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Troppi orsi in Trentino? La gente non sa di cosa parla. Intervista a Mauro Belardi del Wwf

Orsa con cuccioli (photo courtesy twitter Lavonlus)
Orsa con cuccioli (photo courtesy twitter Lavonlus)

MILANO — E’ passato quasi un mese dall’aggressione da parte dell’orsa Daniza ai danni di un fungaiolo nei boschi di Pinzolo, in Trentino. La cattura, ordinata dalle autorità, non è ancora avvenuta e la polemica sul caso è tutt’altro che sopita.Sulla stampa e non solo infiamma ancora la discussione: gli orsi sono un pericolo per i turisti? Sono troppi per il territorio, come ha dichiarato di recente lo stesso Reinhold Messner? E’ stato un errore reintrodurli? Abbiamo fatto queste domande a Mauro Belardi del Wwf Programma Europeo Alpi, che ha colto l’occasione per mettere in chiaro, con molta franchezza, alcune questioni e competenze.

E’ recentissima la polemica sulla cattura dell’orsa Daniza che a Ferragosto ha aggredito un fungaiolo. A che punto è la situazione?
C’è una ordinanza della provincia di Trento per la cattura. Al momento però i tentativi fatti per catturarla non sono andati a buon fine. Oppure c’è attendismo, ma per questo non dovete chiedere a me. Contemporaneamente sono fioccate le richieste di cattura o abbattimento per altri orsi alpini da parte di associazioni di categoria e personaggi vari che hanno palesemente deciso di approfittarsi della situazione per guadagnare visibilità e consenso. E’ ciò che in questo momento mi preoccupa maggiormente.

L’Italia si è divisa sulla questione. Chi la ritiene pericolosa, chi la difende. Chi ha ragione?
Non penso che l’Italia sia davvero divisa, non ho mai creduto che la stampa sia un buon indicatore di sondaggi.
Io comunque (e ogni persona che ha parlato a nome WWF in passato) ho da sempre sostenuto che l’orso è potenzialmente un animale pericoloso, ma che non lo è nei fatti e nelle statistiche. Episodi come quello accaduto (sebbene non chiarissimo), sono molto rari ma possibili. Daniza ovviamente ha agito da madre e da orso, non si tratta di difenderla o accusarla. E’ anche vero che un attacco a un uomo è un fatto grave mai accaduto finora sulle Alpi e che è normale che faccia parlare. Nel frattempo quest’estate sulle Alpi ci sono stati incidenti e anche vittime di persone aggredite da vacche non custodite. Indipendentemente dalle diverse sensibilità c’è una certa parte, molto aggressiva, del mondo montano che vorrebbe gli animali selvatici sotto controllo e dentro recinti, mentre quelli domestici senza sorveglianza e liberi di vagare. E’ questo modello folle e paradossale di montagna che tutte le persone di buona volontà dovrebbero oggi combattere con forza.

Come mai ne è stata decisa la cattura, e quali conseguenze ci saranno su di lei e sui piccoli?
La cattura è stata presa in seguito a un atteggiamento aggressivo e in base al protocollo Pacobace. In base al racconto fatto dall’interessato non vi è stato inseguimento o provocazione da parte sua verso l’orso. Non sappiamo se sia vero, ma è l’unico documento formale che abbiamo.
I piccoli hanno poco più di 8 mesi e le probabilità di sopravvivenza senza madre non sono nulle, ma basse.

Quali sono i metodi usati per la cattura?
In questo caso penso stiano cercando di attirare l’orso con delle esche per poi usare una “trappola a tubo”, L’orso viene immobilizzato, narcotizzato e trasferito. Niente di molto diverso da quanto accade gli si mette un radiocollare. E’ importante sapere che, per quanto esperti siano gli operatori, l’operazione ha un incerto grado di rischio sia per l’orso che per l’uomo. Basso ma non nullo. Pochi anni fa un orso morì in Trentino durante una cattura, a causa di un errore umano.

La stampa parla di una cinquantina di orsi in Trentino. E’ un numero corretto?
Sì circa, stando al Rapporto Orso 2013, basato su analisi genetiche e sui nuovi nati.

