piena che ti accompagna per le prime ore, il casino di gente che sale che trovi quando incroci la via normale, il sole che non arriva mai, il freddo che diventa gelo quando stai 40 minuti fermo a 6400 metri a picchiarti a mani nude con un rampone che non ne vuol sapere di fissarsi, e i 300 metri di dislivello finali che sembrano diventare 3000 metri… Non arrivi mai e sei sempre fermo a cercare l’ossigeno che non c’è oltre a congelarti sempre più.

E poi finalmente Cima! 15 minuti da solo lassù fra pensieri, foto e grandi emozioni prima che tutti quelli che hai incrociato sulla via normale arrivino anche loro a decine a gustarsi la propria conquista. Mi rimane un po’ di amaro in bocca per non essere salito per la diretta dei polacchi. Già… me la sono ammirata e l’ho desiderata così tanto. Ma la Cima è Cima lo stesso e va benissimo così.

E appena finisce il giochino la prima cosa che arriva spontanea è: Voglia di Casa! Tornare il prima possibile a casetta e rivedere amici e parenti. Oggi preparo tutti i bagagli e domani scendo in giornata i 36 km di trekking che ho fatto all’andata in 3 giorni. Con l’acclimatamento di quassù sarà una passeggiata. Poi Santiago del Cile e poi si vola a casa. Voglia di civiltà. Voglia di una stanza d’albergo con bagno. E appena rientrati… non c’è neanche il tempo di rilassarsi che si inizia a programmare la prossima.

Spedizione finita quindi. Gran bella esperienza oltre quel che immaginavo. Vai a cercare la solitudine ai confini del mondo e ritrovi una famiglia di gente improbabile in un campo base sperduto che ti da tanto veramente. C’est la vie!

 

M.

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