In una recente intervista Messner sostiene che siano troppi. Cosa ne pensa lei?
Penso che ognuno dovrebbe parlare di cose di cui è competente. Prima di tutto non sono troppi per il Trentino, ma rientrano ampiamente nei numeri previsti dalle aspettative, ma soprattutto il Trentino non è un’unità biogeografica e non è recintato. Gli orsi si spostano per colonizzare nuovi territori, i maschi velocemente e le femmine come molta più lentezza, come è ben noto. Il futuro dell’orso non potrà essere solo il Trentino, questo è evidente. E si sta lavorando in questo senso.
I problemi di convivenza, come è chiarissimo, non sono dati dal numero degli orsi, ma da alcuni orsi, pochissimi. La maggior parte sono come fantasmi. Lo stesso vale per gli uomini: a sbraitare sul tema sono pochi e spesso poco rappresentativi. Ma quei pochi orsi e uomini “problematici” vanno sui giornali, al contrario della maggioranza silenziosa.
Infine, al di là delle parole dette a metà, tenere sotto controllo il numero di orsi vorrebbe dire selezionarli, cioè abbatterne alcuni. Ricordo a Messner che nei paesi dove l’orso è soggetto a prelievo venatorio gli incidenti con l’uomo sono molto più frequenti, perché gli orsi sono alimentati e percepiscono l’uomo come fonte di cibo. Fino ad arrivare al caso di orsi feriti dall’uomo in modo non letale, come talvolta accade, che sono sul serio molto molto pericolosi. Perciò chi propone queste cose dovrebbe prima pensarci due volte o prendersi le responsabilità anche morali di quel che dice.

Molti però, pur amando gli orsi, sono convinti che se l’orso se n’è andato dalle Alpi è perchè in realtà non c’è più un ambiente adatto a lui. Soprattutto dal punto di vista sociale (questo ne è il tipico esempio. Orso difende i cuccioli, comportamento del tutto naturale, ma viene “punito” dall’uomo). Come risolvere questo conflitto, affinchè a farne le spese non siano gli orsi?
Questa convinzione è priva di senso. L’orso non se n’è andato, l’orso in passato era stato massacrato a fucilate, il suo ambiente (le foreste) era stato ridotto quasi a zero per lasciare posto ai pascoli e il cibo naturale era diventato poco. L’ambiente sulle Alpi è oggi molto più idoneo all’orso di un secolo fa: meno persone in montagna, molta più foresta, molti più ungulati e sottobosco ricco di cibo vegetale… Certo, alcuni elementi remano contro, come il traffico stradale. Altri sono sia positivi sia negativi, come il turismo. Il turismo beneficia chiaramente dell’orso, ma più turisti vuol dire anche più persone nei boschi.
Le strategia per contrastare i danni sono chiare da tempo ed efficaci (rimborsi, cani, recinti) sebbene non risolutive al 100%. Per episodi come quello recente vi sono invece poche strategie, se non molta informazione corretta e non urlata. Sicuramente ambientalisti e autorità dovrebbero sedersi a un tavolo e fare proposte anche nuove e coraggiose, ma per farlo dovrebbero tacere i provocatori da entrambi i lati. E invece l’orso è da sempre un soggetto molto comodo da strumentalizzare. Quando leggo alcune frasi dette da alcuni personaggi, la mia volontà di dialogare viene messa a dura prova.
Come proseguirà il progetto di reintroduzione? secondo lei si può migliorare?
Questo un punto importante su cui chiedo ai Media di contribuire a fare chiarezza una volta per tutte. Chi dice che bisogna chiudere il progetto Life Ursus di reintroduzione lo fa per farsi propaganda. Quel progetto è terminato nel 2002 e non vi è alcun progetto di reintroduzione in atto. Ormai solo due orsi su cinquanta sono ancora quelli reintrodotti, gli altri sono nati qui e siamo ormai alla terza generazione. Come gli Stambecchi o i Gipeti. E un po’ come tutto quello che si muove sulle Alpi, perché durante l’Eden che molti rimpiangono (cioè la montagna abitata del secolo scorso), gli uomini avevano estinto tutti gli animali più grandi di un metro, per poi ridurre l’ambiente a una tale povertà e improduttività che hanno dovuto andarsene loro stessi. Le reintroduzioni si sono rese necessarie per questo, non per uno sfizio degli ambientalisti.
L’orso fa parte della fauna italiana e pertanto è “patrimonio indisponibile dello Stato”. Si può e si deve discutere apertamente di tante cose, ma nessuno può permettersi di urlare come al mercato quale specie desidera e quale invece gli dà fastidio e deve essere eliminata. L’orso è anche una priorità europea, la stessa Unione Europea che sostiene con sussidi economici (enormemente più soldi di quelli investiti per la biodiversità) l’agricoltura e l’allevamento.

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